Se persino la Corea del Sud diventa vecchia
- 03/01/2025
- Mondo Popolazione
La Corea del Sud è ufficialmente diventata una “società super anziana”, una definizione riservata a quei Paesi in cui almeno il 20% della popolazione è over 65. Questo passaggio, ultimato nel 2023, segna un momento storico per uno dei Paesi che fino a pochi decenni fa era caratterizzato da una popolazione giovane e in rapida crescita. Con una popolazione totale di circa 51,22 milioni di persone, gli over 65 coreani hanno raggiunto quota 10,24 milioni. Le cause del drastico calo delle nascite sono diverse e la politica (ora in crisi per il caso del presidente Yoon) prova a correre ai ripari prima che il sistema produttivo del Paese subisca danni difficilmente riparabili.
Corea del Sud, cambiamento demografico epocale
Il raggiungimento del 20% di popolazione anziana pone la Corea del Sud accanto a Paesi come il Giappone, l’Italia e il Portogallo, già noti per il loro avanzato processo di invecchiamento. In Giappone, ad esempio, la percentuale di over 65 ha raggiunto il record mondiale del 28,2%, mentre l’Italia e il Portogallo si attestano intorno al 24% e registrano il record di anzianità a livello europeo. La media globale, invece, è di circa il 10%, un dato che mette in evidenza quanto il fenomeno sia accentuato nei Paesi sviluppati e, in particolare, in quelli asiatici.
Ciò che rende unico il caso sudcoreano è la velocità con cui è avvenuto questo cambiamento. Mentre il Giappone ha impiegato oltre vent’anni per passare dalla soglia del 14% al 20% di popolazione anziana, la Corea del Sud ha raggiunto questo non invidiabile traguardo in meno di quindici anni.
Le cause del calo demografico
Uno dei fattori principali dietro l’invecchiamento della popolazione è il tasso di natalità estremamente basso del paese. Nel 2023, la Corea del Sud ha registrato un tasso di fecondità di appena 0,72 figli per donna, il più basso al mondo, pari a un terzo del tasso di sostituzione generazionale, fissato a 2,1 figli per donna.
Questa crisi di natalità deriva da una combinazione di fattori sociali, culturali ed economici, tra cui:
- Alti costi di vita: i costi crescenti per l’acquisto della casa e per l’educazione dei figli rendono difficile per molte famiglie pianificare il futuro;
- Disuguaglianza di genere: le donne sudcoreane spesso affrontano discriminazioni sul lavoro, con difficoltà nel rientrare nel mercato del lavoro dopo la maternità;
- Pressioni culturali: la società coreana è ancora fortemente influenzata da norme che richiedono standard elevati in termini di successo lavorativo e scolastico, un fattore che scoraggia le coppie dal formare famiglie.
Le conseguenze economiche dell’invecchiamento
Come stiamo imparando in Italia, l’invecchiamento della popolazione pone sfide significative al sistema economico del Paese. Una forza lavoro ridotta potrebbe tradursi in una diminuzione della produttività e del potenziale economico complessivo. Studi recenti stimano che, senza interventi adeguati, il Pil della Corea del Sud potrebbe ridursi fino al 28% entro il 2050. Si stima che l’Italia perderà 5,4 milioni di persone in età lavorativa entro il 2040, nonostante l’immigrazione. Questo calo demografico potrebbe tradursi in una riduzione del Pil del 13% secondo i calcoli di Bankitalia.
Analogamente al Belpaese, anche in Corea del Sud, il sistema di welfare è sotto pressione a causa dell’aumento dei costi legati alle pensioni e alla sanità. Il peso fiscale per sostenere una popolazione anziana sempre più ampia potrebbe gravare in modo sproporzionato sulle generazioni più giovani, già alle prese con salari stagnanti e un mercato del lavoro altamente competitivo.
Le politiche di Seul per contrastare il calo demografico
Prima della bufera sul deposto presidente Yoon, il governo sudcoreano ha dichiarato un’emergenza nazionale per il calo demografico e ha implementato una serie di misure volte a invertire questa tendenza:
- Sostegno economico alle famiglie: incentivi finanziari sono stati introdotti per incoraggiare la nascita di nuovi figli, tra cui assegni familiari e sovvenzioni per l’educazione;
- Permessi parentali estesi: il congedo di paternità è stato raddoppiato per incoraggiare un maggiore coinvolgimento dei padri nelle attività familiari;
- Politiche sul lavoro: Sono in corso programmi per migliorare la flessibilità lavorativa e favorire il ritorno delle donne sul mercato del lavoro dopo la maternità.
Nonostante questi sforzi, i risultati non sono ancora evidenti. Gli analisti sottolineano che una trasformazione culturale sarà necessaria per affrontare in modo strutturale il problema.
Gli esempi dal Giappone e da altri Paesi asiatici
Guardando al vicino Giappone, è possibile trarre alcune lezioni utili. Tokyo ha adottato misure tecnologiche per supportare gli anziani, come la robotica per l’assistenza sanitaria, e strategie per attrarre lavoratori stranieri. Tuttavia, anche il Giappone continua a lottare con le stesse sfide che oggi stanno emergendo in Corea del Sud, dimostrando che la soluzione a questi problemi è complessa e multifattoriale.
Le analogie con il Paese nipponico sono diverse. Anche la società giapponese è altamente competitiva e spesso rende difficile conciliare la vita privata con il lavoro. Per molti, la pressione è così alta da generare un senso di inadeguatezza ed esclusione che sfocia nel fenomeno degli hikikomori. L’eccessivo lavoro è considerata una delle cause principali della crisi demografica giapponese, tanto che Tokyo ha introdotto la settimana corta per i dipendenti pubblici nel tentativo di riempire nuovamente le culle. Anche in questo caso, gli esperti sottolineano la necessità di un approccio olistico che punti su far concepire diversamente il ruolo della famiglia e della genitorialità. Situazione ancora più complessa in Cina, dove dopo oltre trent’anni di politiche anti-natalità, Xi Jinping sta provando in tutti i modi a rilanciare le nascite. Anche con tentativi quasi disperati come i corsi d’amore introdotti nelle università cinesi.
Una sfida globale, non solo asiatica
Per la Corea del Sud, il futuro dipenderà dalla capacità di sostenere una popolazione sempre più anziana, offrendo opportunità alle nuove generazioni e garantendo che nessuno resti indietro in questo processo di transizione. La Silver economy è un settore che va implementato e parte dell’indotto può tornare utile alle politiche pro natalità.
Il successo o il fallimento delle misure adottate dalla Corea del Sud rappresenteranno non solo una lezione per il Seul, ma anche per gli altri Paesi alle prese con la sfida demografica.