Russia-Ucraina e Israele-Palestina, le guerre sono anche un incubo demografico
- 15/01/2024
- Mondo
“È criminale chi impedisce ai bambini di sognare. Questo fa la guerra”. Poche parole, quelle di Papa Francesco in collegamento con Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa. Sono parole che racchiudono un messaggio profondo: la guerra è un incubo e a soffrire sono sempre i più deboli.
Per il The Economist, quella russo-ucraina è una guerra che diventerà, però, anche un “incubo demografico”. Il riferimento è alla Russia, nello specifico, con la popolazione decimata dall’attuale conflitto e dal crescente fenomeno della denatalità. Perché anche fuori dai confini europei, il problema del calo delle nascite è una piaga che colpisce e intacca il futuro dei Paesi.
La diminuzione della quantità di sperma globale e l’instabilità politica, economica e sociale, in molti di questi Paesi hanno fatto sì che la denatalità divenisse uno dei punti all’ordine del giorno nell’agenda politica dei Governi. Il Paese in conflitto con l’Ucraina da ormai due anni rischia che la situazione peggiori, così come in Paesi in cui non si è in guerra, ma la popolazione continua a diminuire.
Russia in calo tra guerra e pandemia
Il Cremlino, dall’inizio del conflitto, ha applicato un meccanismo di propaganda, strumento utile a deviare la popolazione interna e quella esterna al conflitto sui dati reali della situazione. Il numero di morti, ad esempio, è uno dei temi sui quali Kiev e Mosca si fanno ulteriore guerra, con la seconda che gioca al ribasso con le proprie vittime.
Tra il 2020 e il 2023, si stima che la Russia abbia perso circa 2 milioni di persone in più rispetto a quanto avrebbe fatto normalmente e tra le cause c’è la guerra, la pandemia e i continui esodi. L’aspettativa di vita continua a diminuire e il numero dei nati non supera il numero di dei morti.
Come spiega il The Economist, infatti, dopo il picco demografico risalente alla prima metà degli anni ’90, con quasi 150 milioni di abitanti nel 1994, oggi la Russia è in continua “perdita”. Tra il 2020 e il 2023, non avendo dati realistici in merito, le perdite potrebbero oscillare tra l’1,9 e i 2,8 milioni.
Israele e Palestina: questione demografica
Il conflitto israelo-palestinese non è da meno e la demografia gioca un ruolo cruciale anche in questo caso. Quella palestinese è una popolazione che è cresciuta negli ultimi anni con un tasso di fecondità molto più elevato rispetto a quello arabo. Dal 1995 al 2022 il numero di nascite di ebrei israeliani è cresciuto del 71% passando da 80.400 nati a 137.566. Nello stesso periodo di tempo, le nascite degli arabi israeliani sono aumentate del 19%, passando da 36.500 del 1995 a 43.417 dell’anno scorso. Il conflitto in corso inciderà pesantemente sul nuovo scenario demografico dei due gruppi e ancora una volta saranno i giovani e bambini ad essere numericamente inferiori. Sono oltre 5mila i bambini che hanno perso la vita a seguito dell’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023. L’Unicef stima che solo a Gaza negli ultimi 18 giorni potrebbero essere morti oltre 2mila bambini. I dati riportano circa 400 bambini morti al giorno.
I due conflitti sono i più recenti e quelli maggiormente sentiti nel nostro Paese, ma le guerre denominate “a bassa intensità”, come il conflitto tra Pakistan e India per la regione del Kashmir o quello in Sudan o ancora la Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Mozambico, contribuiscono a creare instabilità politica, ansia e mancanza di speranze nel futuro, portando ad una generale paura. Ha senso mettere al mondo bambini in contesti in cui potrebbero non raggiungere neppure la maggiore età? In Italia, fortunatamente non in guerra, il quesito persiste e la denatalità continua a pesare su scelte politiche insufficienti e poco incisive.
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