Manovra, bonus bebè da 1.000 euro e tutte le altre misure pro natalità
- 16/10/2024
- Popolazione Welfare
Il bonus bebè sta per tornare, ma non sarà lo stesso. Dopo la fumata delle scorse ore, l’esecutivo inserisce nella Manovra una “Carta per i nuovi nati” che riconosce 1.000 euro una tantum alla nascita di un figlio per i genitori con Isee entro i 40.000 euro.
Si ricordi che, dal marzo 2022, il bonus bebè (o assegno di natalità) è stato sostituito con l’Assegno unico e universale per i figli a carico.
Non solo bonus bebè: tutte le agevolazioni per i genitori
Il bonus bebè, detto anche bonus nascite, rappresenta il pilastro delle nuove agevolazioni anti denatalità. La strategia dell’esecutivo si muove sia sul fronte della liquidità che sul fronte dei servizi all’infanzia, troppo carenti nel nostro Paese.
Sul punto, la Manovra:
- rafforza il bonus asili nido;
- prevede l’esclusione delle somme assegnate con l’assegno unico universale dal computo dell’Isee.
“Un intervento che mette al centro i cittadini, le famiglie” commenta la premier Giorgia Meloni. Fonti del ministero dell’Economia fanno sapere che nella manovra passata al vaglio del Cdm di ieri sera, 15 ottobre, vengono anche confermate e potenziate le misure per i congedi parentali, altro nervo scoperto della legislazione e della demografia italiana.
Dovrebbe essere confermata l’estensione della decontribuzione per le mamme lavoratrici autonome con due o tre figli, ovvero l’estensione del bonus mamme alle partite Iva.
Tra le misure di carattere sociale, si prevede la conferma della carta “Dedicata a te”, rifinanziata per il 2025 con un fondo di 500 milioni. La Legge di Bilancio 2025, inoltre, potrebbe essere il canale per l’estensione del quoziente familiare, di cui si è a lungo parlato. L’obiettivo è tenere conto del numero dei familiari a carico nel conto delle detrazioni fiscali.
Quoziente familiare
Quello che dovrebbe arrivare con la Manovra è un quoziente familiare “light”.
Secondo le indiscrezioni, il governo sta lavorando all’introduzione di un importo massimo detraibile, a sua volta modulato in base al nucleo familiare.
Rispetto all’Isee, il quoziente familiare è un indicatore più semplice perché si ottiene dividendo il reddito complessivo del nucleo familiare per il numero dei suoi componenti in base a dei coefficienti, senza tener conto della composizione del patrimonio, come invece fa l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente. Entrambi gli indicatori favoriscono le famiglie con più figli, anche se con motivazione differenti: il quoziente familiare perché divide il reddito per un numero maggiore di componenti, l’Isee perché considera la presenza di figli come un fattore che aumenta il bisogno economico della famiglia.
Il quoziente familiare ribalterebbe l’attuale sistema di tassazione, che è basato su redditi individuali.
Infatti, oggi se i due coniugi hanno guadagni diversi, si applicano due aliquote diverse nella tassazione. Con il quoziente familiare, spiega fiscomania.com, si tasserebbe l’intero reddito del nucleo con la stessa aliquota rischiando di disincentivare il coniuge che guadagna meno. Il quoziente familiare avrebbe un impatto importante sul calcolo dell’Irpef: a parità di reddito sarà avvantaggiato il nucleo familiare più grande e il risparmio aumenterebbe al crescere del reddito, avvantaggiando così le famiglie con redditi più elevati. Inoltre, l’aliquota l’Irpef verrà (probabilmente) applicata sull’intero reddito del nucleo e non più solamente sul reddito personale di ognuno dei componenti.
Il calcolo del quoziente familiare consiste nel dividere il reddito complessivo della famiglia per un coefficiente che dipende dal numero dei componenti, inquadrati in una scala di equivalenza. Il risultato costituisce la base imponibile su cui si dovrebbero applicare le aliquote Irpef, moltiplicate poi per il numero dei componenti della famiglia (per approfondire come si calcola il reddito familiare, clicca qui).
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