Francesca Lollobrigida, dal parto difficile alla medaglia: “Da sola non ce l’avrei fatta”
- 11/01/2024
- Popolazione Trend
7 mesi e 12 giorni dopo aver dato alla luce il piccolo Tommaso, Francesca Lollobrigida torna in pista e sale sul podio agli Europei di pattinaggio di velocità.
“È stata una medaglia inaspettata, ho ripreso ad allenarmi con calma, senza obiettivi. Ma dentro di me ho l’energia di essere madre. Devo riscoprire tutto, il mio corpo è cambiato, non sono più l’atleta ma la mamma e questo mi dà più forza. E responsabilità”, commenta la sciatrice 32 enne intervistata da La Repubblica.
Le difficoltà post-parto
Eppure, il cammino verso la medaglia di bronzo è stato tutto in salita, a partire dalla nascita di Tommaso: “Non ho avuto un parto facile lo scorso 26 maggio, avevo i punti sul corpo, per due-tre settimane non sono riuscita nemmeno a sedermi e camminare. […]
Sono una che ha pattinato fino al mercoledì per poi partorire il venerdì, ma per rimettermi i pattini a rotelle dopo l’ok del ginecologo mi è servito un mese”, spiega la medaglia di argento nei 3000 metri a Pechino 2022.
La sciatrice frascatana spiega le difficoltà nel tornare all’attività agonistica: “Ero arrugginita, mi ero preparata psicologicamente ma certo è dura quando vedi che fai solo un giro quando prima ne facevi cento, quando sei lontanissima dal sollevare i cento chili che erano normali per me allo squat”.
Lollobrigida spiega la svolta dopo il parto: “Adesso sto vivendo un’altra fase della mia vita. Ho dovuto ricostruire tutto con un corpo diverso, la massa muscolare perduta, e la forza mentale ha fatto la differenza. È stata una sofferenza, ma bella. A settembre ero già in ritiro a Inzell, in Germania, dove Tommaso ha scoperto la sua prima mucca”, dice ancora al quotidiano.
Il ruolo dell’assistenza per le neomamme
Molti giovani dichiarano di volere figli, ma di non poter farli perché, tornando troppo tardi dal lavoro, non saprebbero a chi affidarli. D’altronde, gli stipendi italiani, i più stagnanti nell’area Ocse, raramente consentono di accedere a servizi di assistenza come l’asilo nido.
Fanno riflettere, a tal proposito, le parole di Francesca Lollobrigida al giornalista che le chiede se da sola ce l’avrebbe fatta “Assolutamente no. Devo ringraziare mio marito Matteo che mi dà tranquillità nella nostra casa di Ladispoli, mia madre Sondra, mia sorella Giulia, l’Aeronautica, la federazione che ha impostato un progetto su di me”. Si parlava di un supporto per accudimento, viaggi, hotel, condizioni che hanno permesso a sua sorella di tornare ad allenarsi per aiutarla.
Tutte situazioni che sono offerte ad una campionessa che rappresenta l’Italia nel mondo, ma che non sono la normalità. “E nonostante questo – spiega ancora la sciatrice – resta difficile, per esempio, per mia madre intrattenere un bambino molto attivo in una stanza d’albergo, coi pochi giochi che portiamo in trasferta. Quando ero piccola facevo i compiti in macchina mentre mio padre Maurizio mi portava ad allenarmi da Roma a Baselga in Trentino, mi sa che la storia si ripeterà con Tommaso”.
Natalità e nuova energia
Mantenere certi livelli di prestazioni non è facile, soprattutto quando ad essere protagonista è il fisico. C’è meno tempo, ma al tempo stesso più motivazione: “Non posso pensare solo a me come atleta. La priorità è lui”, spiega Francesca Lollobrigida che aggiunge: “Per Milano Cortina dovrò superare i miei tempi. Ho altri due anni, la fortuna di praticare uno sport per atleti longevi. E l’energia di chi è diventata mamma”.
La stessa energia e motivazione che ha travolto tante donne diventate mamme più o meno nel pieno della loro maturità sportiva, ultima in ordine cronologico Naomi Osaka, tornata sui campi da tennis dopo una profonda depressione e a 517 giorni dal parto: “Oggi mi sentivo come se Shai mi stesse guardando. Volevo fare del mio meglio per lei. Inoltre, verso la fine, quando firmavo gli autografi, ero più consapevole dei bambini. Ora li vedo in modo diverso perché sono mamma anch’io e riesco a immaginare Shai a quell’età. Voglio essere un buon modello per mia figlia” e ancora: “Dopo il parto ho capito quanto lavoro ci vuole per arrivare a questi livelli. Ho imparato ad amare molto di più il mio corpo. Mi sento più sicura di me come persona. Prima non avevo mai provato a parlare con altre giocatrici e credo di aver alzato un grosso muro. Ora interagisco di più con le persone. È davvero bello”.
Conclusioni
In fondo, le sportive e gli sportivi diventano idoli perché incarnano la forza di volontà, la capacità di affrontare le difficoltà e rialzarsi dopo le cadute lavorando alacremente.
Sono tante le storie di atlete mamme che possono raccontare una bella storia al mondo: tra le italiane, la canoista Josefa Idem, le schermitrici Valentina Vezzali, Elisa Di Francisca e Mara Navarria, le atlete Elisa Rigaudo e Valeria Straneo, per citarne alcune. Strepitoso il ritorno della tennista Kim Clijsters, che si ritira per fare un figlio nel 2007, torna nel 2009 e vince gli Us Open.
Nell’atletica ai Mondiali di Doha 2019 sono arrivati tre ori da tre mamme: la giamaicana Shelly-Ann Fraser-Pryce, la statunitense Allyson Felix e la cinese Hong Liu. Tutte e tre hanno continuato a collezionare ori e medaglie anche a Tokyo 2021.
Impossibile, però, non pensare alle differenze con una mamma comune, che spesso non ha a disposizione un sistema di “welfare” familiare o della federazione, pronti a sostenerne il recupero.
La conseguenza è ineluttabile: spesso, quando non ci sono i nonni o il reddito è troppo basso per permettersi un servizio di baby-sitter o l’asilo nido, le donne sono costrette a lasciare il lavoro per accudire i neonati. Lo conferma il fatto che tra le oltre 44 mila donne che hanno lasciato il lavoro nel 2022 una delle cause principali sia proprio il tempo da dedicare ad un figlio neonato.
Che a licenziarsi siano soprattutto le neomamme lo conferma il 72,8% dei provvedimenti, quindi 44.669 dimissioni convalidate. Quest’ultime hanno denunciato le difficoltà di conciliazione tra lavoro e vita privata. Nel 63% dei casi le donne hanno dichiarato di aver lasciato il lavoro per questa motivazione, contro il 7,1% dei papà che hanno dato la stessa motivazione come causa delle dimissioni.
Più che una guerra dei sessi, tuttavia, occorrerebbe un allargamento degli interventi per bilanciare gli impegni vita privata-lavoro in favore dei neogenitori. Bene, in questo senso, la novità sul congedo parentale che prevede due mesi retribuiti all’80%.
Con sempre più giovani che si trasferiscono dal Sud al Nord, lontano da affetti che possono aiutarli ad accudire eventuali figli, queste misure diventano sempre più strategiche per non perdere la sfida della denatalità e dare ancora speranza al futuro demografico di questo paese.
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