Anche il ‘Festival dell’Uomo nudo’ in Giappone vittima dell’inverno demografico
- 23/02/2024
- Mondo
Al freddo, coperti solo dal tradizionale perizoma e dai tradizionali calzini tabi, ogni anno da 1250 anni migliaia di uomini, colpiti da secchiate di acqua gelata e con in corpo generose dosi di alcolico sakè, sciamano verso il santuario Konomiya-Jinja, in Giappone, per liberarsi della sfortuna e invocare benessere e prosperità. Altre migliaia di persone guardano. È l’Hadaka Matsuri, una delle feste più antiche del Paese del Sol Levante, terra ricca di spiritualità e riti che noi occidentali definiremmo come minimo bizzarri ma di grande fascino.
Nonostante abbia passato diverse epoche e periodi storici, questa festività oggi rischia di scomparire, vittima dell’inverno demografico che sta mettendo in ginocchio il Giappone. Ma qual è il senso della celebrazione?
Il Festival dell’Uomo nudo
La festa, che cade durante il Capodanno lunare, in una data variabile tra febbraio e marzo – quest’anno si è tenuta il 22 febbraio – comincia con la selezione casuale di un uomo che rappresenterà lo shin-otoko, ovvero l’Uomo nudo, l’Uomo dio. Dopo un periodo di isolamento tra veglia e preghiera, sarà lui, completamente spogliato e rasato (sopracciglia comprese), a dover assorbire la sfortuna dei pochi fortunati che riusciranno a toccarlo durante il suo percorso verso il tempio. Un obiettivo per il quale possono anche volerci anni di tentativi e un ‘onore’ non indolore per il prescelto, che spesso torna a casa con abrasioni e lividi, o infortuni più o meno gravi.
Tuttavia anche gli ‘uomini sfortunati’, così sono chiamati, rischiano di farsi male nella mischia, tra uno spintone e l’altro e le migliaia di mani e corpi decisi a tutto pur di toccare lo shin-otoko per passargli la mala sorte. Una bolgia anche violenta che rappresenta il culmine di una festa caratterizzata da diverse cerimonie e offerte alle divinità, e che poi si conclude con la distribuzione di un’enorme torta di riso, sempre in funzione rituale per propiziare benessere e fortuna.
In Giappone ci sono diversi Hadaka Matsuri locali, ma il più importante è quello del santuario Konomiya-Jinja a Inazawa, nella prefettura di Aichi che quest’anno, secondo gli organizzatori, ha richiamato circa 80mila spettatori che hanno incitato i circa 7.500 uomini nudi e seminudi.
Tradizione in crisi
Il festival dell’Uomo nudo però è in crisi. Secondo la tradizione i partecipanti devono essere abitanti locali, ma tra l’esodo dalle campagne verso le città e l’invecchiamento della popolazione, i papabili sono sempre meno. Anche perché devono essere giovani e in salute. Tanto che Daigo Fujinami, capo sacerdote del tempio Kokusekiji dove si tiene l’analogo festival Somin-sai nella città di Oshu, nella prefettura di Iwate, hanno dichiarato che quest’anno è stato l’ultimo: “Per quanto riguarda il Somin-sai dal prossimo anno, è stato deciso di non procedere con il festival. Questa decisione è dovuta all’invecchiamento delle persone coinvolte nel festival e alla carenza di successori. Sebbene siano stati fatti sforzi per continuare il festival al meglio delle nostre capacità, al fine di evitare cancellazioni o interruzioni dell’ultimo minuto in futuro, è stata presa la decisione di annullare il festival stesso”.
Il Giappone è indubbiamente in piena crisi demografica: in base agli ultimi dati diffusi nel 2023, il tasso di natalità ha raggiunto il minimo storico. Il numero medio di figli per donna ha toccato quota 1,2, dunque molto al di sotto del tasso di 2,07 considerato necessario per mantenere una popolazione stabile. Nel 2022 sono nati 770.747 bambini, sotto gli 800mila per la prima volta da quando sono iniziate le statistiche (1899).
Non solo, ma il tasso di mortalità da dieci anni supera quello di natalità, di conseguenza la popolazione è in calo. Come se non bastasse, i giapponesi sono sempre più vecchi, in un Paese che, insieme all’Italia, vanta una delle aspettative di vita più alta del Mondo,
Insomma, un mix esplosivo che non risparmia nemmeno le sacre tradizioni millenarie.
Quest’anno ammesse (in parte) anche le donne
Ecco perché quest’anno, nel tentativo di correre ai ripari, per la prima volta sono state ammesse al festival di Inazawa anche 30-40 donne. Si tratta di una novità assoluta, in quanto al massimo finora erano state accettate pochissime donne e singolarmente, mai un gruppo organizzato. Certamente è stata una partecipazione a metà, con regole speciali: le donne erano completamente vestite e hanno potuto prendere parte solo alla cerimonia della naoizasa, in cui vengono offerti alle divinità locali dei bambù avvolti in tele colorate. Dunque sono rimaste escluse dalla cerimonia momiai, il culmine del rito, l’assalto allo shin-otoko.
Nonostante queste restrizioni, la cosa rappresenta comunque un’apertura. Ayaka Suzuki, 36 anni, vice presidente di Enyukai, uno dei gruppi femminili partecipanti, ha dichiarato: “Siamo felici di aver creato una pagina nella storia”.
E purtroppo, anche la chiusura del Festival per mancanza di partecipanti è una pagina di storia.
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