Sinner ringrazia i genitori, ma i giovani italiani come si sentono?
- 30/01/2024
- Giovani
Né un dritto né un rovescio, l’ultima lezione di Sinner che vince gli Australian Open è nelle sue parole: “Auguro a tutti di avere dei genitori come i miei”.
Il giovane campione azzurro ha scelto il giorno della vittoria (finora) più importante della sua breve carriera per dare spazio a un concetto che interessa la vita di tutti i bambini e di tutti gli adolescenti: il confine tra il ruolo dei genitori e la libertà dei figli. Un confine tanto sottile da individuare, quanto cruciale per la crescita degli “adulti del domani”.
Le sue parole assumono ancora maggior rilievo considerando che il tennis è stato cornice di molte divisioni tra genitori e figli. Dal più famoso Agassi a Jennifer Capriati, da Murray a Tsitsipas, alla italiana Camila Giorgi: campioni nonostante le difficoltà con i propri genitori.
Lo sport professionistico, specie se individuale, spesso diventa il luogo dove i genitori riversano le proprie frustrazioni pretendo che il proprio bambino o la propria bambina diventi un fenomeno.
Jannik Sinner ha avuto un background che gli ha permesso di scegliere la strada davanti a un bivio, prima, e di diventare un campione, poi. Ha avuto le idee chiare quando, dopo aver praticato sci con ottimi risultati, ha scelto la strada meno scontata che lo ha portato lontano da casa ancora 14enne.
Oggi ringrazia i genitori e spera che tutti gli adolescenti possano avere la fortuna e la libertà che lui ha avuto. Ma come si sentono i giovani in Italia?
La situazione dei giovani in Italia
Tra assenza di prospettive economiche e le conseguenze sempre più allarmanti del cambiamento climatico, milioni di giovanissimi sono immersi nella propria adolescenza deprivati di quello spirito tipico degli adolescenti.
Quella voglia di vivere, spesso, lascia lo spazio alla disillusione, il peggior nemico quando si è ancora giovani e tutta la vita dovrebbe svelarsi davanti agli occhi con le sue infinite e preziose possibilità.
Cosa avrebbe fatto il giovane Jannik se non avesse avuto la possibilità di sognare? Di sicuro non saremmo qui a scrivere di lui.
E invece diverse ricerche evidenziano che gli adolescenti italiani affrontano una serie di problemi che contribuiscono alla loro tristezza e disagio. Una situazione su cui ha inciso gravemente la pandemia e l’annesso lockdown: il 41% degli adolescenti italiani ritiene che la propria salute mentale ne abbia risentito negativamente, come emerge dalla VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza Hbsc Italia emerge. Il 37% ha inoltre riferito che la pandemia ha influenzato negativamente la loro vita in generale, ma bisogna precisare che “il lockdown ha acuito situazioni che già c’erano. Ha reso esponenziale un problema a cui non si era posto rimedio”, come dichiarato a Rai News da Alberto Villani, docente di Pediatria a Tor Vergata.
Passando al rapporto con i genitori, l’87% degli adolescenti ha dichiarato di subire una situazione di malessere psicologico legato alle liti familiari, per l’84% degli intervistati il malessere è legato anche ai disagi scolastici, come risulta da un’indagine di Sinpia.
La percentuale di adolescenti che sente di avere una famiglia capace di sostenerli e di dare loro supporto emotivo quando ne hanno bisogno scende al 52% nelle ragazze e al 61% nei ragazzi di 15 anni (rilevazione Hbsc).
Insomma, l’emergenza giovani è grave e, forse, sottovalutata. Dallo studio della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, emerge che quasi il 40% dei giovani conosce un coetaneo che pratica l’autolesionismo, più diffuso tra le ragazze.
L’unica nota positiva è la consapevolezza di queste generazioni: la maggior parte di loro non ridimensiona i propri disagi e il 58% ritiene che sia importante ricorrere all’aiuto di uno specialista. Non a caso gli ultimi esecutivi sono intervenuti a più riprese con il Bonus Psicologo.
I giovani, lo sport e la solitudine
Nonostante le note conseguenze benefiche dell’attività fisica per la salute mentale e fisica, in Italia l’ora di educazione fisica è ancora considerato un momento di svago, più che di formazione. Lo sport, un divertimento, più che una strada per crescere.
“Nelle nostre scuole non c’è possibilità di fare sport, di avere una refezione didattica, di avere un’occupazione sana del tempo in un ambiente controllato”, dice ancora il prof. Villani che aggiunge: “È lo stesso per lo sport diffuso e le attività educative. […] Un bambino su 3 è sovrappeso e le cause sono legate alla mancanza di strutture e spazi dove i bambini possano muoversi. Nelle indagini si rileva che il 30% dei bambini fa un’ora di gioco libero a settimana. Chi fa sport, lo fa solo per due ore, due volte a settimana”.
Un tempo era possibile giocare per strada, oggi quello spazio è stato preso dagli smartphone che allontanano dallo sport anche indirettamente. Come emerge da una San Marino vuole vietare lo smarthpone agli under 11 nelle scuole della Nemours Children’s Health presentata durante la National Conference & Exhibition dell’Accademia americana di pediatria (App) sempre più giovani guardano i social, si confrontano con gli influencer del fitness e si sentono inadeguati. Risultato: lasciano lo sport.
Insomma, la condizione dei più giovani è evidentemente aggravata da due fattori del nostro tempo: la solitudine e i social media.
Con 1,24 figli per donna e gli stipendi immobili da 30 anni, in Italia ci sono sempre più figli unici che, oltre a non avere fratelli, spesso hanno anche i genitori fuori casa per lavoro. La compagnia spesso diventa lo schermo di uno smartphone, con tutte le conseguenze negative del caso tanto che San Marino vuole vietare lo smarthpone agli under 11 nelle scuole.
C’è margine per intervenire su questa situazione e far aggregare i coetanei di persona, ma tutto sembra correre troppo velocemente per occuparsi dei problemi di una generazione poco ascoltata. “Si lasciano i ragazzi da soli, considerando che la maggioranza sono figli unici, e non si offrono punti di aggregazione sana. – dice ancora Villani su RaiNews – È impensabile che l’esplosione di questo tipo di disagio non riguardi ciò che c’è intorno.
Nel post pandemia si sono osservate una serie di patologie, tipiche delle guerre e delle catastrofi, ovvero un amento dei tentati suicidi, le crisi di agitazione psicomotoria e ansia. Ma è un trend atteso, osservato in questi frangenti, sarebbe sorprendente che non fosse così. Quindi o si fa qualcosa di concreto oppure sono solo chiacchiere. Servono serie misure perché i bambini possano fare sport, educazione al bello, alla musica… in maniera gratuita e in strutture controllate. È un problema che può essere affrontato con risultati concreti, se si vuole”.
Le difficoltà relazionali
Gli adolescenti, inoltre, hanno spesso difficoltà a relazionarsi con il mondo. Il 34,1% si dice chiuso in sé stesso, mentre il 25,1% lamenta rapporti problematici con gli altri, come emerge da una indagine di Inc Non Profit. Questi problemi vengono esacerbati da una mancanza di valori sociali condivisi e dalla crisi demografica, come spiegato dal Prof. Furio Camillo all’Adnkronos: “La mia generazione, quella dei boomer, ha vissuto la gioventù in un periodo di pieno ottimismo, dove al boom economico si accompagnava il boom demografico.
Il problema di questi giovani, invece, è che sono molto pochi nelle società occidentali. La questione demografica fa sì che loro voce conti o si senta poco. Se a questo aggiungiamo che quelli che votano sono pochissimi, perché questa generazione non si sente parte integrante della società, il quadro è completo”.
Una situazione che non riguarda solo i giovanissimi: circa il 27% dei giovani tra i 19 e i 29 anni dichiarano di sentirsi “molto soli”, sottolinea l’indagine ‘Lo stato globale delle connessioni sociali’ condotta da Meta-Gallup in più di 142 Paesi.
L’incertezza sul futuro
Infine, a pesare come un macigno sui più giovani c’è la crisi di prospettive: molti di loro crescono con il valore della meritocrazia, mentre il divario tra ricchi e poveri aumenta, e, in Italia, i salari restano ancorati al 1990 anche dopo anni di studio e di sacrifici.
Come evidenzia Oxfam, il Belpaese occupa da tempo le ultime posizioni in Ue in merito all’equa distribuzione dei redditi. A questi giovani si chiede impegno e sacrificio, ma raramente vengono offerte prospettive sul futuro.
Sono gli stessi che solo nella prima metà dello scorso anno, si sono tolti la vita in 200 perché iscritti a percorsi di laurea che non riuscivano a portare a termine, per il senso di angoscia generalizzata che respirano. Sono coloro i quali, secondo i dati Unicef-Policlinico Gemelli, per quasi il 40% soffrono di ansia e depressione in età adolescenziale.
I campioni sanno quanto sia importante crescere in maniera sana, aggiungendo responsabilità in modo progressivo e naturale, senza forzature: “I miei genitori mi hanno sempre dato, non mi hanno mai messo pressione, forse è la chiave per cui sono qui oggi” ha detto il 22enne Jannik Sinner dopo aver vinto l’Australian Open.
Una libertà e un senso di fiducia che aiutano i giovani: “Sono andato via di casa quando avevo 14 anni. Quindi ho dovuto crescere abbastanza in fretta, cercando di cucinare per me stesso, cercando di fare il bucato. Forse è stato il modo più veloce per crescere”.
Sfortunatamente, però, non tutti crescono in situazioni come quella di Sinner e senza una maggiore attenzione ai nostri giovani, anche le prospettive demografiche sono sempre più offuscate.
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