“Il papà non deve accompagnare la sposa all’altare”: così la Svezia crea polemica
“Non è una nostra tradizione”. Questo è ciò che sostengono due pastori della Chiesa luterana in Svezia. La questione nasce da una tendenza, per loro recente, e che sia cioè il padre della sposa ad accompagnare all’altare la futura moglie.
Sara Waldenfors, pastore di Nylöse, Goteborg, e iscritta al partito socialdemocratico d’opposizione del Paese, insieme a Jesper Eneroth, ha avanzato la proposta di divieto. La motivazione? “È una scelta patriarcale”. Ma andiamo con ordine.
La richiesta della Chiesa svedese
“La tendenza relativamente nuova in cui il padre accompagna la sposa all’altare e la passa al nuovo marito non fa parte della tradizione della nostra chiesa”, hanno detto i pastori, come riporta il Guardian. “Sebbene la scena sia piacevole per le future coppie di sposi, non possiamo ignorare ciò che simboleggia: un padre che consegna una vergine minorenne al suo nuovo tutore”.
Nella celebrazione tradizionale del matrimonio in Svezia, gli sposi percorrono la navata insieme. Non c’è nessun passaggio di consegne, anche se sempre più di frequente, le donne chiedono di essere accompagnate dai papà e il permesso viene accordato dai singoli sacerdoti.
Il pastore Waldenfors, membro dei socialdemocratici all’opposizione, aggiungendo di essere contenta che la mozione abbia innescato il tipo di discussione che stavano cercando, ritiene che la questione debba essere affrontata in modo sistematico: “È stata una lotta per le coppie dello stesso sesso riuscire a sposarsi nella chiesa svedese. Perché allora dovremmo modificare una tradizione nella chiesa che non è la nostra e non rappresenta qualcosa a cui possiamo attenerci?”
Henrik Lööv, un commissario esecutivo della parrocchia di Jönköping, ha detto che si trattava di consentire l’inclusione della famiglia nella cerimonia piuttosto che di un “passaggio legale e patriarcale”. E come tanti altri si è trovato in disaccordo con la scelta delle due protestanti di presentare una mozione.
“In questo modo, la sposa o lo sposo scelgono di sottolineare l’importanza di un parente nella loro vita, una scelta che significa molto per tutti i soggetti coinvolti – ha detto Lööv -. Il passaggio di consegne della sposa è diventato sempre più popolare negli ultimi 10-15 anni. Probabilmente è dovuto all’ispirazione di Hollywood, ma anche al matrimonio della principessa ereditaria Vittoria, in cui il re ha camminato un po’ con lei lungo il cammino verso l’altare”.
In Svezia, solo il 10% di coloro che si sposa percorre la navata con la madre o il padre. La questione stava causando dibattito, ha detto, perché toccava due importanti valori svedesi: l’uguaglianza di genere e la libertà di scelta individuale. Il Paese, infatti, è tra quelli con il tasso più elevato di congedi parentali egualitari e parità di genere nella maggior parte dei settori.
Il dibattito si verifica nonostante il numero di matrimoni in calo in Svezia. L’anno scorso, si sono sposate 44.190 coppie. Nel 2012, la cifra era di 56.240.
E in Italia?
In Italia, il numero di matrimoni nel 2022 è stato 189.140, il 4,8% in più rispetto al 2021 e il 2,7% in più in confronto al 2019, anno precedente la crisi pandemica (durante la quale molte coppie hanno rinviato le nozze). L’Istat, inoltre, registra che i matrimoni religiosi, pressoché stabili rispetto al 2021 (-0,5%), sono diminuiti sensibilmente (-5,6%) rispetto al periodo prepandemico. Nei primi otto mesi del 2023 i dati provvisori hanno indicato una nuova diminuzione dei matrimoni (-6,7%) rispetto allo stesso periodo del 2022.
Tradizionalmente, nel diritto romano, la distinzione giuridica riguardava due forme di matrimonio: “cum manu” e “sine manu”.
• Matrimonio cum manu: La moglie passava sotto la potestà del marito (manus), diventando parte della sua famiglia. Perdeva i diritti e l’eredità dalla sua famiglia di origine e acquisiva quelli della famiglia del marito.
• Matrimonio sine manu: La moglie rimaneva sotto la potestà del padre (o del suo tutore), mantenendo i suoi diritti e l’indipendenza patrimoniale. Non entrava a far parte della famiglia del marito in senso legale.
Queste forme riflettevano diverse concezioni di autorità e autonomia all’interno del matrimonio.
Con l’avvento del cristianesimo, il matrimonio subì una trasformazione profonda. Da un’istituzione prevalentemente giuridica e sociale, il matrimonio divenne un sacramento religioso. La Chiesa enfatizzò l’indissolubilità del vincolo matrimoniale e il consenso reciproco dei coniugi come elemento essenziale per la validità del matrimonio, spostando l’accento dall’autorità patriarcale.
Questi cambiamenti ridimensionarono le differenze tra “cum manu” e “sine manu”, concentrandosi più sul legame spirituale e sacramentale che su quello legale. E no, non è obbligatorio che il passaggio dalla condizione originaria a quella nuova che si va formando con il vincolo matrimoniale richieda anche il passaggio formale del papà che accompagna la sposa all’altare.
Questa tradizione, sebbene comune e simbolicamente importante in molte culture, è una scelta personale. La sposa può essere accompagnata all’altare da chiunque ritenga significativo, come un altro parente, un amico, o anche scegliere di camminare da sola. La Chiesa cattolica non impone regole specifiche su chi debba svolgere questo ruolo, lasciando la decisione alla sposa e alla sua famiglia.
E la stessa possibilità, in Svezia, è “legge” perché diventa una questione di emancipazione: ribadire, quindi, l’importanza della libertà di scelta. Se indaghiamo l’etimologia del verbo latino emancipare, esso deriva da “e”, fuori di e “manu càpere”, prendere in possesso con mano, e si usava per la patria potestà spettante al “pater familias” anche nei confronti delle donne entrate a far parte del nucleo familiare a seguito di “matrimonium”.
La polemica
La notizia ha fatto il giro del web attirando anche in Italia molta attenzione. Si è parlato di voler scardinare la cultura e la tradizione della Chiesa, anche se in Svezia è il contrario. Così come, posta la questione nel nostro Paese, molte donne hanno confermato di non voler obbligatoriamente essere accompagnate dai genitori, e dal padre nello specifico. Tendenza sempre più crescente nelle famiglie allargate è quella di farsi accompagnare dal papà biologico e il nuovo compagno della mamma, ad esempio. Così come, chi non ha il papà o sceglie di non farsi accompagnare da quest’ultimo, punta all’amico a quattro zampe o al figlio se già c’è nella coppia.
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