In Italia più sei giovane più sei pessimista, soprattutto con figli a carico
- 27/05/2024
- Popolazione
Il trend sembra a tratti irreversibile: nei prossimi dieci anni l’Italia perderà l’11% delle famiglie con figli a carico. In pratica, il numero di quelle che resteranno senza figli nel nucleo familiare non verrà compensato da quelle che avranno dei figli per la prima volta.
In questo scenario demografico, c’è una causa di composizione, ma soprattutto di potere d’acquisto. Non a caso, infatti, tra le attuali sei milioni di famiglie italiane con figli, tre su quattro hanno un reddito sotto la media nazionale. Qui risiede la chiave di volta del problema: famiglie che dovrebbero avere un reddito maggiore per affrontare le spese legate al mantenimento dei figli, nel 75% dei casi si trovano invece in una situazione reddituale peggiore, spesso a causa di una restrizione nel monte ore lavorativo, se non di fronte a delle dimissioni come succede in Italia per una donna su cinque dopo il parto.
La situazione attuale
Avere figli, in Italia, spesso comporta una visione più pessimista del futuro, con evidenti ripercussioni anche negli acquisti. Il quadro è stato rilevato in occasione della seconda giornata della 39° edizione de Linkontro, l’evento di riferimento nel mondo del Largo Consumo di NIQ.
Sono state in particolare le parole di Christian Centonze, Head of Consumer Advanced Analytics, NIQ e Mara Galbiati, Head of I – Solution Sinottica, GfK, a fare una fotografia che riflette le sfide del recente passato e dell’imminente futuro per l’Italia.
Anche l’analisi inversa conferma la maggiore difficoltà per le famiglie con figli:
- i nuclei in età centrale senza figli (7,5 milioni di famiglie): reddito oltre la media nel 54% dei casi;
- i nuclei in età matura senza figli (12,2 milioni di famiglie): reddito oltre la media nel 60% dei casi.
Si nota che queste ultime cresceranno del 17% nei prossimi dieci anni raggiungendo un’età media di 60-75 anni, in linea con un’Italia sempre più vecchia. Per l’aumento dell’aspettativa di vita (fattore positivo), ma anche per il costante calo della natalità che nel 2023 è scesa ancora (fattore negativo).
Un calo che è anche di produttività dato che nei prossimi 10 anni ci saranno 3 milioni di lavoratori in meno, come emerso dall’analisi dell’Ufficio studi della Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato (Cgia). L’invecchiamento della popolazione porterà le persone in età lavorativa (15-64 anni) a ridursi dell’8,1%. All’inizio del 2024, la coorte demografica era stimata pari a poco meno di 37,5 milioni di unità, mentre nel 2034 scenderà a 34,5 milioni di persone. Sempre meno giovani, quindi, occuperanno i posti di lavoro. Il fenomeno coinvolgerà principalmente i baby boomer che sono coloro destinati a uscire dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età. La conseguenza maggiormente visibile sarà lo spopolamento di numeri territori del Mezzogiorno.
Le conseguenze sui consumi
Ciò che emerge è un’Italia sempre più divisa nella ricchezza, nei valori e anche nella fiducia per il futuro. Un andamento in linea con la forbice sempre più ampia tra ricchi e poveri lungo la penisola.
In Italia, spesso le famiglie con figli rinunciano alla frutta e verdura a favore di un cibo consolatorio al contrario dell’altro gruppo di famiglie mature o senza figli.
Come rilevato da Openpolis, l’8,4% delle famiglie italiane non può permettersi un pasto a base di proteine ogni due giorni. Le scarse risorse economiche non sono l’unica causa della povertà alimentare, innescata anche dalla difficoltà di accedere ai servizi di assistenza, dalla scarsa educazione alimentare e dalla qualità del cibo presenti sul mercato.
Questa carenza assume un peso ancora più rilevante quando colpisce i bambini o i giovani in età di sviluppo, per la cui crescita è fondamentale una dieta sana e varia, come raccomanda l’Efsa (European Food Safety Authority).
Aumentano coloro che pongono più attenzione al risparmio acquistando dal Discount modificando radicalmente il carrello della spesa con una variazione del mix nel 2024 che ha impattato sul settore di -1 miliardo di euro (vs 2022). Cala dell’8% chi preferisce l’acquisto di un numero di prodotti medio, mentre aumentano notevolmente le famiglie che selezionano prodotti di qualità e salutari e di un budget maggiore, che segnano addirittura un +20% rispetto al 2019.
Per gli operatori del settore del largo consumo questo si traduce in una scelta di business: nonostante l’età media più alta, il target elettivo per l’innovazione di valore sono le famiglie in età centrale e senza figli, le quali, così come le famiglie mature senza figli a carico, hanno più potere d’acquisto, una maggiore attenzione al benessere e una maggiore apertura alla fruizione multicanale.
Più sei giovane più sei pessimista
Per avere un’istantanea dei consumi e delle opportunità per il mercato, NIQ ha incrociato i dati di consumo con la ricerca Sinottica GfK focalizzata sulla propensione aperta o chiusa al futuro e l’interesse verso il singolo o la collettività individuando quattro diversi approcci: il futuro è ora oppure è un’opportunità da gestire, non esiste e non interessa o addirittura spaventa.
Ne è emersa una realtà desolante: le famiglie con figli a carico ricadono prevalentemente nella sfera che percepisce negativamente il futuro a causa di preoccupazioni presenti a livello economico, al contrario delle famiglie giovani e mature, e dei nuclei senza figli che hanno un approccio più ottimistico sul futuro. D’altronde alcune ricerche dimostrano che i giovani vorrebbero avere figli, ma in una società profondamente diversa da quella attuale.
Il risultato è paradossale: in Italia, gli anziani hanno più fiducia nel futuro rispetto ai giovani.
Tra le preoccupazioni spicca quella per il cambiamento climatico, argomento prioritario per coloro che pensano che il futuro sia un’opportunità da cogliere, marginale per chi è centrato sull’oggi (spesso nuclei senza figli). Eppure, il problema ambientale è del pianeta, e non di certo personale. È forse l’egoismo il grande problema del nostro tempo? Il costante impegno per la produttività che mette sé stessi al centro e vede gli altri quasi come un ostacolo alla propria crescita professionale?
Anche le modalità di coinvolgimento cambiano a seconda del contesto e al rapporto con il futuro. Per i consumatori più concentrati sull’oggi valgono modalità di stimolo e crescita personale per generare attenzione, mentre chi pensa che il futuro sia un’opportunità, è più attratto da modalità di coinvolgimento incentrate sulla crescita collettiva. Contrariamente, per coloro che non sono interessati al futuro, servono consolazione e aiuto, mentre chi è spaventato dal futuro viene coinvolto con modalità comunicative che esprimono rassicurazione e vicinanza.
Chiaramente, cambiano anche le modalità per comunicare con i diversi consumatori. Chi è più giovane e proiettato al domani predilige canali come il podcast, mentre quotidiani e radio sono ancora i mezzi d’informazione preferiti dalle fasce più mature. Chi è concentrato sulle questioni del presente utilizza i canali digitali e i social media, mentre coloro che fruiscono della televisione sono più legati ai valori della tradizione.
Il quadro demografico italiano invita imprese, investitori e istituzioni a rinforzare la silver economy che si prospetta un importante volano di crescita per il futuro.
L’incontro offre infine un’analisi sul rapporto degli italiani con l’intelligenza artificiale: gli italiani concentrati solo sul presente, con una forte percezione individualista indicano questa evoluzione tecnologica come fondamentale per la propria affermazione economica. Al contrario, coloro che hanno più paura per il futuro rifiutano l’impiego di questa tecnologia rivoluzionaria, di recente disciplinata in Ue con l’Ai Act.
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