Come stanno i bambini italiani?
- 20/11/2024
- Giovani
Oggi, 20 novembre, si celebra la Giornata Mondiale del Bambino e dell’Adolescente, una ricorrenza che ricorda l’adozione della Convenzione ONU sui diritti del bambino, avvenuta il 20 novembre 1989. In Italia, come nel resto del mondo, questa giornata dovrebbe essere un’occasione di riflessione e impegno sui diritti e sul benessere delle giovani generazioni. Tuttavia, i dati che emergono non sono confortanti. Se da un lato l’Italia vanta un sistema sanitario pediatrico tra i più avanzati al mondo, dall’altro deve affrontare sfide imponenti legate alla povertà, alle disuguaglianze regionali e sociali, che minano la salute e il futuro dei suoi bambini.
Quest’anno, in concomitanza con la Giornata del Bambino, si apre a Firenze il 79° Congresso della Società Italiana di Pediatria (SIP). Il congresso, che riunisce esperti e professionisti della salute, offre uno spunto importante per analizzare lo stato di salute e di benessere dei bambini italiani, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche sociale ed educativo. Il tema della povertà, in particolare, assume un ruolo centrale nelle discussioni: la povertà in Italia non è solo economica, ma si estende a livelli alimentari, sanitari, educativi e persino energetici, con gravi conseguenze sullo sviluppo fisico e psicologico delle nuove generazioni.
Povertà assoluta e povertà relativa
Secondo i dati ISTAT aggiornati al 2023, più di 1 milione e 295 mila bambini in Italia vivono in condizioni di povertà assoluta, pari al 13,8% dei minori. La povertà assoluta si definisce come l’incapacità di soddisfare i bisogni primari per una vita dignitosa, tra cui cibo, abbigliamento e alloggio. Una condizione che, in un Paese come l’Italia, dovrebbe essere impensabile, ma che oggi è purtroppo una realtà. Le differenze territoriali sono un ulteriore aggravante: al Nord, infatti, il tasso di povertà assoluta è del 12,9%, mentre al Sud si alza al 15,5%.
Il divario geografico tra Nord e Sud non è una novità, ma è diventato ormai un segnale preoccupante che allarga il gap tra le regioni italiane, soprattutto per quanto riguarda l’accesso a servizi sociali e sanitari. In particolare, i bambini nati in famiglie di immigrati vivono in condizioni di estrema difficoltà, con il tasso di povertà assoluta che arriva al 35,1% nei nuclei familiari composti esclusivamente da stranieri, contro il 6,3% delle famiglie italiane.
“Ogni bambino dovrebbe avere la possibilità di crescere e svilupparsi in maniera ottimale, essere curato nel migliore dei modi quando si ammala, essere educato in modo da poter sviluppare tutte le sue potenziali risorse intellettuali e conoscitive. Ma la povertà, nelle sue diverse forme, ostacola il raggiungimento di questo diritto” denuncia Mario De Curtis, presidente del Comitato per la bioetica della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea come la povertà nelle sue diverse forme rappresenti un ostacolo significativo al pieno sviluppo dei bambini. De Curtis evidenzia come la povertà alimentare, sanitaria, educativa, energetica e la povertà ereditaria siano tutte concausa di un ambiente di crescita che non offre pari opportunità a tutti i bambini. La crescita fisica, psichica e intellettuale di un bambino dipende anche dalle condizioni materiali e sociali in cui si trova a vivere.
Povertà alimentare
La povertà alimentare è uno degli aspetti più drammatici di questo scenario. I dati parlano chiaro: oltre 7 bambini su 100 di età inferiore a 16 anni nel Mezzogiorno soffrono di deprivazione alimentare. Questi bambini non hanno accesso a una dieta equilibrata e nutriente, e questo ha gravi ripercussioni sul loro sviluppo fisico e cognitivo. La povertà alimentare non significa solo non poter mangiare a sufficienza, ma anche non poter acquistare cibi sani, come frutta e verdura, per cui il rischio di malnutrizione aumenta significativamente.
Nel 2021, la povertà alimentare ha colpito il 5,9% dei minori sotto i 16 anni in Italia, con una percentuale che sale al 7,6% nel Sud. La situazione è destinata a peggiorare, come dimostra l’aumento delle attività delle associazioni benefiche che distribuiscono alimenti alle famiglie in difficoltà. La Fondazione Banco Alimentare Onlus, ad esempio, nel 2023 ha distribuito oltre 110 mila tonnellate di cibo, supportando più di 1,7 milioni di persone, di cui circa 330 mila bambini sotto i 14 anni.
Povertà educativa
Accanto alla povertà alimentare, c’è la povertà educativa, un fenomeno che impedisce a molti bambini di accedere a una formazione adeguata e di sviluppare il proprio potenziale. Se Maria Montessori affermava che un bambino senza istruzione è “un cittadino dimenticato”, oggi la povertà educativa riguarda milioni di bambini, soprattutto nel Sud Italia, dove la disponibilità di asili nido è insufficiente. Nel 2022, l’obiettivo fissato dal Consiglio europeo di Barcellona di garantire un posto in asilo nido al 33% dei bambini sotto i 3 anni in ogni Paese membro dell’UE non è stato raggiunto da molte regioni italiane, in particolare quelle meridionali.
De Curtis denuncia che alcune regioni, come Sicilia e Campania, sono ancora lontane dal raggiungere una copertura del 45% dei bambini, obiettivo fissato dalla Commissione Europea per il 2030. Il tasso di abbandono scolastico in Italia resta uno dei più alti dell’Unione Europea, con un 11,5% di abbandoni rispetto alla media europea del 9,6%. La povertà educativa non è solo una questione di accesso all’istruzione, ma anche di qualità e opportunità di apprendimento.
Povertà sanitaria
Un’altra forma di povertà che colpisce i bambini italiani è la povertà sanitaria, una condizione che dipende in larga parte dalla regione in cui si vive. I dati sulla mortalità infantile in Italia rivelano un divario significativo tra il Nord e il Sud del Paese. Nel 2020, il tasso di mortalità infantile è stato di 2,51 per mille nati vivi, ma il dato nasconde una grave disuguaglianza. Nei bambini nati al Sud, infatti, il tasso di mortalità infantile è stato superiore del 70% rispetto a quelli nati al Nord. Se il Mezzogiorno avesse avuto gli stessi tassi di mortalità infantile del Nord, nel 2020 sarebbero sopravvissuti 155 bambini in più.
La disuguaglianza nell’accesso alle cure è ancora più marcata per le famiglie con bambini stranieri, che affrontano ulteriori difficoltà nel garantire ai propri figli l’assistenza sanitaria necessaria. La cosiddetta migrazione sanitaria è una realtà sempre più diffusa, con molte famiglie che sono costrette a trasferirsi da una regione all’altra per trovare cure migliori, ma questo porta con sé enormi costi economici e sociali.
Povertà energetica
Una forma di povertà che non è sempre visibile, ma che ha gravi impatti sul benessere dei bambini, è la povertà energetica. Secondo un rapporto di Save the Children, circa 1 bambino su 10 di età inferiore a 5 anni ha vissuto in case non adeguatamente riscaldate durante l’inverno del 2023. Le case fredde sono solo uno dei segni tangibili di una condizione di povertà che compromette il diritto a un ambiente sano e protetto. Anche in questo caso, il divario tra Nord e Sud si fa sentire, con il 16% dei bambini nel Sud Italia che vive in una condizione di povertà energetica.
L’impatto della povertà sulla salute
Come sottolineato dalla Società Italiana di Pediatria, la povertà ha un impatto diretto sulla salute psico-fisica dei bambini. I bambini che vivono in condizioni di povertà sono più vulnerabili a malattie croniche, a disturbi psicologici come ansia e depressione, e a difficoltà comportamentali. Il legame tra povertà e malattia è ormai un dato scientifico consolidato: l’incapacità di accedere a cure adeguate, a un’alimentazione sana e a un ambiente stimolante per lo sviluppo psicologico può compromettere il benessere dei bambini, accelerando il processo di invecchiamento biologico e aumentando il rischio di malattie dell’età adulta. Secondo un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità, la povertà è associata a un rischio maggiore di obesità infantile, un problema che sta diventando sempre più comune anche in Italia.
Annamaria Staiano, presidente della Sip, sottolinea l’allarmante aumento dei disturbi psicologici tra i giovani, soprattutto a partire dalla pandemia. Un adolescente su quattro, secondo la letteratura internazionale, mostra sintomi di depressione e uno su cinque soffre di disturbi d’ansia. Una condizione che comporta vulnerabilità, con effetti devastanti che si ripercuotono sulla qualità della vita e sulle relazioni sociali. Drammatici segnali di questo disagio sono emersi anche dai più recenti episodi di violenza giovanile, spesso legati a dinamiche di esclusione sociale e assenza di supporto familiare. L’isolamento sociale, noto come hikikomori, coinvolge oggi oltre 60mila adolescenti italiani, mentre l’abuso di alcol tra i minorenni si fa sempre più diffuso, favorito dalla disponibilità di bevande a basso costo.
In questo contesto, la Società Italiana di Pediatria invita le istituzioni a compiere un salto di qualità nel garantire il benessere dei bambini italiani. Oltre alla necessità di affrontare le disuguaglianze territoriali e sociali, la SIP propone soluzioni concrete, tra cui l’estensione dell’assistenza pediatrica fino ai 18 anni, la creazione di reti pediatriche più forti e il rafforzamento dell’educazione sanitaria nelle scuole per sensibilizzare i più giovani sui temi della salute e prevenzione.
La SIP propone anche la creazione di Case di Comunità nelle quali siano presenti pediatri specialisti in grado di garantire l’accesso alle cure per tutti i bambini, indipendentemente dalla loro provenienza geografica o socio-economica. Inoltre, è essenziale promuovere politiche che favoriscano l’accesso universale all’istruzione e ai servizi sanitari, affinché ogni bambino possa svilupparsi nel miglior modo possibile, senza essere ostacolato dalla condizione sociale o economica in cui è nato.
“In inglese – riprende Staiano – esiste un termine, ‘flourishing’, che significa fiorire: è uno stato di benessere che va oltre la semplice felicità, abbracciando la capacità di prosperare anche in condizioni difficili. Questo stato è correlato al benessere della famiglia, all’instaurarsi di relazioni familiari sane e quindi, alla crescita del bambino in un ambiente sano. Affinché i bambini italiani possano davvero ‘fiorire’, è fondamentale proteggerli da disuguaglianze e offrire alle loro famiglie il supporto necessario per una crescita serena e in salute. Solo costruendo una società che metta ‘il bambino al centro’ – conclude la presidente della Sip – potremo garantire a ogni giovane la possibilità di crescere in un ambiente che rispetti i loro diritti fondamentali”.
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