Molestie a lavoro, 7 donne su 10 ne sono vittima
- 05/03/2024
- Popolazione Welfare
Il luogo di lavoro per una donna può assumere sfumature che non sono uguali a quelle che lo stesso luogo ha per un uomo. Sono dipendenti, dirigenti, assunte a tempo pieno o indeterminato, precarie, stagiste, neomamme e non, ma due donne su cinque hanno subito contatti fisici indesiderati e spesso sono proprio le donne ai vertici aziendali. Questo è il dato dal quale la Fondazione Libellula intende partire per raccontare cosa è emerso dalla Survey L.E.I. (Lavoro, Equità e Inclusione) 2024.
“Ti Tocca” è il titolo dell’indagine condotta tra dicembre 2023 e gennaio 2024 e che ha coinvolto 11.201 donne rilevando dati allarmanti circa la violenza di genere sul posto di lavoro. Molestie, allusione, complimenti indesiderati e molto altro: il 40% delle donne ha subito contatti fisici indesiderati e il 43% ha ricevuto avance esplicite.
“I dati sottolineano la diffusa normalizzazione della violenza di genere anche nei contesti lavorativi, richiedendo un’azione immediata e risoluta per prevenire e contrastare queste situazioni”, ha commentato Debora Moretti, Presidente di Fondazione Libellula. Ma scopriamo nel dettaglio cosa è emerso.
Il fenomeno che “tocca” tutti
La violenza di genere coinvolge circa un terzo delle persone di sesso femminile in tutto il mondo (dati Oms). Non importa quasi mai quale sia la fascia socioculturale o l’etnia o fattori e variabili associabili, ciò che è evidente è che è un fenomeno che raggiunge l’6, la scuola e molto spesso anche il posto di lavoro, luogo elettivo per questo tragico fenomeno.
I risultati del sondaggio, che ha coinvolto 11.201 donne, sono stati presentati presso la sede milanese della naturetech company italiana 3Bee, partner ospitante e co-organizzatore dell’evento, delineando un quadro allarmante: circa 7 donne su 10 infatti si sono dichiarate vittime di molestie, avendo ricevuto complimenti, allusioni e osservazioni sul proprio corpo che le hanno messe a disagio. Questo stesso 70% del campione raccolto dall’indagine ha dichiarato di aver ascoltato battute sessiste o volgari, rivolte a loro stesse o ad altre donne. Si tratta, inoltre, di un’esperienza sperimentata dalle lavoratrici che sostengono di non avere un partner stabile e che lavorano in aziende medio-piccole (inferiori a 50 dipendenti).
Il 40% di chi ha risposto al sondaggio afferma di aver subito contatti fisici indesiderati, mentre il 43% ha ricevuto avance esplicite e il 27% ha segnalato richieste e comportamenti di natura sessuale non graditi e non sollecitati. Ad allarmare è l’aumento dell’81% rispetto ai dati del 2022.
Alcuni segnali evidenti sono:
- Manterrupting
Il 65% delle donne è considerato aggressivo se dimostra ambizione o assertività. Sei su 10 non vengono chiamate col titolo professionale ma signora/signorina/ragazza. Molto spesso sono vittime di “manterrupting”, il fenomeno che le vede spesso interrotte dagli uomini in riunioni o momenti di socialità ed è capitato quasi alla metà delle intervistate. - Power dress
Quasi la metà modifica il proprio abbigliamento per paura di incorrere in commenti o attenzioni indesiderate sul proprio corpo. Il 64% lo fa per sentirsi più sicura di se stessa. - Gender Gap e Child Penality
Il 60% delle donne dichiara di avere una retribuzione inferiore rispetto al collega uomo a parità di ruolo, responsabilità e anzianità di servizio. Questo numero cresce vertiginosamente per le madri con figli/e al di sotto dei 3 anni: l’84% di loro è toccata dal gender pay gap. - Maternità e Caregiver
Lontana la genitorialità condivisa: la gestione del/la figlio/a è perlopiù in carico alla donna. Come le madri, anche il 76% delle caregiver si sente rallentata. La fascia d’età che presenta percentuali maggiori di risposte positive è quella tra i 30 e i 44 anni.
“Questi dati evidenziano una situazione preoccupante – ha commentato Debora Moretti di Fondazione Libellula -. e inaccettabile all’interno delle aziende italiane, sottolineando la necessità di una seria riflessione. Il luogo di lavoro rappresenta il contesto principale della vita quotidiana, dove le persone si incontrano e interagiscono in modo più profondo e continuo nel tempo. Pertanto, questi episodi impattano in maniera significativa sul benessere di chi li subisce e anche di chi vi assiste”.
“Stai al tuo posto”
Se prendiamo in considerazione dati analoghi riferiti alle donne che occupano posizioni manageriali, si riscontrano degli aumenti importanti rispetto alla media: il 77% delle manager e il 75% delle dirigenti ha sentito spesso o a volte commenti sul proprio corpo che le hanno messe a disagio. Ugualmente, il 79% delle dirigenti e il 76% delle manager è stata oggetto o ha ascoltato delle battute sessiste o volgari verso altre donne, rispetto alla media di circa il 70%. E se parliamo poi dei contatti fisici indesiderati, la percentuale media del campione (40%) cresce fino al 47% per le dirigenti e al 54% per le imprenditrici. Ma forse l’aumento più significativo si riscontra sui dati riguardanti le avance esplicite indesiderate (43%), di cui sono state vittime il 64% delle imprenditrici e il 54% delle dirigenti, e le richieste di natura sessuale non gradite o non sollecitate (27%), che hanno riguardato il 45% delle imprenditrici e il 35% delle dirigenti.
L’indagine della Fondazione Libellula, seppur basandosi su un campione non puramente rappresentativo, fotografa una porzione non indifferente del fenomeno della violenza – in ogni sua forma – sulle donne, nei contesti di lavoro. Che ad essere vittima sono per lo più le donne con ruoli apicali è confermato anche dal’88% delle dirigenti e delle manager che vede gli uomini crescere professionalmente più velocemente delle donne. La persistente discriminazione e molestia sul posto di lavoro nei confronti delle donne con ruoli di potere evidenzia un grave problema culturale e strutturale: l’Italia si attesta stabilmente all’ultimo posto in Europa da oltre un decennio per quanto riguarda la parità di genere, in relazione ad esempio alla segregazione lavorativa o alla partecipazione ai processi decisionali.
Prevenzione e contrasto alla violenza di genere a lavoro
Infine, ecco i 5 consigli di Fondazione Libellula per prevenire e contrastare la violenza di genere sul posto di lavoro:
- Chiedere che vengano attuati progetti di sensibilizzazione e formazione per tutto il personale su come riconoscere gli stereotipi e le discriminazioni che abbiamo interiorizzato e su come queste possano tramutarsi in micro-aggressioni più o meno consapevoli.
- Informarsi su quali sono gli strumenti a disposizione in azienda: esiste una policy anti-molestie? È stata condivisa? C’è uno sportello o una Consigliera di Fiducia da poter contattare in caso di dubbio o segnalazione?
- Far sentire il proprio sostegno a una neomamma che ritorna al lavoro dopo il congedo di maternità, fai lo stesso con un neopapà. Proponi un’attività per supportare la genitorialità condivisa.
- Vivere come parte attiva del cambiamento: in alcune aziende, come quelle del Network Libellula, è possibile ricevere una formazione specifica su queste tematiche per diventare Ambassador.
- Contattare lo Sportello L.E.I. che Fondazione Libellula ha dedicato alle lavoratrici in cerca di ascolto e orientamento per casi di discriminazioni, molestie e violenze.
“È dunque urgente un intervento deciso per contrastare questa realtà, promuovendo politiche aziendali rigorose contro la violenza di genere e creando una cultura organizzativa che favorisca il rispetto e l’inclusione. Per questo motivo abbiamo deciso di chiamare questa Survey “Ti tocca”, perché è giunto il momento che ognuno s’assuma la responsabilità di queste situazioni e inizi, nel proprio piccolo, ad agire per il cambiamento”, ha concluso Debora Moretti.
“Questi dati – ha dichiarato durante la presentazione l’Assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano, Lamberto Bertolé – ci confermano ancora una volta, se fosse necessario, che il patriarcato è ancora dominante nella società e, soprattutto, nei luoghi di lavoro. E se è vero che le mobilitazioni di questi mesi ci raccontano che qualcosa sta cambiando e che una nuova sensibilità si sta facendo lentamente strada, è altrettanto vero che siamo ancora lontani da una piena assunzione di responsabilità da parte degli uomini. Le molestie, gli abusi, la violenza di genere sono prima di tutto una questione maschile e da questa premessa non si può prescindere se si vuole affrontare veramente il tema”.
Parole cui fanno eco quelle di Elena Lattuada, Delegata del Sindaco di Milano alle Pari Opportunità: “La libertà femminile non può più attendere: allusioni, contatti indesiderati di qualsiasi tipo non possono più essere tollerati, né nello spazio pubblico, né nei luoghi di lavoro, né tra le mura domestiche. Fondamentale il lavoro che Fondazione Libellula ha fatto nella ricognizione di quanto accade nei luoghi di lavoro, come è importante il lavoro di sostegno e ascolto delle donne che nella città di Milano viene fatto dall’Associazione e dalle tante che hanno a cuore la dignità femminile, sempre”.
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