Solitudine, il fenomeno che preoccupa
- 22/11/2023
- Mondo
Hanno tra i 19 e i 29 anni, provengono da ogni parte del mondo e dichiarano di sentirsi “molto soli”. Questo è il dato che emerge dall’indagine ‘Lo stato globale delle connessioni sociali’ condotta da Meta-Gallup in più di 142 Paesi, secondo cui, il 27% dei giovani in quella fascia d’età ha sviluppato momenti e periodi di profonda solitudine. A proporre una soluzione è l’Oms. Si tratta della Commissione sulla connessione sociale, un progetto volto ad affrontare il fenomeno della solitudine come minaccia urgente per la salute.
Supportata da un segretariato con sede presso l’Oms, la Commissione sulla connessione sociale terrà il suo primo incontro a livello di leadership dal 6 all’8 dicembre 2023. La priorità della Commissione è quella di promuovere un maggior dialogo, in ogni sua forma, come prioritaria soluzione nei paesi di tutti i redditi.
Commissione sulla connessione sociale
La Commissione è composta da undici politici, leader di pensiero e sostenitori dell’iniziativa. Co-presieduta dal chirurgo generale statunitense, il dottor Vivek Murthy e dall’inviata per i giovani, con ruoli diplomatici, dell’Unione africana Chido Cleopatra Mpemba, la Commissione ha una progettualità triennale (2024-2026).
Due i grandi obiettivi:
- Analizzare il ruolo centrale svolto dalla connessione sociale per migliorare la salute delle persone di ogni fascia d’età;
- Delineare le soluzioni per costruire delle connessioni su larga scala.
Solitudine: rischi e possibilità
L’isolamento sociale consiste nell’avere una rete insufficiente, misurabile per quantità di rapporti, qualità delle interazioni e frequenza di contatto e supporto.
“Gli alti tassi di isolamento sociale e solitudine in tutto il mondo – ha affermato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus – hanno gravi conseguenze per la salute e il benessere. Le persone senza connessioni sociali sufficientemente forti corrono un rischio maggiore di ictus, ansia, demenza, depressione, suicidio e altro ancora. Questa Commissione dell’Oms contribuirà a stabilire la connessione sociale come priorità sanitaria globale e a condividere gli interventi più promettenti”.
L’isolamento sociale, infatti, colpisce giovani e anziani anche in paesi con alto reddito. Secondo i risultati della ricerca condotta, tra gli adolescenti, tra il 5 e il 15% sperimenta la solitudine. Tuttavia, è probabile che queste cifre siano sottostimate. Le ricerche scientifiche condotte in materia dimostrano che la solitudine può avere effetti negativi sul corpo e sulla mente delle persone tanto quanto il fumo o il consumo eccessivo di alcol. In altre parole, soli non si sta molto bene e la scienza pone il fenomeno della “disconnessione sociale” tra quelli che comportano morte prematura, stati di forte ansia, stress e depressione, portando all’aumento del 30% delle malattie cardiovascolari.
La proposta dell’Oms
Il progetto pone le sue radici negli anni trascorsi in isolamento a causa del Covid, ma le evidenze in materia dimostravano già molto prima quali fossero i rischi di lasciare soli giovani o adulti, indipendentemente da decreti e norme di contenimento della pandemia.
La nuova Commissione dell’Oms definirà, perciò, un’agenda globale sulla connessione sociale. Maggiore consapevolezza e collaborazioni guideranno le soluzioni ad hoc per i paesi, le comunità specifiche e i singoli individui.
“Sono entusiasta di lavorare a stretto contatto con un eccezionale gruppo di Commissari per promuovere la connessione sociale, una componente vitale del benessere – ha affermato il chirurgo generale degli Stati Uniti, il dottor Vivek Murthy -. Insieme, possiamo costruire un mondo meno solitario, più sano e più resiliente. Date le profonde conseguenze sanitarie e sociali della solitudine e dell’isolamento, abbiamo l’obbligo di fare gli stessi investimenti nella ricostruzione del tessuto sociale della società che abbiamo fatto nell’affrontare altri problemi sanitari globali, come l’uso del tabacco, l’obesità e le dipendenze”.
Il valore dell’incontro
La disconnessione sociale è un fattore che influenza risultati scolastici, abbandoni precoci degli studi, mancate iscrizioni all’università o abbandono della ricerca di un lavoro. La paura di restare soli, in età adolescenziale in particolar modo, porta ad una disconnessione totale. Risultati economici peggiori, scontri e conflitti più frequenti, minore soddisfazione e prestazioni lavorative a rischio mettono in risalto il valore dell’incontro.
Una sempre maggior connessione degli utenti ad altri, in tutto il mondo, potrebbe lasciar pensare che il fenomeno preoccupi più del dovuto. Ma è possibile restare soli? In generale, i tassi di solitudine segnalati dalla ricerca sono simili tra uomini e donne. I risultati globali mostrano che il 24% degli uomini e delle donne dichiara di sentirsi molto o abbastanza solo. Nella maggior parte dei paesi aderenti, la differenza di genere nel tasso di sentirsi soli è minima o nulla, ma in alcuni luoghi esistono sostanziali divari di genere. Nel complesso, ci sono più paesi in cui il tasso di solitudine auto dichiarata è più alto per le donne che per gli uomini (79 paesi) rispetto al modello opposto (63 paesi).
E i giovani? “I giovani non sono immuni dalla solitudine – ha affermato Chido Cleopatra Mpemba -. L’isolamento sociale può colpire chiunque, di qualsiasi età, ovunque. In tutta l’Africa e oltre, dobbiamo ridefinire la narrativa sulla solitudine. Gli investimenti nella connessione sociale sono fondamentali per creare economie produttive, resilienti e stabili che promuovano il benessere delle generazioni attuali e future”.
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