Con 1,2 figli per donna la fecondità è vicina al minimo storico
- 29/03/2024
- Popolazione
L’anno 2023 ha visto l’Italia affrontare un vero e proprio test di resistenza demografica, con risultati che spingono a una riflessione rapida e una risposta decisa. Secondo i dati provvisori dell’Istituto Nazionale di Statistica, la popolazione italiana al 1° gennaio 2024 si attesta a 58 milioni e 990 mila individui, registrando un leggero ribasso di 7 mila unità rispetto all’anno precedente, rappresentando lo 0,1% in meno per mille abitanti.
Sebbene la diminuzione sia modesta, è una netta frenata rispetto agli anni precedenti, confermando una tendenza emersa già nel 2022, quando si registrò una diminuzione di 33 mila unità. Questa riduzione si scontra con il declino demografico che ha caratterizzato il Paese dal 2014 al 2021, con una media annua di -2,8 per mille.
Esaminando le variazioni regionali, emerge un quadro variegato: il Mezzogiorno affronta una flessione consistente del -4,1 per mille, mentre al Nord si osserva un aumento del 2,7 per mille e nel Centro la popolazione si mantiene stabile con una variazione dello 0,1 per mille.
A livello regionale, si notano crescita sorprendenti, come in Trentino-Alto Adige, Lombardia ed Emilia-Romagna, mentre altre, come la Basilicata e la Sardegna, subiscono una perdita di abitanti.
Il mosaico demografico italiano
Nel frastagliato mosaico demografico italiano, i trasferimenti di residenza tra Comuni hanno animato un milione e 444 mila cittadini, sebbene in diminuzione rispetto all’anno precedente (-1,8%). Ma non è solo questo il dato che cattura l’attenzione: la popolazione residente di cittadinanza straniera al 1° gennaio 2024 ha raggiunto la cifra di 5 milioni e 308 mila unità, registrando un incremento di 166 mila individui (+3,2%) rispetto all’anno precedente. Questo aumento, che rappresenta il 9% della popolazione totale, riflette una tendenza chiara e inarrestabile.
Guardando più da vicino, il 58,6% degli stranieri, pari a 3 milioni e 109 mila unità, ha scelto di stabilirsi nel Nord, rappresentando un’incidenza significativa dell’11,3%. Il Centro non è da meno, con un milione e 301 mila individui (24,5% del totale), contribuendo all’11,1% dell’incidenza complessiva. Mentre nel Mezzogiorno, la presenza di residenti stranieri è più contenuta, contando 897 mila unità (16,9%), con un’incidenza modesta appena del 4,5%.
Ma non è solo la comunità straniera a plasmare il volto mutevole dell’Italia: c’è anche la riduzione costante della popolazione di cittadinanza italiana, scesa a 53 milioni e 682 mila unità, con una variazione significativa del -3,2 per mille rispetto all’anno precedente. È particolarmente evidente come questa riduzione si concentri nel Mezzogiorno, dove si contano ben 126 mila italiani residenti in meno (-6,6 per mille). Nel frattempo, il numero di cittadini stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana si avvicina alle 200 mila unità nel 2023, confermando una tendenza in linea con l’anno precedente, anche se in leggero calo.
Crollo delle nascite
Ma il dato più preoccupante è il crollo delle nascite, che nel 2023 hanno toccato un altro record negativo, con soli 379 mila bambini nati, confermando un trend in atto dal 2013, con un tasso di natalità pari al 6,4 per mille, rispetto al 6,7 per mille del 2022. Una diminuzione di 14 mila unità (-3,6%) rispetto all’anno precedente, che porta il totale del calo a 197 mila unità dal 2008, l’ultimo anno di aumento delle nascite, rappresentando un’impressionante riduzione del 34,2%. Questo declino coinvolge indiscriminatamente sia i nati di cittadinanza italiana che straniera. Nel 2023, il 13,3% dei neonati sono stranieri, con una diminuzione di 3 mila unità rispetto al 2022.
Ma cosa sta alimentando questa contrazione demografica? Una contrazione della fecondità e un calo della popolazione femminile in età riproduttiva (15-49 anni) sembrano essere i principali colpevoli. La popolazione femminile è scesa a 11,5 milioni al 1° gennaio 2024, rispetto ai 13,4 milioni del 2014 e ai 13,8 milioni del 2004.
Il numero medio di figli per donna è sceso a un nuovo minimo storico di 1,20 nel 2023, avvicinandosi pericolosamente al minimo di 1,19 figli registrato nel lontano 1995. Questo declino è diffuso su tutto il territorio nazionale: nel Nord, il numero è sceso da 1,26 figli per donna nel 2022 a 1,21 nel 2023, nel Centro da 1,15 a 1,12. Il Mezzogiorno, con un tasso di fecondità totale pari a 1,24, registra una flessione inferiore rispetto all’1,26 del 2022.
Ma non tutto è perduto. Nonostante le sfide, c’è una nuova spinta alla posticipazione delle nascite, con un’età media al parto che si porta a 32,5 anni nel 2023, un aumento di 0,1 rispetto al 2022. Questa tendenza, in aumento in tutte le regioni, segna un cambiamento significativo. Dopo un periodo di stabilizzazione, sembra che la discesa della fecondità stia riprendendo vigore ovunque.
Nord e Mezzogiorno, dopo aver condiviso lo stesso livello di fecondità nel 2022, stanno prendendo direzioni diverse. Il Mezzogiorno, dopo vent’anni, sta tornando ad avere una fecondità superiore a quella del Centro-nord, una svolta che potrebbe segnare un nuovo capitolo nella storia demografica italiana.
E mentre il tasso di nuzialità continua a scendere, con 183 mila matrimoni celebrati nel 2023 (-6 mila rispetto al 2022), c’è una piccola luce di speranza: la continua contrazione non è uniforme in tutto il Paese. Il Mezzogiorno, nonostante il tasso più alto, è anche l’area in cui la contrazione risulta più evidente rispetto al 2022.
Questi dati, incisivi e dinamici, delineano uno scenario demografico in evoluzione, in cui le diverse dinamiche tra Centro, Nord e Mezzogiorno si intrecciano, plasmando il volto e il destino dell’Italia di domani.
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