Allarme demografico in Italia: fecondità al minimo storico
- 08/11/2023
- Popolazione
La bassa natalità in Italia è un problema noto che si distingue per la sua gravità rispetto alla media europea. Nel biennio 2020-21, la media europea di nascite ogni mille abitanti è stata di 9,1, mentre in Italia è stata solo di 6,8.
La bassa natalità in Italia è una preoccupazione significativa poiché può avere impatti economici e sociali a lungo termine, tra cui un’inversione demografica e il rischio di una popolazione invecchiata con conseguenze sul sistema previdenziale e sulla forza lavoro. Le ragioni di questa tendenza sono complesse e possono includere fattori come l’instabilità economica, l’incertezza riguardo al futuro e la difficoltà a conciliare la vita lavorativa con la vita familiare.
Fecondità al minimo storico
La situazione della fecondità in Italia è caratterizzata da un calo costante del numero medio di figli per donna, con dati del 2022 che confermano questa tendenza negativa. Nel 2022, le donne residenti in Italia tra i 15 e i 49 anni hanno avuto in media 1,24 figli, un valore leggermente inferiore rispetto all’anno precedente (1,25), seguendo un trend decrescente in atto dal 2010. Nel 2010, si è registrato il massimo relativo di 1,44 figli per donna, ma da allora la fecondità è in costante declino.
La tendenza al calo della fecondità sembra persistere nel corso del 2023, con una stima di 1,22 figli per donna sulla base del numero provvisorio di nati rilevato tra gennaio e giugno.
Per trovare livelli di fecondità così bassi per il complesso delle donne residenti, bisogna tornare indietro ai primi anni Duemila. Tuttavia, in quegli anni, c’era una tendenza al recupero dopo il minimo storico di 1,19 figli per donna registrato nel 1995, in parte dovuto al contributo delle donne straniere. Nel 2006, ad esempio, la fecondità delle donne straniere era di 2,79 figli per donna, ma nel 2022 è diminuita a 1,87.
Fanno eccezione Bolzano e Trento
La situazione varia notevolmente tra le diverse regioni italiane. Il Centro presenta la fecondità più bassa, con 1,16 figli per donna, in calo rispetto all’anno precedente (1,19). Si osserva un notevole differenziale tra il Nord-est e il Nord-ovest, con il primo che ha un valore di 1,29 figli per donna, superiore all’1,24 del Nord-ovest, che è invece in linea con la media nazionale. Il Nord e il Mezzogiorno hanno entrambi una fecondità di 1,26, con il Nord che ha visto un calo e il Mezzogiorno un aumento nel 2022.
Le province autonome di Bolzano/Bozen e Trento hanno valori di fecondità più elevati rispetto al resto del paese, con 1,65 e 1,37 figli per donna rispettivamente. Nel Mezzogiorno, i valori massimi si registrano in Sicilia (1,35) e in Campania (1,33), mentre la Sardegna ha il livello più basso di fecondità (0,95).
Bilancio naturale
Dal 2008, anno in cui si è registrato il massimo relativo di nascite degli ultimi 20 anni, l’Italia ha perso la capacità di crescita demografica dovuta al bilancio naturale. Questo significa che il numero di persone che muoiono supera ampiamente il numero di nuovi nati. Nel biennio 2020-2021, si è registrata una perdita media annua di oltre 300.000 persone a causa del saldo naturale negativo.
Nel 2022, la situazione è peggiorata ulteriormente con una perdita di 320.000 unità in un solo anno. Questo significa che in soli tre anni, l’Italia ha perso circa 957.000 persone, il che equivale approssimativamente alla popolazione di una città come Napoli.
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