Gli italiani mollano la sedentarietà, ma non i vizi
- 18/12/2024
- Popolazione
L’Italia si conferma un Paese che cerca di migliorare i propri stili di vita, ma restano evidenti le sfide legate a comportamenti che mettono a rischio la salute. Secondo il recente report Istat su fumo, alcol, eccesso di peso e sedentarietà, il quadro è complesso: nel 2023 si registra una lieve diminuzione della sedentarietà, mentre altri indicatori, come l’eccesso di peso, il consumo di alcol e l’abitudine al fumo, restano stabili o presentano dinamiche peculiari.
Meno sedentari, ma un terzo degli italiani ancora inerti
Un segnale positivo arriva dalla riduzione della sedentarietà, scesa nel 2023 al 35% rispetto al 37,2% del 2022. Tuttavia, oltre un terzo della popolazione con più di tre anni di età continua a dichiarare di non praticare sport o attività fisica nel tempo libero. Le donne restano più sedentarie degli uomini (38,8% contro 31%), ma il divario di genere si è ridotto nel corso degli anni. Gli anziani ultra-settantaquattrenni rappresentano il gruppo più sedentario, con oltre il 65% che dichiara di non svolgere attività fisica, mentre tra i bambini di 6-10 anni si registra la riduzione più marcata (-4 punti percentuali rispetto al 2022).
L’Italia, tuttavia, resta sotto la media europea per quanto riguarda la pratica di attività fisica secondo i livelli raccomandati dall’OMS, un dato che rappresenta una sfida cruciale per migliorare la salute generale della popolazione.
Eccesso di peso, fumo e alcol sotto la lente
Nonostante l’impegno in alcune aree, il dato sull’eccesso di peso rimane stabile al 46,3% tra gli adulti, con un lieve aumento dell’obesità (dal 12,2% al 13% tra gli uomini). Tra i bambini e i ragazzi di 3-17 anni, il 26,7% si trova in una condizione di sovrappeso o obesità, con punte che sfiorano il 33% tra i più piccoli.
Le differenze geografiche sono marcate: nel Mezzogiorno quasi una persona su due è in eccesso di peso (50%), con prevalenze più elevate in Puglia, Campania e Basilicata, mentre al Nord le percentuali scendono sotto il 40%. Il titolo di studio rappresenta un ulteriore fattore discriminante: sei persone su dieci con licenza media o titolo inferiore sono in eccesso di peso, contro poco più di tre su dieci tra chi possiede una laurea.
La quota di fumatori nel 2023 si attesta al 18,7%, in lieve calo rispetto al 2022 (19%). Gli uomini fumano più delle donne (22,3% contro 15,2%), ma il divario di genere si è ridotto rispetto al passato. I giovani tra i 25 e i 34 anni rappresentano la fascia con la percentuale più alta di fumatori (26,9%), seguiti da una graduale diminuzione nelle età successive. In dieci anni, la percentuale di forti fumatori (più di 20 sigarette al giorno) è scesa dal 4,8% al 3,5%, un dato che segnala una maggiore consapevolezza dei rischi associati al tabagismo. Tuttavia, il fumo resta una delle principali cause prevenibili di patologie croniche, e il suo contrasto è una priorità della salute pubblica.
Il consumo di alcol a rischio riguarda il 15% della popolazione di 11 anni e più, pari a oltre 8 milioni di persone. Il binge drinking, in particolare, interessa il 7,8% degli italiani, con prevalenze più elevate tra gli uomini (10,8% contro 3,1% delle donne). Adolescenti e anziani emergono come le categorie più vulnerabili: il 15,7% degli 11-17enni e il 18,1% degli ultra-64enni presentano almeno un comportamento a rischio.
L’Italia si distingue per una maggiore prevalenza di consumo non moderato nel Nord, dove il 18,9% della popolazione dichiara di superare le soglie raccomandate. Tra gli anziani, il consumo abituale eccedentario è spesso legato a tradizioni culturali, mentre tra i giovani l’abitudine al binge drinking rappresenta una criticità crescente.
Fumo, alcol, eccesso di peso e sedentarietà non sono solo questioni individuali, ma si intrecciano con fattori socioeconomici e culturali. Il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 sottolinea l’importanza di affrontare questi problemi attraverso azioni coordinate che coinvolgano educazione, sensibilizzazione e interventi strutturali per promuovere uno stile di vita sano.
Gli stili di vita dannosi contribuiscono al 60% del carico di malattie croniche non trasmissibili, come patologie cardiovascolari, tumori e diabete. In questo contesto, l’Italia deve affrontare il paradosso di essere tra i Paesi europei con i livelli più bassi di obesità e fumo, ma con una scarsa adesione alle raccomandazioni sull’attività fisica.