Foto rubate e condivise su Telegram, il caso “Girls on Vinted”
- 02/05/2025
- Popolazione
Immagina. Hai appena pubblicato un annuncio su Vinted. Un vestito che non ti piace più, una foto innocente. Lo indossi, scatti e carichi l’immagine. Poi aspetti, sperando di venderlo presto. Ma accade qualcosa che non avevi previsto.
La tua foto, senza il tuo consenso, compare altrove. Su un canale Telegram. Uno spazio nascosto, popolato da utenti anonimi. Lì, quella che doveva essere una semplice vendita si trasforma in una minaccia alla tua privacy.
Non sei sola. Centinaia di venditrici italiane hanno vissuto lo stesso incubo. Le loro immagini, sottratte dagli annunci su Vinted, diventano materiale di discussione, accompagnate da commenti molesti, richieste insistenti. Un gioco perverso di controllo e violazione.
Come è stato possibile? E quante donne subiscono molestie digitali ogni giorno in Italia?
Come funzionava il canale “Girls of Vinted”
Creato nel giugno 2024, il canale Telegram “Girls on Vinted” si presentava come un semplice spazio di condivisione per appassionati di moda e second-hand. Tuttavia, dietro questa facciata si celava un meccanismo che, in pochi mesi, ha trasformato un’attività ordinaria in una grave violazione della privacy.
Più di mille immagini, estratte direttamente dagli annunci di vendita su Vinted, sono state ripubblicate senza il consenso delle proprietarie. Le vittime, in gran parte donne italiane, sono state esposte a molestie digitali e commenti inappropriati, generando preoccupazione sulla sicurezza online e sulla protezione dei dati personali.
L’indagine condotta dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, con il supporto di Norddeutscher Rundfunk e Westdeutscher Rundfunk, ha identificato almeno 130 venditrici coinvolte, confermando la portata del fenomeno. Oltre alla condivisione non autorizzata delle immagini, il canale ospitava discussioni nelle quali utenti anonimi – prevalentemente uomini – commentavano le fotografie in modo molesto e provocatorio.
Alcune venditrici hanno riportato esperienze di contatto diretto con presunti acquirenti che, fingendosi interessati ai prodotti, richiedevano insistentemente foto indossate dei capi. Rifiutare non bastava: in diversi casi, le vittime hanno ricevuto messaggi ripetuti e minacciosi, evidenziando quanto facilmente le molestie possano insinuarsi negli spazi digitali. Un episodio particolarmente preoccupante riguarda la richiesta di immagini di un costume da bagno destinato a una bambina, rivelando i rischi di un ambiente online poco regolamentato.
Chi c’era dietro il canale?
A gestire “Girls on Vinted” era un’utente con il nome Sara, che si descriveva come una ventinovenne milanese. Oltre alla pubblicazione di immagini tratte da Vinted, l’amministratrice promuoveva servizi erotici a pagamento, tra cui chat e contenuti esclusivi.
Per accedere a determinati materiali, gli utenti erano invitati a effettuare pagamenti tramite la valuta interna di Telegram, con costi che potevano arrivare fino a 14 euro per messaggio.
Interpellata dalle testate tedesche, l’amministratrice ha minimizzato la portata dell’accaduto, affermando che il canale si limitava a ripubblicare contenuti già pubblici su Vinted e che la visibilità generata poteva persino favorire le vendite. Poco dopo, la piattaforma di messaggistica ha chiuso il canale e bannato gli account coinvolti, rilevando violazioni dei termini di utilizzo.
Molestie online in Italia: i dati
Le molestie digitali rappresentano una minaccia crescente, e i dati del 2025 ne mostrano chiaramente l’impatto sulle donne italiane. Secondo l’Osservatorio Indifesa, il 38,5% delle donne ha dichiarato di aver subito molestie sessuali, una percentuale in aumento rispetto agli anni precedenti. Il fenomeno si manifesta soprattutto attraverso social media, e-mail e chat, come confermato dall’Istat, che registra un 6,4% di donne tra i 14 e i 70 anni: coinvolte in episodi di molestie digitali più della metà, negli ultimi tre anni.
Oltre ai messaggi indesiderati, molte vittime affrontano vere e proprie minacce: Amnesty International evidenzia che il 23% delle donne ha ricevuto intimidazioni online, mentre il 41% ha vissuto un senso di vulnerabilità tale da temere per la propria incolumità. Le ripercussioni psicologiche sono profonde e difficili da gestire, con il 61% delle vittime che riferisce di aver subito conseguenze emotive significative, tra cui ansia e perdita di autostima.
Nonostante l’estensione del fenomeno, la risposta istituzionale e la fiducia nelle denunce restano limitate. Solo il 12% delle vittime decide di sporgere denuncia, spesso scoraggiate dalla paura di ritorsioni o dalla percezione di inefficacia delle autorità nel contrastare queste forme di violenza digitale.
Questa resistenza a denunciare sottolinea l’urgenza di interventi concreti, sia dal punto di vista legislativo che sociale, per garantire maggiore protezione e giustizia alle donne che subiscono molestie online.
Se da un lato le piattaforme cercano di rafforzare le misure di protezione, dall’altro episodi come quello di “Girls of Vinted” mostrano quanto sia facile bypassare i controlli e sfruttare le vulnerabilità del sistema. La storia del canale Telegram “Girls of Vinted” mette in luce una realtà inquietante: la sicurezza digitale delle donne è ancora fragile, e la violazione della privacy può trasformarsi rapidamente in molestie.