Culle piene: come l’ospedale di Legnano sta vincendo la sfida della natalità
- 20/10/2023
- Popolazione
Nell’Italia delle culle vuote, spicca lo strano caso di Legnano, dove le nascite non diminuiscono, grazie a un vincente e originale mix di fattori.
Sia chiaro, quello della denatalità è un problema europeo e occidentale, ma il Belpaese è terzultimo in Europa per tasso di fecondità con 1,25 figli per donna, meglio solo di Spagna (1,19) e a Malta (1,13), come riporta l’Eurostat. Un trend che non risparmia la Lombardia dove, rispetto a 10 anni fa, i nuovi nati sono quasi 25mila in meno ogni anno, da 93.284 a 68.397 (-26,7%).
Nonostante le politiche di incentivo alla natalità, non si riesce a invertire il trend del calo demografico. Per farlo occorrono buoni esempi, in grado di ispirare e guidare istituzioni e società, come quello di Legnano dove le culle continuano ad essere piene.
Tra i corridoi del reparto di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale del paese lombardo, spiega il primario Guido Stevenazzi all’Adnkronos, “il numero dei parti è rimasto costante negli ultimi 5 anni. Solo nel 2022 sono stati 857, 30 in più rispetto al 2021, contro un -2,3% registrato a livello regionale”.
Il ‘modello Legnano’ che incentiva la natalità
Come non smettiamo di ricordare con il nostro progetto ‘Demografica’, la denatalità “è una grande problema sociale e una preoccupazione anche economica”, ha sottolineato il direttore del reparto spiegando che il fenomeno ha creato “sfide uniche per le strutture ospedaliere”. Sfide aggravate da una situazione socio-economica non semplice e da un futuro sempre più incerto che contribuiscono a congelare le nascite.
Alla denatalità, l’ospedale di Legnano risponde con un mix, dati alla mano, di successo: “Abbiamo mantenuto costanti i numeri innalzando l’asticella della qualità, costruendo un approccio basato sulla personalizzazione e sull’umanizzazione della cura materna – spiega Stevenazzi – cercando di far vivere alle donne l’esperienza della gravidanza e del puerperio in piena armonia e sicurezza. Con questa consapevolezza ci siamo focalizzati, oltre che sulla competenza clinica e sull’avanguardia tecnologica, anche sulla sfera emotiva e relazionale, con un minor ricorso alla medicalizzazione”.
Un lavoro di squadra che coinvolge 13 medici, 6 infermiere, 13 operatori socio-sanitari e 27 ostetriche, “queste ultime con un ruolo da protagoniste nel ‘modello Legnano’”, come si vedrà avanti.
Emotività e riduzione della sofferenza
Nell’ospedale di Legnano, il profilo emotivo delle neomamme viene curato in ogni aspetto, mettendo al centro le loro esigenze: “anche nei momenti più difficili consentiamo l’ingresso in sala parto o in reparto del papà o di qualunque figura la donna desideri avere accanto”, spiega ancora Stevenazzi. C’è anche grande attenzione al contrasto del dolore, con “un servizio di parto-analgesia disponibile da un anno 24 ore su 24, sabati e domeniche compresi”. La sicurezza delle neomamme viene inoltre garantita da un servizio di radiologia interventistica sempre disponibile, “come pochi ospedali possono assicurare”, afferma il primario.
Nel reparto si cerca di ridurre al minimo il ricorso al parto cesareo “anche in caso di cesarei pregressi o di bimbo in posizione podalica: grazie a un ambulatorio specializzato nella manovra di rivolgimento, nel 60% dei casi riusciamo a garantire alla mamma un parto naturale”, tanto che l’ospedale di Legnano è in ‘zona verde’ sul fronte dei parti cesarei.
Il primario ci tiene a sottolineare il contributo della Fondazione Bianca Ballabio, nata nel 2021 per ricordare una studentessa di Medicina morta a 20 anni per un incidente stradale: “la donazione di 4 docce speciali per ognuna delle nostre sale parto dall’anno scorso ci permette di offrire alle gestanti la possibilità di un travaglio in analgesia naturale in acqua, ma anche di musicoterapia e cromoterapia”. Ulteriori elementi all’avanguardia che aiutano le donne a vivere il parto più serenamente.
Quanto pesa l’immigrazione sulla natalità di Legnano
Pur riconoscendo la loro importanza, è indubbio che tecnologia all’avanguardia e filantropia da sole non spiegano il successo demografico di Legnano. Spesso tali aspetti assumono rilevanza quando la decisione della gravidanza è stata già presa. Infatti, un ruolo importante nel ‘modello Legnano’ va riconosciuto all’immigrazione: “Le nostre mamme – afferma Stevenazzi – sono per il 65% circa italiane e per il restante 35% di origine straniera. L’età media è 31,6 anni, 32,3 per le italiane e 30,3 per le straniere, in linea con i dati nazionali”. Se è pur vero, come afferma la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, che “non possiamo sostituire la natalità con l’immigrazione”, è indubbio che senza immigrati l’inverno demografico italiano avrebbe già conseguenze già oggi devastanti, soprattutto sul welfare.
Il ruolo delle ostetriche nel ‘modello Legnano’
Gran parte dell’assistenza emotiva alle neomamme che partoriscono nell’ospedale di Legnano è data dalle ostetriche “presenti, oltre che in sala parto, anche all’interno del reparto e in tutti gli ambulatori. Con loro, figure professionali deputate alla cura del benessere di donna e bambino, lo scambio di opinioni e di idee è continuo”, aggiunge il primario. A Legnano inoltre, “nell’ambito di un’organizzazione voluta da Regione Lombardia, alcune ostetriche sono specializzate anche per seguire in prima persona le gravidanze a basso rischio. Se ci sono pazienti che, per empatia e tipo di approccio, o magari per soggezione nei confronti del medico, preferiscono essere seguite dall’ostetrica, tramite un colloquio approfondito, e se non presentano fattori di rischio, vengono accompagnate dall’ostetrica per tutto il periodo gestazionale fino al parto. I dati di letteratura su questa modalità di assistenza sono positivi anche in termini di fidelizzazione delle pazienti al reparto”, ha spiegato Guido Stevenazzi.
Un’assistenza spesso sottovalutata nel quadro italiano, dove la carenza di servizi post parto è tra le principali cause deterrenti della natalità. Il governo Meloni prova a intervenire su questa fase molto delicata per le neomamme con l’assistente materna, una nuova figura che potrebbe arrivare in Italia dal 2024.
Nei corridoi dell’ospedale di Legnano, “cerchiamo di capire prima della dimissione quali mamme potrebbero avere un rischio maggiore di depressione”. Se le ostetriche intercettano un pericolo ‘baby blues’, situazione simile ma da non confondere con la depressione post parto, “vengono contattate immediatamente le psicologhe del nostro ospedale. – spiega il Direttore del reparto – Ne abbiamo una dedicata, e nei casi particolarmente sospetti non dimettiamo le pazienti, ma le teniamo in reparto fino a quando non siamo sicuri che possano contare su un collegamento assistenziale con il territorio”.
Un approccio multidisciplinare
A Legnano, andare oltre gli schemi, per assistere le neomamme passa anche dalla “stretta collaborazione tra diverse specialità mediche presenti nel nostro presidio: ginecologi, ostetrici, anestesisti, pediatri-neonatologi e internisti lavorano in sinergia per assicurare un approccio completo e multidisciplinare, fornendo alla donna un supporto a 360 gradi e su misura”, aggiunge il primario. Completano il ‘modello Legnano’ “i servizi di mediazione linguistica per una piena integrazione”, e “le attività di formazione ed educazione continua delle donne in gravidanza in collaborazione con le strutture locali. Programmi informativi, corsi preparto, sostegno psicologico”.
In conclusione, Stevenazzi fa notare un dato curioso: “Negli ultimi anni, a livello nazionale, sono aumentate le visite di controllo in gravidanza: nel 92% circa dei casi le visite ostetriche sono più di 4, e in quasi il 77% si effettuano oltre 3 ecografie. Le donne in attesa manifestano l’ansia di essere seguite, la volontà di essere tenute in qualche modo ‘per mano’. Rispondere a questo bisogno può rivelarsi vincente, la gente capisce chi ci sta lavorando e premia l’impegno di realtà come la nostra. Ricordo che in Italia, nel 2022, l’89% dei parti è avvenuto ancora negli ospedali pubblici”, chiosa il primario.
Immigrazione, assistenza emotiva a tutto tondo, avanguardia tecnologica e multidisciplinarietà. Il risultato di questo mix è rappresentato da 438 femmine e 419 maschi venuti alla luce l’anno scorso nell’unica città cantata, insieme a Roma, dall’Inno di Mameli. Che sia di buon auspicio?
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