Baby happy hour: ecco come rendere i genitori meno soli
Lo sguardo infastidito dei commensali ad un ristorante, mentre tuo figlio piange, potrebbe toglierti la voglia di uscire. Lo stesso accade quando vuoi prendere un caffè con un’amica, ma il posto in cui andate non ha lo spazio neanche per il passeggino. Altrettanto può capitare a dei papà che, se da soli con i loro bambini, vengono assaliti dai passanti con domande strane del tipo: ‘E la mamma?’ o, ancora, ‘Fai tutto da solo?’. Ma immagina di entrare in un bar, in un locale o in appartamento, e vedere una cinquantina di bambini che giocano e si divertono mentre anche i genitori sono liberi e tranquilli nel bere un cocktail in compagnia. Il sogno di ogni genitore, probabilmente. Eppure, è solo la realtà resa possibile da una iniziativa messa in atto a Vancouver, nella Columbia Britannica in Canada, nell’Nord America.
Si chiama ‘Baby happy hour’ ed è un evento pop-up mensile realizzato dall’editrice della rivista locale, Stacey McLachlan, 36 anni, che ha rapidamente esaurito più di 50 biglietti al mese sin dal suo inizio nel mese di ottobre. “C’è molta richiesta: potresti fare uno di questi eventi ogni sera della settimana”, ha raccontato McLachlan al The Guardian. Ma scopriamo insieme cos’è il Baby happy hour e perché piace così tanto ai genitori (soprattutto a quelli più giovani).
Baby happy hour
Quando si diventa genitore si ha l’impressione di non avere più tempo. Non si ha più un’ora libera per dedicarsi ai propri hobby. Lavorare diventa ancora più impegnativo e stressante. Quando il bambino è molto piccolo mancano persino le ore per dormire. Ma forse più di tutto, si rinuncia con più facilità ai caffè o agli aperitivi in compagnia di amici.
A differenza della Germania e della Spagna (ma anche della stessa Italia), ha spiegato il quotidiano, dove i parchi giochi recintati ospitano spesso dei bar al loro interno, in Nord America, questi spazi a “misura di bambino”, in cui potersi sentire non solo genitore, ma anche una persona nella propria totale socialità, mancano quasi del tutto. Così è nata l’idea dell’editrice: spazi in cui divertirsi è normale, anche per gli adulti. “Puoi bere qualcosa, socializzare, fare rete sociale e anche tuo figlio potrà divertirsi. Tutte queste cose possono coesistere”, ha spiegato Stacey McLachlan.
L’essere genitore e l’essere una persona, indipendentemente dal proprio ruolo, nei Baby happy hour è possibile. Questo divario, con l’iniziativa dedicata alle mamme e ai papà e anche ai loro piccoli, è colmato. Nei casi in cui si verificano genitorialità precoci, poi, la voglia di abbandonare il proprio essere socialmente connessi, è ancora più difficile e spesso, avere altri genitori con cui confrontarsi può essere un vero e proprio supporto morale.
L’isolamento genitoriale
Un sondaggio di Action for Children che ha coinvolto 2.000 genitori ha rivelato che il 68% si sente sempre più isolato dalla propria cerchia sociale dopo il parto, citando vincoli finanziari e responsabilità di assistenza all’infanzia come limiti principali. Uno studio del 2018 della Croce Rossa britannica ha rilevato, inoltre, che il 43% delle mamme sotto i 30 anni si sente sola “spesso” o “sempre”, e oltre l’80% afferma di vedere meno i propri amici dopo aver avuto un figlio. E mentre le amicizie delle madri tendono a migliorare dopo che i loro figli compiono cinque anni, uno studio ha scoperto che i padri corrono un rischio maggiore di non riprendersi mai a livello sociale.
Nuove forme di genitorialità
Credere che la famiglia sia l’ultimo step da compiere nella vita, dopo che ci si sia divertiti e formati in età giovanile e costruiti la propria indipendenza in età adulta, può essere sbagliato. Sarebbe errato, infatti, assecondare lo stereotipo sociale per il quale, una volta diventato genitore, la propria vita passa in secondo piano e tutto si focalizza sul neonato.
Lo dimostrano alcune realtà, come le comunità di convivenza in California, ad esempio, che hanno realizzato case molto grandi in cui più famiglie possono convivere come coinquilini. Oppure plessi i cui membri scelgono di vivere all’interno di un comprensorio in cui è possibile condividere l’essere genitore, pur mantenendo la propria vita sperata come nucleo familiare a sé stante. Una tra le più note la Radish, comunità in Oakland, che si basa sulla formula “Living near friends” e cioè “Vivi vicino gli amici”. Sono realtà in cui è possibile trascorrere del tempo insieme, scegliendo i propri spazi e le distanze tra le abitazioni con i propri conoscenti e cari, senza quindi rinunciare alla socialità, ma porla sullo stesso piano della genitorialità. Promuovere relazioni di qualità e avere costante supporto, amore, affetto, vicinanza, per chi ha scelto di vivere in queste realtà, sembra essere alla base di quel processo che vede i genitori, non solo in quanto tali, ma anche come “animali sociali”.
Una panoramica italiana
Il tema della ‘conciliazione’ in Italia è molto sentito. Giovani e lavoro, lavoro e figli, genitori sempre più “incastrati” e mamme costrette a rinunciare alla propria professione pur di potersi dedicare ai propri bambini. Si tratta di un tema che spesso è oggetto di ricerche e report e che costringe le aziende a ripensare, oggi, con la denatalità ai massimi storici, a dei benefit che possano rendere più agevolata la vita professionale in concomitanza con quella genitoriale.
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