Diritti dei bambini, progressi e passi indietro in un mondo in crisi
- 13/10/2023
- Mondo
Siamo lontani dal migliorare davvero la vita, il benessere e la sicurezza dei bambini nel mondo. Un obiettivo complesso che rientra tra quelli previsti dall’Agenda 2030, il quadro di riferimento internazionale sottoscritto nel 2015 da 193 Paesi delle Nazioni Unite per trovare soluzioni comuni alle grandi sfide del pianeta, tra le quali l’estrema povertà, i cambiamenti climatici, le crisi sanitarie e appunto il benessere dei minori. Alla base ci sono i principi di uguaglianza e non discriminazione.
L’Agenda 2030 e gli obiettivi per l’infanzia
A sette anni dalla ‘data di scadenza’ dell’Agenda, Unicef si è chiesta quanto siano state efficaci le azioni messe in campo finora per migliorare la vita dei bambini. Ha dunque realizzato un report, dal titolo ‘Progress on Children’s Well-Being: Centring child rights in the 2030 Agenda’, nel quale ha fatto il punto sul percorso per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) del 2030 per quello che riguarda l’infanzia in oltre 190 Paesi. Si tratta di 48 target organizzati su 5 aree:
• Survive and Thrive – Sopravvivenza e prosperità
• Learning – Apprendimento
• Protection from Harm – Protezione dai danni
• Safe and Clean Environment – Ambiente sicuro e pulito
• Life free from Poverty – Vita libera dalla povertà
Quello che emerge è che non siamo a un buon punto:
• Secondo l’Assemblea Generale dell’Onu solo il 6% dei bambini, in soli 11 Paesi (ovvero 150 mln di giovani), ha raggiunto il 50% degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per l’infanzia proposti dall’Agenda. Il che è, di fatto, il più alto livello di successo a livello globale
• Solo circa uno su tre indicatori SDG in esame è stato raggiunto o è ben avviato (nel senso che è stato conquistato oltre il 50%). A questo ritmo, nel 2030 solo un bambino su quattro vivrà in Paesi che avranno messo a segno il 70% degli obiettivi, e solo 60 Stati, rappresentativi del 25% della popolazione infantile del mondo, raggiungeranno i target. Rimarranno perciò fuori circa 1,9 miliardi di minori in 140 Paesi
• Oggi, un bambino nato in un Paese a basso reddito ha sette volte più probabilità di uno nato in una regione ad alto reddito di vivere in uno Stato in cui gli SDG relativi ai bambini richiedono un’accelerazione per essere centrati
Tuttavia, il report Unicef sottolinea che ci sono stati anche dei miglioramenti, tra i quali:
• A livello mondiale, dal 2000 la mortalità infantile (tra 1 e 4 anni) è diminuita del 59%
• Dal 2000 la copertura vaccinale globale è costantemente aumentata. Nel 2022, la copertura contro la difterite-tetano-pertosse (DTP3) è stata dell’84% e contro il morbillo (prima dose) dell’83%. Tuttavia, entrambi i risultati sono inferiori all’obiettivo di copertura del 90%
• La maggior parte dei Paesi ha fatto progressi in termini di tassi di completamento della scuola primaria. Tuttavia, uno su tre è regredito nella competenza legata all’apprendimento
Il mondo è in policrisi e i bambini sono i più esposti
Il quadro generale dunque è un insieme variegato di progressi e arretramenti, a volte non scontati. Alcuni Stati a basso reddito, ad esempio, hanno registrato i miglioramenti più rapidi. E’ il caso di Cambogia, India, Marocco, Ruanda e Uganda, dove comunque la strada da fare è ancora lunga.
In molti Paesi a basso reddito, i progressi sono stati relativamente ampi a causa di un punto di partenza più basso e di un forte impegno nazionale accompagnato da finanziamenti adeguati. Molti Stati ad alto reddito, dal canto loro, si stanno stabilizzando: in alcuni casi, sono vicini o hanno già raggiunto i target, mentre in altri hanno difficoltà a portare a termine l’opera.
I motivi per cui la situazione mondiale degli ultimi anni ha segnato una battuta d’arresto e a volte di involuzione sono diversi, ma possiamo sintetizzarli in una sola parola: policrisi. Un termine relativamente recente che descrive l’attuale contesto globale come caratterizzato da molteplici crisi, ognuna delle quali influenza l’altra in un insieme strettamente interconesso. E perciò, molto complicato.
Le policrisi colpiscono maggiormente i più poveri e i più emarginati, il che significa che i bambini sono largamente esposti a violenza, sfruttamento, povertà e malnutrizione, con conseguenze di lungo periodo che perpetuano le disuguaglianze strutturali e l’emarginazione. Un rischio ancora più forte per i minori che partono ulteriormente svantaggiati: le ragazze, i bambini con disabilità, quelli che vivono in povertà e quelli colpiti da conflitti e crisi climatica.
Le crisi del mondo attuale
Il pianeta si trova di fronte a molte sfide da affrontare.
• Prima su tutte l’ambiente. Quasi la metà dei minori nel mondo, pari a 1 miliardo, abita in luoghi estremamente vulnerabili agli impatti climatici, che stanno minacciando decenni di progressi in settori chiave come la salute, l’istruzione, la nutrizione, la protezione sociale e la riduzione della povertà.
• Poi un ruolo importante è giocato dalle crisi sanitarie. Una per tutte, la pandemia da Covid-19 che ha messo in luce gravi carenze nella preparazione sanitaria in tutto il mondo, non solo povero, e che ha compromesso i progressi in tutti gli SDGs. Tre le altre cose ha provocato il crollo dei servizi di vaccinazione e l’aumento di un terzo della povertà di apprendimento nei Paesi a basso e medio reddito. Inoltre, l’interruzione dei servizi, in particolare delle scuole, ha peggiorato i risultati scolastici di molti studenti e il loro benessere psicosociale.
• Capitolo guerre: negli ultimi 30 anni, il numero di Stati che vivono conflitti è aumentato. Più di 450 milioni di bambini in tutto il mondo, ovvero uno su sei, vivono in una zona con ostilità in corso. Il che si traduce in più di 30 milioni di minori sfollati, esposti alla violenza, compresa quella di genere, nonché al rapimento, all’abuso e allo sfruttamento. I giovani in contesti di belligeranza hanno più del doppio di probabilità rispetto a chi vive in pace di essere denutriti e senza acqua pulita, il doppio delle probabilità di morire prima dei cinque anni, e più del triplo di non andare a scuola.
Progressi e arretramenti nelle cinque aree d’azione dell’Agenda 2030
Anche le cinque aree d’azione in cui l’Agenda 2030 divide gli obiettivi correlati al benessere dei bambini segnano progressi e arretramenti a velocità variabile.
• Nell’area Survive and Thrive, negli ultimi 30 anni la mortalità sotto i cinque anni è scesa del 59% e i tassi di malnutrizione del 45%. Tuttavia, rimane una sfida la malnutrizione materna, strettamente legata alla malnutrizione infantile.
• Sull’Apprendimento (Learning), si è visto che la frequenza scolastica non porta necessariamente all’acquisizione di competenze fondamentali: 600 milioni di minori non acquisiscono la lettura e la matematica nonostante la maggior parte frequenti le scuole. La pandemia ha peggiorato questa situazione, con 11 milioni di bambini di 10 anni in più privi delle abilità di base.
• Nell’ambito Protection from Harm (Protezione dai danni) si registrano continue violazioni dei diritti. I tassi di matrimonio infantile sono diminuiti dal 1990, ma 12 milioni di ragazze ogni anno vanno ancora incontro a nozze premature. Senza cambiamenti, entro il 2030 altri 100 milioni di ragazze seguiranno questa strada. Ancora, nei Paesi più poveri, oltre il 20% dei bambini è intrappolato nel lavoro minorile.
• Nel campo dell’Ambiente sicuro e pulito (Safe and clear Environment) ci sono stati dei miglioramenti, ma oltre 2,2 miliardi di persone rimangono senza acqua potabile sicura e 3,5 miliardi non dispongono di servizi igienico-sanitari sicuri. Ogni giorno, oltre 1.000 bambini sotto i 5 anni muoiono a causa dell’acqua contaminata.
• Infine, il dominio Life Free of Poverty (Vita libera dalla povertà) approfondisce la povertà infantile e i suoi impatti nel tempo. I dati provenienti da 83 paesi mostrano che circa il 30% dei bambini sperimenta gravi privazioni e che il 15% ne affronta molteplici, mettendo a repentaglio il loro benessere attuale e il loro futuro.
Migliorare si può
Nel suo report l’Unicef prende atto di una situazione per certi versi scoraggiante, ma sottolinea anche come i passi in avanti ottenuti finora dimostrino che si può migliorare. Per raggiungere gli obiettivi previsti per il 2030, sarà però necessario che i Paesi che attualmente non sono al passo accelerino e intensifichino i propri sforzi. Investire nei diritti dei bambini, ricorda l’organizzazione, genera e mantiene risultati per tutte le società, le persone e il pianeta, poiché gli interventi nei primi anni di vita dei più giovani sono quelli maggiormente efficaci per eliminare la fame, la povertà, la cattiva salute e le disuguaglianze.
“In sette anni possono accadere molte cose”, ha aggiunto il direttore generale dell’Unicef Catherine Russell: “Possiamo rinnovare e riorientare i nostri sforzi e rendere il mondo un posto più giusto e più sano per tutti. Ma per farlo, i leader mondiali devono diventare difensori dei bambini e mettere i diritti dell’infanzia al centro delle loro politiche interne e delle loro agende di spesa”.
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