Afferrare il seno non è violenza sessuale: la sentenza controversa di un tribunale in India
- 24/03/2025
- Mondo
Un recente verdetto emesso dal Tribunale Superiore di Allahabad, nel nord dell’India, ha suscitato un’ondata di critiche e ha riacceso il dibattito sull’interpretazione delle leggi relative alla violenza sessuale nel paese. La corte ha stabilito che afferrare il seno di una donna o tentare di denudarla non costituisce un tentativo di violenza sessuale, ma una “aggressione sessuale aggravata”, un crimine meno grave secondo il codice penale indiano.
La decisione, arrivata al termine di un caso che ha visto coinvolta una minorenne, ha sollevato un acceso dibattito pubblico e politico sul significato di “violenza sessuale” e sulla protezione delle vittime in India.
Il caso che ha scatenato la polemica
Il caso in questione risale a novembre del 2021, quando un uomo ha aggredito una ragazza di 14 anni, cercando di strapparle i vestiti e di trascinarla verso un passaggio sotterraneo. Un tribunale di distretto aveva ritenuto che vi fossero prove sufficienti per considerare l’aggressione come un tentativo di violenza, ma il Tribunale Superiore di Allahabad ha modificato la decisione, sostenendo che le prove non erano sufficienti a sostenere tale accusa. Secondo il tribunale, la differenza tra pianificare e tentare effettivamente di compiere un crimine dipende dal grado di determinazione con cui viene messo in atto l’atto. In questo caso, la corte ha ritenuto che non ci fossero prove evidenti che dimostrassero l’intenzione chiara dell’imputato di commettere una violenza sessuale.
Questa valutazione giuridica ha sollevato forti dubbi e critiche, non solo per la disinvoltura con cui è stata trattata una vicenda tanto drammatica, ma anche per l’interpretazione della legge che riduce un atto violento a una “aggressione sessuale aggravata”, con conseguente minore severità nelle pene previste. Una tale decisione ha aperto la strada a una discussione più ampia sulle leggi in materia di violenza sessuale in India, in particolare quando le vittime sono minori.
La sentenza è stata aspramente criticata da vari settori della politica e della società civile. Annpurna Devi, ministro delle donne e dello sviluppo del bambino dell’India, ha denunciato pubblicamente la decisione definendola “errata” e ha sollecitato un intervento urgente da parte della Corte Suprema indiana. Secondo il ministro, il verdetto invia un “messaggio sbagliato alla società” e indebolisce la gravità dei crimini sessuali. Devi ha sottolineato che, mentre la legge deve chiaramente distinguere tra diversi gradi di reato, è fondamentale che venga anche considerato il trauma subito dalla vittima e l’intenzione dell’aggressore, al fine di garantire una giustizia equa.
“Il verdetto non solo ignora il dolore della bambina, ma stabilisce anche un precedente pericoloso che potrebbe indebolire la protezione dei sopravvissuti alla violenza sessuale in India”, ha avvertito la ministra. Le sue parole sono state supportate da attivisti e organizzazioni per i diritti umani, che hanno espresso preoccupazione per il rischio che sentenze simili possano rafforzare l’impunità e ostacolare la lotta contro i crimini sessuali in India. Le critiche si sono concentrate anche sulla possibilità che decisioni come questa creino un ambiente giuridico meno protettivo nei confronti delle vittime, in particolare delle minorenni, e contribuiscano ad una cultura della giustizia che minimizza la gravità degli atti di violenza.