Aborto, in Germania i movimenti pro-vita non possono fare più campagna davanti ai consultori
- 18/07/2024
- Mondo
Gli anti-abortisti non potranno fare campagna davanti ai consultori e gli studi medici. Lo ha stabilito il Parlamento tedesco, prevedendo anche sanzioni fino a 5mila euro per chi dovesse violare il divieto. Comportamenti come ostacolare l’accesso agli edifici alle donne incinte e al personale medico, intimorire le donne e cercare di dissuaderle dall’aborto, creano infatti un ulteriore stress alle interessate e sono state definite “molestie sui marciapiedi”. Le nuove regole si applicheranno fino ad un raggio di 100 metri intorno agli ingressi dei consultori e delle cliniche.
Mentre dunque in Italia si aprono le porte dei consultori ai movimenti pro-vita o si costringono le donne ad ascoltare il battito del feto, nel Paese teutonico si fa un passo in avanti per garantire diritto all’aborto.
Due visioni diverse, condensate nelle parole della ministra tedesca per la Famiglia, Lisa Paus secondo cui la legge approvata recentemente dal Bundestag è un “passo importante nel rafforzamento dei diritti delle donne”.
Il divieto si accompagna a quello di accesso, per i gruppi pro-vita, negli istituti dove si praticano aborti. L’obiettivo sostanzialmente è garantire la massima serenità possibile a donne che sono già sotto pressione e in una situazione difficile, come sottolineato da Paus.
In Germania l’aborto è ancora formalmente reato
Peraltro in Germania il diritto all’aborto non è così pacifico. Formalmente anzi è reato, considerato dall’articolo 218 del codice penale alla pari dell’omicidio colposo, punibile con pene fino a 5 anni. Ci sono però delle eccezioni: praticarlo entro la 12esima settimana di gravidanza, purché dopo una consulenza obbligatoria in un centro riconosciuto e dopo tre giorni di riflessione, stupro, malformazioni del feto o pericolo di vita per la donna.
Nel pratico, la giurisprudenza ha depenalizzato l’aborto, anche se rimane obbligatoria la consulenza che fornisce un certificato che viene dunque usato come ‘giustificativo’. Un obbligo che comporta comunque stress e pressione sulle donne, vista anche la difficoltà di organizzare la visita in questione.
A rendere complesso abortire in Germania c’è poi l’articolo 219 comma a, un retaggio nazista che prevedeva il divieto per i medici di fare pubblicità all’aborto. Una disposizione su cui in Germania si è molto dibattuto e che alla fine è stata riformulata, nel 2022, secondo un compromesso tra i favorevoli (centro- sinistra) e contrari (tra essi, il CDU di Angela Merkel): i medici possono far sapere che l’interruzione di gravidanza è fra i servizi offerti ma senza fornire dettagli.
Inoltre contestualmente il governo federale decise nel 2022 di istituire una commissione per l’autodeterminazione riproduttiva e la medicina riproduttiva, per ri-considerare alcuni aspetti come la donazione di ovuli e la gestazione per altri ma anche come supportare chi non riesce ad avere figli.
La scorsa primavera è arrivato il rapporto dei 18 esperti in medicina, psicologia, etica e diritto, che ha sottolineando come “l’illegalità di fondo dell’aborto nelle prime fasi della gravidanza non sia sostenibile”.
Il rapporto invita a modificare la legge sull’interruzione di gravidanza in modo che non sia più reato, e ad ampliare il periodo di aborto legale oltre le 12 settimane, vietandolo solo dopo la 22ma. Chiede inoltre norme meno restrittive sulla maternità surrogata.
Il dibattito così si è riacceso, e qualche giorno fa è arrivato quest’altro passo nella direzione del diritto all’aborto.
Ovviamente non sono mancate critiche alla legge, non solo nel merito ma anche secondo il principio per cui le donne dovrebbero accettare forme di manifestazione innocue per via del pluralismo delle opinioni”. Questo è quanto ha detto Christian Hillgruber, un avvocato pro-vita.
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