Demografia e natalità, i numeri (impietosi) e le prospettive
- 22/08/2023
- Popolazione
Numeri impietosi che mettono in relazione demografia e natalità. Gian Carlo Blangiardo, già Presidente Istat, Statistico e Professore Ordinario di Demografia, Università Milano Bicocca, nel corso di una sessione del Meeting di Rimini, lancia un’operazione di conoscenza e sensibilizzazione, descrivendo il quadro dell’attuale trend demografico. Dal 2014 si sono persi 1 milione e 561 mila residenti, caduta della popolazione verificata solo in occasione della Prima guerra mondiale; dal 2014, si è registrato ogni anno sempre il record della più bassa natalità; nel 2022 si sono registrate 393mila nascite, sotto soglia 400mila.
Un paragone è particolarmente rilevante. Nel 1943, primo trimestre con la guerra, nacquero 243.191 bambini; nel primo trimestre 2023 sono nati 91.300 bambini. “In una situazione drammatica, c’era comunque un senso di futuro attraverso la natalità che oggi c’è a livello di un terzo”, commenta Blangiardo.
La prospettiva è di un calo di 3 milioni di residenti nei prossimi 20 anni, “soprattutto in corrispondenza della componente produttiva, quella che paga i contributi”, evidenzia lo statistico. La popolazione in età 65 + aumenterà di 4,7 mln, con 535mila ultra novantenni. Questo calo, osserva Blangiardo, “sarà solo in parte compensato dalla presenza straniera: servirebbero 531.178 immigrati netti ogni anno con evidenti problemi di integrazione”.
Il focus sui giovani mette in evidenza il cuore del problema. Ogni 100 persone in età 30-34 ce ne sono 444 che vivono nella famiglia di origine nel 2021; c’è poi il tema del passaggio dei giovani alla genitorialità: per ogni 100 già genitori, 279 sono ancora nella condizioni di figli nella famiglia di origine nel 2021.
Adriano Bordignon, Presidente Nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, mette in evidenza la necessità di “una grande alleanza, strutturale, per investire sulle famiglie”. Servono, dice, “grandi passi in avanti”, perché rispetto ad altri grandi Paesi europei abbiamo tre spread, che sono anche tre sfide: “sono l’occupazione femminile, l’autonomia economica dei giovani, il momento in cui poter progettare di avere figli”.
Giuseppe Zola, Vicepresidente Associazione Nonni 2.0, focalizza la sua attenzione sulle motivazioni culturali del calo delle nascite, sostenendo che “si sta perdendo la coscienza di essere parte di una storia, si sta perdendo la coscienza del legame tra le generazioni”. I nonni, come “custodi della memoria”, insiste Zola, devono aiutare “a fare i conti con la propria storia familiare”, evitando di “indebolire il legame tra le generazioni”.
Cosa fare, in questo scenario? Blangiardo indica una strada che, avverte, “è comunque in salita”: è necessario “aiutare ad assumere una maggiore responsabilità nelle scelte dei giovani, dosando gli interventi compatibilmente con le risorse”. Per provarci, “dobbiamo chiamare all’appello tutte le forze che sono necessarie: politica, associazioni, mondo imprenditoriale, tutti, passando dall’informazione all’azione”.
Matteo Rizzolli, Professore di Politica economica, Università Lumsa, parla dell’assegno unico, che “va fatto meglio”, anche se “è una condizione necessaria ma non sufficiente”. Serve, dice, radicalità. Partendo dalla proposta di “estendere il voto ai minori”, perché oggi “non paga elettoralmente promuovere misure a sostegno dei giovani e delle famiglie” dando una maggiore rappresentanza ai genitori. La seconda idea è “collegare le prestazioni pensionistiche alle scelte di fertilità”, con misure come opzione donna. Ma, aggiunge, “capovolgendo la prospettiva, guardando al futuro, pensando a una logica di diritti ‘acquisendi’ e non acquisiti” ed estendendoli anche agli uomini che decidono di diventare padri.
Eugenia Roccella, Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, chiude il cerchio con la proposta politica, mettendo sul tavolo le idee su cui sta lavorando il governo Meloni. “Siamo quasi sostanzialmente all’anno zero” nelle politiche di sostegno alle famiglie, premette, aggiungendo che la prima cosa da fare “è inserire il problema italiano nel contesto internazionale”. L’Italia, è convinta la ministra, “può guidare un’inversione a U, può diventare leader di un cambiamento di rotta a livello europeo”. Roccella evidenzia, dicendo “lasciatemi essere femminista a modo mio”, anche l’importanza di avere una presidente del Consiglio “donna e madre”. E torna anche sulla polemica dello spritz. “Sono stata equivocata, noi vogliamo che le donne possano avere figli e non rinunciare allo spritz”. Mettere insieme famiglia, natalità e pari opportunità “è un programma di governo” e il compito di frenare il calo demografico “deve essere trasversale, tutti i provvedimenti devono avere attenzione alla famiglia e ai figli”. Il governo, rivendica, lo ha fatto “nella delega fiscale, nel provvedimento che ha sostituito il reddito di cittadinanza, con la decontribuzione per le assunzioni” e, promette, “lo farà nella prossima Finanziaria” con “un pacchetto di facilitazioni per il secondo figlio”.
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