‘Liberi di crescere’: 18 progetti per sostenere l’integrazione sociale dei figli di detenuti
- 23/04/2024
- Giovani
Sostenere l’integrazione sociale di bambini e ragazzi figli di persone detenute e favorire la continuità affettiva verso il genitore che si trova in carcere. È l’obiettivo dei 18 progetti selezionati con il bando ‘Liberi di crescere’, promosso da ‘Con i Bambini’ nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, nato nel 2016 da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, con Governo e Terzo Settore. Per queste iniziative, il Fondo mette a disposizione un contributo complessivo di 10 milioni di euro.
I progetti selezionati coinvolgono oltre mezzo milione di bambini e ragazzi che vivono in condizione di disagio, e le loro famiglie, mettendo in rete oltre 7.500 organizzazioni, tra terzo settore, scuole, enti pubblici e privati. 64 i comuni coinvolti in tutta Italia, con sette iniziative a Nord, tre al Centro e otto al Sud, e riguardano 69 istituti penitenziari di varia natura: case circondariali e case di reclusione maschili e femminili, ICAM, IPM, ICATT, carceri di massima sicurezza.
La maggior parte delle proposte ha una dimensione regionale e coinvolge tutti (o quasi) gli istituti di pena presenti in modo da agire a livello di sistema, uniformando modalità di intervento e presa in carico globale e continuativa di bambini e ragazzi figli di persone detenute. Sono sei i progetti che prevedono circoscritte a una sola casa circondariale.
Interventi di carattere socio-educativo
Andando nel concreto, gli interventi sono di carattere socio-educativo con l’obiettivo di contrastare la marginalità sociale che deriva dalla reclusione di uno o entrambi i genitori, marginalità che impatta sulla crescita dei ragazzi che vivono questo tipo di situazione e in generale sul benessere familiare. Spesso, il risultato è una povertà educativa che mina alla base anche la possibilità di un futuro migliore per i più giovani.
Per fare ciò, gli interventi agiscono su più livelli:
• benessere socio-relazionale dei bambini e dei ragazzi
• competenze genitoriali dell’adulto detenuto
• competenze genitoriali del partner in stato di libertà
• supporto alla relazione genitore-figlio in contesti detentivi accoglienti
• attivazione delle comunità di riferimento.
Tutte le proposte infatti presentano un equilibrio tra ‘dentro’ e ‘fuori’ il contesto detentivo, creando una linea di continuità in grado di consentire la normalizzazione della relazione con il genitore detenuto e facilitandone il rientro in famiglia dopo la scarcerazione.
Guardare oltre: i contesti di disagio
Ma il bando vuole andare oltre, e guarda anche ai contesti in cui maturano le situazioni di disagio, in modo da innescare un cambiamento più ampio. Come? Partendo dall’attivazione della corresponsabilità tra istituti penali, enti pubblici e privato sociale, e dalla diffusione della consapevolezza delle conseguenze affettive ed educative che derivano dall’esperienza detentiva sia per l’adulto sia per il bambino o il ragazzo.
Infatti, i progetti riguardano tutti gli attori che a vario titolo entrano in gioco: gli enti della giustizia penale (case circondariali, case di reclusione, uffici di esecuzione penale esterna, provveditorati regionali dell’amministrazione penitenziaria, centri per la giustizia minorile, etc.), il personale penitenziario, le amministrazioni locali, i servizi sociali territoriali, gli istituti scolastici e gli uffici scolastici regionali e/o provinciali, i garanti per l’infanzia e l’adolescenza, le famiglie e gli enti di terzo settore.
E per capire cosa funziona e cosa no, e cosa funziona bene, per gli interventi selezionati è prevista una valutazione di impatto, che sarà realizzata da Aragorn Iniziative. Così sarà possibile definire modelli di presa in carico sempre migliori, capaci di ridurre l’impatto negativo della detenzione dei genitori sui minori.
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