San Valentino, cosa pensa la Gen Z dell’amore? Solo il 47% conosce l’educazione sessuale
- 14/02/2025
- Giovani
Oggi, 14 febbraio, mentre il mondo celebra l’amore e le sue mille sfumature, la riflessione su temi cruciali legati alla sessualità giovanile si fa più che mai urgente. La giornata di San Valentino, infatti, offre lo spunto ideale per interrogarsi su come gli adolescenti vivano la sfera affettiva e sessuale oggi, tra nuove opportunità, sfide digitali e vecchie resistenze sociali. In un contesto in cui i giovani si trovano a fare i conti con stereotipi, discriminazioni e una scarsa educazione sessuale, le risposte non sono sempre chiare. Un’indagine realizzata da Save the Children in collaborazione con Ipsos, nell’ambito della ricerca “L’educazione affettiva e sessuale in adolescenza: a che punto siamo?” ci fornisce un’istantanea significativa della realtà che i ragazzi vivono, tra speranze, insicurezze e l’evidente distanza tra percezione e informazione.
Discriminazioni e body shaming
C’è una faccia nascosta dell’adolescenza che non tutti vogliono vedere: il 26% degli adolescenti tra i 14 e i 18 anni ritiene che discriminazioni legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere siano una realtà frequente, mentre il 22% si confronta quotidianamente con discriminazioni sessiste. E non finisce qui: più di un ragazzo su tre (il 35%) ha assistito o subito episodi di body shaming, un fenomeno che trova terreno fertile in una società sempre più ossessionata dall’immagine e dalla perfezione fisica. Non è una sorpresa, quindi, che la sessualità, intesa non solo come pratica ma anche come identità, diventi un campo minato per tanti adolescenti.
Questi numeri, che descrivono un clima di paura e incertezza, sono segnali di un disagio che cresce tra le giovani generazioni, un disagio che trova riscontro anche in altre aree della ricerca. La ricerca di Save the Children, infatti, evidenzia come molti adolescenti siano spinti a intraprendere esperienze sessuali per conformarsi alle aspettative sociali, come nel caso del 16% di intervistati che ha avuto un rapporto per non sentirsi “diverso” e il 9% che ha ceduto sotto le pressioni del partner. Ma se già i numeri legati alla pressione sociale sulle scelte sessuali sono preoccupanti, lo sono ancora di più quelli relativi al fatto che ben l’82% dei ragazzi non ha mai fatto un test HIV e solo il 12% è mai stato in un consultorio. Eppure, è proprio la mancanza di educazione sessuale adeguata, che rimane un tema tabù in molte famiglie e scuole, a rendere i giovani più vulnerabili a scelte rischiose e poco consapevoli.
L’era digitale e il suo impatto sui giovani
Se il corpo diventa il bersaglio di giudizi severi e discriminatori, la mente dei ragazzi è sempre più influenzata dalle immagini che popolano la rete. I dati dell’indagine parlano chiaro: il 24% degli adolescenti intervistati considera la pornografia una rappresentazione realistica dell’atto sessuale, mentre il 17% ritiene che l’autoproduzione di materiale pornografico possa essere una soluzione a necessità economiche. In un contesto in cui la pornografia è facilmente accessibile, il confine tra realtà e finzione si fa sempre più labile. Ma la cosa che preoccupa maggiormente è l’idea che molti ragazzi crescano con convinzioni errate sul sesso, come se fosse qualcosa di esclusivamente fisico e non un’esperienza emotiva e relazionale. In un’epoca in cui la pornografia è un fenomeno di massa, l’educazione affettiva e sessuale sembra essere sempre più un’urgenza.
E non è solo la pornografia a configurarsi come una forma di disinformazione. Il 47% degli adolescenti consulta principalmente internet per informarsi sulle pratiche sessuali, mentre il 57% si rivolge ai siti web per capire come prevenire le infezioni sessualmente trasmissibili (IST). Un’informazione che, purtroppo, non sempre è veritiera o completa, e che alimenta una cultura del “tutto è possibile” senza il giusto filtro critico. Il 12% dei ragazzi crede che il sesso online abbia lo stesso valore di quello dal vivo, alimentando così una percezione distorta e riduttiva dell’intimità.
C’è, quindi, un abisso tra il sapere acquisito attraverso il web e la realtà delle esperienze sessuali vissute, un gap che i giovani cercano di colmare in autonomia, senza l’aiuto di esperti e senza un percorso di educazione solido che dia loro gli strumenti per affrontare in modo consapevole e sicuro la sessualità. Questo può facilmente tradursi in comportamenti a rischio, come nel caso del 66% degli adolescenti che ritiene che le ragazze siano più inclini ad avere esperienze sessuali dopo aver bevuto alcolici (binge drinking), o il 69% che pensa che molte ragazze subiscano pressioni dal partner per fare sesso senza protezione.
La sfida dell’educazione sessuale
Secondo i dati dell’indagine, solo il 47% degli adolescenti ha ricevuto un’educazione sessuale a scuola. E la situazione è ancora più grave nelle regioni del Sud e delle Isole, dove la percentuale scende al 37%. Un dato allarmante, che dimostra come, in un’epoca di cambiamenti rapidi e di sfide digitali, la scuola non riesca ancora a rispondere alle necessità dei ragazzi in tema di educazione sessuale e affettiva. Un gap che, secondo Giorgia D’Errico, direttrice delle Relazioni Istituzionali di Save the Children, rischia di avere conseguenze devastanti sul futuro delle nuove generazioni, che si trovano a crescere con una formazione incompleta su temi fondamentali come il consenso, il rispetto, e la prevenzione della violenza.
Eppure, una speranza c’è. Più di un genitore su due si sente a proprio agio a parlare di sessualità con i propri figli, e il 75% ritiene che sia necessario affrontare questi temi con naturalezza e senza imbarazzi. Ma anche in questo caso, la carenza di strumenti adeguati a livello educativo e di informazione è evidente. L’educazione affettiva e sessuale, infatti, deve andare oltre il semplice nozionismo e deve essere in grado di affrontare anche la sfera emotiva, relazionale e digitale, aspetti fondamentali in un mondo sempre più interconnesso e complesso.
In questa sfida, il digitale gioca sicuramente un ruolo ambiguo: se da un lato offre la possibilità di accedere a informazioni e risorse in tempo reale, dall’altro rischia di confondere e disorientare i ragazzi, privandoli di un confronto reale e di una guida sicura.