Natalità e lavoro, 7 under 35 su 10 rimandano o escludono la scelta di un figlio
- 05/02/2024
- Welfare
Sotto i 35 anni fare figli è ancora presto? A pensarlo, per una serie di ragioni, sono 7 giovani su 10 che in Italia hanno ammesso la possibilità di rimandare o escludere la scelta di un figlio in mancanza di adeguati strumenti a supporto della conciliazione.
A riportare questo dato è la Fondazione Magna Carta nello studio “Per una primavera demografica”. Altro dato significativo evidenziato dalla Fondazione è che sta crescendo l’attenzione delle aziende per la natalità. Ma vediamo nel dettaglio i primi risultati dello studio.
Cosa frena la natalità in Italia
Cosa frena la natalità in Italia? Per rispondere a questa domanda bisognerebbero analizzare una serie di variabili che vanno dall’incertezza economica sino all’inconciliabilità, alla mancanza di tempo e di supporti da dedicare alla famiglia.
Il 91% degli italiani dà alla componente reddituale un valore di importanza 9 su 10 nella scelta di fare un figlio o averne un secondo. Il 70% di chi ha meno di 35 anni, invece, valuta 8 su 10 la preoccupazione di non riuscire ad ottenere il giusto equilibrio tra la propria vita professionale e quella privata tra le motivazioni più forti per cui escludere di avere un figlio o rimandare tale scelta. A questo dato, si aggiunge un 78% dei giovani di età compresa tra i 17 e i 28 anni secondo i quali la paura della responsabilità è alla base di queste decisioni.
Questi numeri rappresentano solo alcuni dei risultati emersi dalla ricerca. L’obiettivo è stato quello di indagare le cause profonde della denatalità e avanzare una serie di proposte per invertire il trend negativo delle nascite.
Sono 1072 le persone che hanno preso parte alla ricerca rappresentando un campione così suddiviso: giovanissimi (17-22 anni), giovani (23-28), giovani adulti (29-34) e adulti over 35. A questi si sono aggiunti 400 insegnanti, 60 operatori sanitari e 70 psicologi.
Il welfare aziendale
Una parte dello studio, dedicata al ruolo che i sistemi di welfare aziendale possono avere nel sostegno alla natalità, è stato realizzato con la collaborazione di Jointly, Engineering, WellMAKERS by BNP-Paribas e Prysmian Group, che rappresentano oltre 30mila dipendenti con quasi 900 sedi operative al livello nazionale, e grazie al confronto con altre sei aziende che operano nei settori della distribuzione alimentare, della cosmesi e dell’abbigliamento. La Fondazione, con il supporto delle aziende, ha analizzato e mappato le buone pratiche di welfare aziendale adottate, ricostruendone l’impatto generato e in che modo l’evoluzione di questi sistemi ha avuto lungo dopo la loro introduzione.
Ciò che è emerso dalle interviste riguarda proprio il livello di gradimento del welfare aziendale. Le misure di natura economica adottate dalle aziende a sostegno del reddito familiare dei dipendenti sono “strutturali”, inserite cioè da decenni nei pacchetti di welfare delle aziende.
Le iniziative più specifiche per supportare la genitorialità, nella maggior parte dei casi, sono più recenti. Secondo quanto affermato dalla Fondazione, sono state adottate nel 70% dei casi negli ultimi tre anni. Le aziende che hanno aderito alla ricerca hanno dichiarato di aver attivato misure per garantire continuità di carriera alle lavoratrici madri negli ultimi tre anni, mentre l’80% dei casi riguarda misure di welfare adottate tramite azioni unilaterali dell’azienda stessa o sono frutto di una contrattazione interna.
Le misure a supporto della genitorialità
A questo punto è bene osservare che ci sono misure di welfare aziendale dedicate alla famiglia e alla genitorialità che risultano più apprezzate. Si tratta di campi estivi e soggiorni invernali che hanno avuto una valutazione di 8,5 su 10 da parte del 65% del campione delle aziende. Altre misure riguardano i momenti in cui è possibile ospitare i figli dei dipendenti in azienda, misura che ha ricevuto per il 33% il massimo del punteggio.
Un interesse crescente si registra anche per i corsi e servizi di counseling a supporto della genitorialità che hanno ottenuto 8 punti su 10 da parte del 65% del campione e per l’orientamento scolastico/lavorativo dei figli (con una valutazione di 9 su 10 per il 33% degli intervistati). Tra le misure su cui le aziende puntano maggiormente, infine, rientrano contributi economici finalizzati agli asili nido, adottati da oltre il 60% del campione.
Analisi e proposte della Fondazione
«Il 70% delle misure di sostegno alla natalità e alla genitorialità adottate dalle aziende coinvolte da Magna Carta nella ricerca sulle cause del gelo demografico in Italia sono state assunte negli ultimi tre anni – ha spiegato Gaetano Quagliariello, presidente della Fondazione Magna Carta sui dati preliminari della ricerca -. Circa l’80% di queste misure sono frutto di azioni unilaterali dell’azienda o poste in essere grazie ad una contrattazione interna, mentre il 70% degli Under 35 che hanno partecipato ai nostri focus group dice che potrebbe rimandare o escludere la scelta di fare un figlio in mancanza di un giusto equilibrio tra vita e lavoro»,
«Nelle scorse settimane abbiamo presentato i risultati della ricerca e un pacchetto di proposte in materia di welfare aziendale e politiche sulla natalità alla ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, che ringraziamo molto per l’attenzione. I giovani sono gli unici che possono farci uscire dall’inverno demografico ma va data loro l’opportunità di farlo. Per questo il tempo dedicato ai figli non può pregiudicare le prospettive di studio e di carriera dei genitori e l’aumento di produttività delle imprese deve avvenire aumentando la qualità e non solo la quantità del lavoro. Anche da queste innovazioni passa una rinnovata voglia di mettere al mondo nuove vite», ha concluso il presidente dalla Fondazione.
Nel pacchetto di idee che sono state sottoposte da Fondazione Magna Carta all’attenzione della Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, rientrano alcune proposte come quella sugli asili diffusi convenzionati alle aziende che punta su un welfare di prossimità per dare la possibilità di accedere in via preliminare alle graduatorie di iscrizione, o i voucher babysitter e per i centri estivi, ma anche l’estensione di tre mesi del congedo parentale retribuito all’80% fino al sesto anno di età del bambino.
O ancora la possibilità di utilizzare i decreti attuativi della legge delega per la riforma fiscale per incentivare lo sviluppo di piani di welfare aziendale a favore della conciliazione, e la possibilità di prevedere l’applicazione del credito d’imposta per quelle aziende che prevedono investimenti aggiuntivi per iniziative di welfare finalizzate al sostegno alla maternità.
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