Primo suicidio in Svizzera con capsula Sarco ma scattano gli arresti
- 25/09/2024
- Popolazione
La capsula Sarco per il suicidio assistito è stata utilizzata per la prima volta ieri, 24 settembre, in Svizzera. Un’americana di 64 anni ha scelto di ricorrere alla capsula suicida per porre fine alle proprie sofferenze in una foresta del canton Sciaffusa. La donna soffriva da anni di gravi problemi legati ad una grave deficienza immunitaria. Sentiva il desiderio di morire da almeno due anni e i suoi due figli “erano completamente d’accordo” con la sua decisione, ha spiegato la co-presidente dell’organizzazione The Last Resort, Fiona Stewart, al media elvetico Blick.
Eppure, anche nel Paese elvetico, da sempre molto aperto sul ‘fine vita’, la vicenda fa discutere. La polizia ha subito annunciato di aver arrestato diverse persone contro le quali è stato avviato un procedimento penale per istigazione al suicidio. Ma il suicidio assistito è legale o no in Svizzera? Facciamo il punto.
La capsula Sarco in Svizzera: come funziona
La capsula Sarco è stata promossa a luglio da The Last Resort, un piccolo collettivo internazionale di sostenitori dei diritti umani. L’idea alla base del progetto è nata 12 anni fa dalla società Exit International, con l’obiettivo di “realizzare una capsula in grado di produrre una rapida diminuzione del livello di ossigeno, mantenendo al contempo un basso livello di CO2 (le condizioni per una morte pacifica, persino euforica)”, come spiega la società sul suo sito.
Il metodo consiste in una capsula sigillata in cui chi decide di togliersi la vita si stende e preme un pulsante che provoca la morte in pochi minuti. L’azoto liquido presente in un contenitore viene istantaneamente evaporato, così il livello di ossigeno scende sotto il 5% in meno di un minuto (nell’aria che respiriamo è al 21%). Il decesso interviene dunque per asfissia da azoto: dopo pochi respiri, la persona perde i sensi e la morte sopraggiunge nel giro di circa cinque minuti.
La capsula Sarco (da ‘sarcofago’) è mobile e permette al ‘paziente’ di scegliere dove morire. Per motivi logistici e di opportunità, è verosimile che il suo utilizzo (se confermato) avverrà sempre in Svizzera, come fatto dalla donna americana, giunta nel Paese proprio per utilizzare la capsula.
L’ideatore di Sarco, il dottor Philip Nitschke, ha seguito la procedura dalla Germania, utilizzando un cardiofrequenzimetro e una telecamera piazzata dentro la capsula: “Quando la donna è entrata nel Sarco, ha premuto quasi subito il pulsante. Non ha detto nulla, voleva davvero morire. Stimo che abbia perso conoscenza nel giro di due minuti e sia morta dopo cinque minuti. Esattamente come ci aspettavamo”, ha commentato al quotidiano olandese Volkskrant.
Per richiedere un suicidio assistito presso The Last Resort bisogna avere (almeno) una di queste condizioni: vecchiaia avanzata e che non consenta l’autosufficienza; polipatologie relative all’invecchiamento; malattie gravi, croniche o terminali; demenza precoce e assenza di lucidità mentale.
La capsula per il suicidio è legale?
Per molti la presentazione della capsula suicida, avvenuta lo scorso luglio, era una prova della sua legittimità. Ma non è così: anche se i suoi promotori affermano il contrario, la capsula Sarco non è legale neppure in Svizzera.
Lo ha chiarito la ministra della Sanità elvetica Elisabeth Baume-Schneider rispondendo alle interrogazioni in parlamento. La capsula suicida non è legale perché non soddisfa i requisiti sulla sicurezza dei prodotti. Per questo non dovrebbe quindi essere immessa sul mercato. Dalle parole della ministra Baume-Schneider risulta che eventuali responsabilità andrebbero chiarite caso per caso.
C’è poi il discorso sull’azoto utilizzato dalla capsula Sarco. Se questo gas non venisse utilizzato in rispetto alle norme, la questione sarebbe di competenza cantonale, ha precisato la ministra. Le procure di diversi Cantoni hanno annunciato un procedimento penale in caso di impiego nella loro giurisdizione. L’utilizzo di questa capsula ha riacceso il dibattito etico sul fine vita persino in uno Stato rinominato per la sua apertura sul tema. Tanti italiani decidono di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera.
Qualche mese fa, intervistato da Teleticino, il presidente della Commissione Etica dell’EOC Mattia Lepori si era espresso sulla capsula Sarco parlando di “un dispositivo tecnico che permette di accedere a un’assistenza al suicidio con una modalità diversa da quella che viene applicata attualmente, ovvero quella farmacologica”. Un’alternativa che Lepori trova futile: “Francamente, non mi sembra che questo prodotto risponda a un bisogno impellente. Il protocollo farmacologico, utilizzato da persone competenti, permette già di ottenere il risultato che si ricerca senza problemi”.
Sullo sfondo il timore di un ‘turismo del suicidio’ perché la capsula Sarco è stata lanciata come “un qualsiasi prodotto commerciale”, aveva già denunciato Lepori. Il fatto che il fondatore la abbia rinominata “la Tesla dell’eutanasia” non ha aiutato.
“Se queste persone intendono agire facendosi forti del fatto che la nostra legislazione è molto liberale e quindi non rispettando quelle che sono le direttive dell’accademia svizzera delle scienze mediche e della federazione dei medici svizzeri, è possibile che ci sia un fenomeno di risucchio, persone che vengono dall’estero per beneficiare di questa assistenza che negli altri Paesi non è permessa”, come già avviene per il suicidio farmacologico.
Suicidio assistito, cosa prevede la legge svizzera
Ma allora perché si può ricorrere al suicidio farmacologico, mentre la capsula Sarco è illegale?
La risposta è in bilico tra legge e prassi.
L’art. 115 del Codice penale svizzero prevede che “chiunque, per motivi egoistici, istiga alcuno al suicidio o gli presta aiuto è punito, se il suicidio è stato consumato o tentato, con una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria”.
L’eutanasia attiva diretta (il medico o un terzo somministra intenzionalmente al paziente un’iniezione che conduce direttamente alla morte, per ridurne le sofferenze) è punita ai sensi degli articoli 111 (omicidio intenzionale), 114 (omicidio su richiesta) o 113 (omicidio passionale) del Codice penale svizzero.
L’eutanasia attiva indiretta (l’impiego di mezzi per alleviare le sofferenze di qualcuno, i quali possono tuttavia come effetto secondario abbreviarne la vita) non è regolata esplicitamente dal Codice penale vigente, ma è consentita in linea di massima. Anche le direttive sull’eutanasia dell’Accademia svizzera delle scienze mediche considerano ammissibile questo genere di eutanasia. In pratica, cambia la ratio: il farmaco (ad esempio la morfina) non viene somministrato per provocare la morte del paziente, ma per alleviarne il dolore. Se, però, il farmaco ha come effetto ‘indiretto’ la morte della persona, la pratica non costituisce reato.
L’eutanasia passiva (la rinuncia ad avviare o la sospensione di terapie di sostentamento vitale), infine, non è regolata esplicitamente dalla legge, ma è considerata ammissibile.
Capsula Sarco, perché ci sono stati degli arresti?
Alla luce di queste considerazioni, si vede come l’utilizzo della capsula Sarco rientri in una zona grigia che, allo stato attuale, ha portato agli arresti di diverse persone: “La Procura del canton Sciaffusa è stata informata da uno studio legale, alle 16.40 di lunedì 23 settembre 2024, che nel pomeriggio si era verificato un suicidio assistito con la capsula Sarco in un rifugio forestale a Merishausen. Di conseguenza, la polizia di Sciaffusa, compreso il servizio forense e la Procura, sono stati inviati sul posto. Sono stati chiamati anche gli specialisti dell’Istituto forense di Zurigo e dell’Istituto di medicina legale di Zurigo”, si legge nel comunicato della polizia.
“La capsula suicida Sarco – aggiungono le forze dell’ordine – è stata recuperata e il deceduto è stato portato all’Istituto di medicina legale per l’autopsia. Inoltre, diverse persone nella zona di Merishausen sono state prese in custodia dalla polizia. La Procura sta indagando anche sulla violazione di altri reati penali”. A causa del segreto d’ufficio e delle indagini, al momento non sono state rilasciate ulteriori informazioni.
De Volkskrant riporta che tra le persone fermate c’è il fotografo del giornale, “che aveva seguito da vicino il caso e voleva scattare delle foto. Il giornale non è riuscito a contattare il suo collaboratore per ore. Nella tarda serata di lunedì, la polizia di Sciaffusa ha confermato che l’uomo era trattenuto alla stazione di polizia, ma non ha voluto fornire ulteriori spiegazioni”.
Secondo il giornale olandese, la polizia sciaffusana “potrebbe aver trattenuto anche il direttore di The Last Resort, Florian Willet, che era presente al suicidio”.
Le prossime settimane, con la condanna o l’assoluzione delle persone arrestate, saranno fondamentali per capire se l’utilizzo della capsula suicida verrà considerato ammissibile o meno.
- Europa Giovane6
- Famiglia221
- Fertilità154
- Giovani246
- Mondo201
- Podcast5
- Popolazione479
- Talk | 13 dicembre 20239
- Talk | La 'cura' delle persone5
- Trend96
- Video27
- Welfare234