Perché nessuno fa più figli? Le vere cause dietro la crisi della natalità
- 10 Giugno 2025
- Mondo
Sempre meno persone scelgono di diventare genitori. Ma perché? La crisi della natalità non è solo una questione economica o sociale: è una battaglia per la libertà riproduttiva. Un recente rapporto delle Nazioni Unite svela le vere cause dietro il calo della fertilità nel mondo e smonta i luoghi comuni che ci hanno accompagnato finora.
“The Real Fertility Crisis: The Pursuit of Reproductive Agency in a Changing World”, pubblicato dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa), ha esaminato la crisi globale della riproduzione umana con un approccio pratico e semplice: ascoltare le testimonianze dirette dei cittadini. Il documento evidenzia come le barriere economiche, le disparità di genere, le politiche sanitarie inadeguate e la disinformazione impediscano agli individui di esercitare pienamente le proprie scelte riproduttive. Inoltre, il rapporto critica l’allarmismo demografico e le politiche coercitive, proponendo invece approcci incentrati sui diritti umani e sull’autonomia individuale per consentire a tutti di raggiungere i propri obiettivi di formazione familiare.
In sintesi: la crisi della fertilità non è legata alla sovrappopolazione o alla sottopopolazione, ma all’incapacità degli individui di realizzare le proprie aspirazioni riproduttive.
Ma andiamo con ordine.
Genitorialità desiderata e non
Il rapporto, basandosi su una ricerca condotta dall’Unfpa e dalla società di sondaggi internazionale YouGov su oltre 14.000 adulti in 14 Paesi (che insieme rappresentano più di un terzo della popolazione globale), ha rilevato che una percentuale molto alta di uomini e donne non è in grado di realizzare le proprie aspirazioni di fertilità. Ciò si manifesta sia come fertilità “superiore al desiderato” (avere più figli di quanto idealmente voluto) sia come fertilità “inferiore al desiderato” (avere meno figli di quanto desiderato), entrambe critiche. Ad esempio:
- Circa un quinto degli adulti in età riproduttiva (18%) credeva di non poter avere il numero di figli desiderato: l’11% pensava che ne avrebbe avuti di meno, mentre il 7% credeva che ne avrebbe avuti di più.
- Tra le persone di età pari o superiore a 50 anni, il 31% ha riferito di aver avuto meno figli di quanto idealmente scelto, e il 12% di averne avuti di più e il 38% di questo gruppo ha dichiarato di aver raggiunto il numero ideale.
- Quasi 1 persona su 3 (32%) ha dichiarato di aver avuto, o che il proprio partner aveva avuto, una gravidanza non desiderata.
- Quasi 1 persona su 4 (23%) ha sperimentato un momento in cui desiderava un figlio ma si sentiva incapace di realizzare tale desiderio, e di questi, oltre il 40% ha dichiarato di aver infine rinunciato al desiderio di averne.
- Circa il 13% degli intervistati ha sperimentato sia una gravidanza non intenzionale sia ostacoli ad avere un figlio desiderato, indicando che i sistemi e gli ambienti circostanti non fossero in grado di supportare tale decisione.
Perché non si fanno più figli?
La ricerca ha identificato che le barriere sono spesso le stesse – quelle già note ai più -, sia quando si cerca di evitare una gravidanza sia quando la si desidera. I fattori principali includono:
- Precarietà economica: Il fattore più comune citato (39%), che include limitazioni finanziarie, insicurezza lavorativa/disoccupazione (21%) e problemi abitativi (19%). Testimonianze giovanili, in tal senso, evidenziano come l’impossibilità di avere un affitto accessibile, la mancanza di stabilità finanziaria e l’impiego precario ostacolino il desiderio di avere figli. “Voglio figli, ma sta diventando più difficile con il passare del tempo – racconta una 29enne messicana -. È impossibile comprare o avere un affitto accessibile nella mia città. Inoltre, non vorrei dare alla luce un bambino in tempi di guerra e in condizioni planetarie peggiorate se questo significa che il bambino soffrirà a causa di ciò”.
- Discriminazione di genere: Le continue e sistematiche discriminazioni di genere in tutti i Paesi contribuiscono all’impossibilità di esercitare una vera scelta riproduttiva, influenzando la ripartizione del lavoro domestico e le aspettative dei partner. La difficoltà di bilanciare carriera e famiglia, anche con il supporto di un partner, può portare le donne a scegliere di avere meno figli.
- Mancanza di supporto da partner e comunità: Un partner che desidera meno figli (14%) o il suo coinvolgimento insufficiente nelle faccende domestiche/cura dei figli (10%) rappresentano altrettante barriere significative.
- Assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva di bassa qualità o inaccessibile: Tra i limiti riportati c’è l’infertilità o difficoltà nel concepimento e le barriere all’accesso alle cure legate alla fertilità o a gravidanze medicalmente assistite.
- Scelta volontaria di non avere figli (Childfree by choice): Sebbene non sia la motivazione principale per il calo generale, un numero crescente di persone decide attivamente di non avere figli, spesso a causa di un mix delle cause precedenti. Il rapporto, tuttavia, si interroga se tale scelta sia sempre “incondizionata”. “Il futuro sembra cupo nonostante le misure prese dal governo – racconta una 31enne dalle Filippine -. Inoltre, molte politiche a livello mondiale sono contro l’assistenza sanitaria delle donne. Ho la sensazione che questo ci spinga a rimanere single e a non avere figli”.
- Mancanza di accesso a servizi come assistenza all’infanzia o istruzione accessibili. Ad esempio, quando la signora Carina Persson, in Svezia, ha saputo per la prima volta che poteva usare il congedo parentale di sua figlia per prendersi cura del nipotino, è stato un regalo inaspettato: “Questo mi ha dato l’opportunità di trascorrere del tempo prezioso con mio nipote, solo noi due, e allo stesso tempo, mi fa sentire bene poter alleggerire il peso di mia figlia e suo marito, che entrambi hanno lavori a tempo pieno. È un grande privilegio poter prendere il congedo da nonna con mio nipote”. Questa testimonianza dalla Svezia, un Paese noto per le sue politiche familiari progressiste, illustra come le politiche di supporto alla famiglia, come il congedo parentale trasferibile ai nonni, possano costruire fiducia nel futuro e facilitare la realizzazione delle aspirazioni familiari, alleviando il carico sui genitori e permettendo una maggiore condivisione delle responsabilità di cura.
- Pessimismo sul futuro: Preoccupazioni per la situazione politica o sociale (guerre, pandemie) e i cambiamenti climatici o il degrado ambientale sono fattori che influenzano il 19% degli intervistati. “Ci sono abbastanza risorse sulla Terra per sostenere tutti e anche di più – racconta Ilian, 24enne del Belgio-, sono solo distribuite in modo terribile, cosa su cui noi come società dovremmo lavorare ampiamente. Credo che saremo in grado di farlo, il che mi darà il privilegio di avere un figlio senza rimorso, ma fino a quel momento per molti coetanei è difficile sperare”.
Responsabilità e soluzioni
Il rapporto ha denunciato la tendenza a scaricare la responsabilità del calo dei tassi di fertilità sulle donne. Le fonti sottolineano che queste assunzioni sono “criticamente errate”, in quanto gli uomini giocano un ruolo essenziale in tutti gli aspetti della riproduzione, e le aspirazioni di genitorialità di entrambi i sessi stanno cambiando nel corso dei decenni.
Inoltre, le donne sono troppo spesso incapaci di esercitare una scelta riproduttiva veramente incondizionata a causa di coercizione, violenza di genere e discriminazione. Le politiche, sia quelle volte a ridurre la fertilità (come la politica del figlio unico in Cina o i precedenti divieti di aborto in Romania) sia quelle volte ad aumentarla (come i “baby bonus”), hanno dimostrato di essere spesso inefficaci a lungo termine e di causare gravi violazioni dei diritti umani. La costante inversione degli obiettivi di fertilità da parte dei governi, come in Cina, Giappone, Repubblica di Corea, Vietnam e Thailandia, che sono passati da politiche per abbassare la fertilità a quelle per aumentarla in pochi decenni, erode la fiducia nelle istituzioni e nelle politiche che dovrebbero sostenere le aspirazioni riproduttive.
Invece di tentare di influenzare i tassi di fertilità con “obiettivi demografici”, le politiche dovrebbero concentrarsi sul supportare le aspirazioni dei singoli individui. Ciò significa abilitare tutte le persone, uomini e donne, a prendere queste decisioni per sé stesse, sotto le condizioni che più si confanno ai bisogni riproduttivi personali.
Il rapporto identifica diverse aree politiche che devono essere affrontate per risolvere il problema della denatalità nei Paesi sviluppati:
- Salute sessuale: Servizi completi e accessibili, inclusi la pianificazione familiare, l’assistenza materna, i servizi di parto sicuro, l’aborto sicuro e la prevenzione e il trattamento dell’infertilità. È essenziale superare le barriere esistenti come restrizioni legali o pregiudizi dei fornitori di tali servizi.
- Sicurezza economica: Affrontare la precarietà economica è la barriera più importante. Le politiche dovrebbero includere l’accesso a un lavoro dignitoso, retribuzioni adeguate, assistenza all’infanzia e all’istruzione accessibili e sicurezza abitativa.
- Uguaglianza di genere e sostegno sociale: Eliminare la discriminazione di genere, la mancanza di sostegno da partner e comunità circostante, così come superare le aspettative sui ruoli di genere. Le politiche dovrebbero promuovere una divisione più equa del lavoro di cura, ad esempio attraverso congedi parentali per i padri e politiche aziendali family-friendly.
- Informazione e istruzione accurate: L’educazione sessuale completa e la consapevolezza della fertilità per uomini e donne sono fondamentali per decisioni informate. È cruciale combattere la disinformazione sulla salute riproduttiva incentivando sistemi di educazione che comprendano la riproduzione tra i loro obiettivi.
- Affrontare il pessimismo sul futuro: Le preoccupazioni per la situazione politica, sociale e ambientale influenzano le decisioni riproduttive. Le politiche devono costruire fiducia nel futuro.
- Riconoscimento delle diverse strutture familiari e dell’orientamento sessuale: I sistemi legali e le politiche dovrebbero smettere di limitare l’accesso ai servizi riproduttivi o ai benefici alle sole coppie eterosessuali sposate, riconoscendo la diversità delle famiglie moderne.
- L’importanza di ascoltare gli Individui e i dati basati sull’intenzione di genitorialità. La ricerca ha dimostrato che una percentuale molto alta di persone non riesce a realizzare le proprie aspirazioni di fertilità. La soluzione emerge dal “fare le domande giuste” per comprendere i desideri e le sfide degli individui, piuttosto che basarsi su metriche tradizionali come il tasso di prevalenza contraccettiva moderna (mCPR) o il bisogno insoddisfatto, che non sempre riflettono le reali intenzioni e l’autonomia delle donne. Nuovi metodi di misurazione incentrati sull’intenzione (“intent to use”) sono più efficaci per comprendere e rispondere ai bisogni reali.
Ciò che non è una soluzione
Le fonti criticano fermamente le politiche coercitive, sia quelle volte a ridurre la fertilità (come la politica del figlio unico) sia quelle volte ad aumentarla (come i “baby bonus” o i divieti di aborto). Tali politiche sono state dimostrate come spesso inefficaci a lungo termine, costose, e causa di gravi violazioni dei diritti umani. Le gravidanze non intenzionali non sono una soluzione alla sottopopolazione o al desiderio non realizzato di avere figli, poiché comportano costi significativi per la salute, il benessere e i diritti di tutti i cittadini.
In definitiva, la soluzione è un cambiamento paradigmatico che sposta l’attenzione dal controllo della popolazione da parte dello stato al sostegno dell’autonomia riproduttiva e dei diritti umani di ogni individuo, garantendo che le persone possano formare le famiglie che desiderano, alle condizioni che necessitano, e con dignità.
La resilienza demografica
La resilienza demografica è un concetto promosso dal Unfpa che rappresenta un approccio fondamentale per affrontare i cambiamenti demografici. Si definisce come la capacità di un paese di anticipare, adattarsi e trarre vantaggio dai cambiamenti demografici all’interno di un quadro basato sui diritti umani. Questo approccio si allontana dalle tradizionali e spesso allarmistiche politiche di “sicurezza demografica” o “controllo della popolazione”, che tentano di “ingegnerizzare” la dimensione o la composizione demografica a fini statali.
Il suo obiettivo primario è permettere agli individui di realizzare liberamente le proprie aspirazioni riproduttive desiderate, che siano avere figli o meno. Per raggiungere ciò, sono necessarie condizioni abilitanti quali la piena parità di genere, la stabilità economica (combattendo la precarietà, la disoccupazione e i costi elevati di alloggio e cura dei figli), un’assistenza sanitaria dignitosa (inclusa contraccezione e trattamento dell’infertilità) e la fiducia nel futuro.- Questo quadro promuove politiche che non cercano di manipolare i tassi di natalità, ma piuttosto di costruire un ambiente che supporti le decisioni riproduttive libere e informate di ogni persona.