La povertà in Italia diventa ‘generazionale’
- 13/11/2024
- Popolazione
In Italia oggi circa il 9,7% della popolazione vive in condizioni di povertà assoluta, una cifra che corrisponde a circa 5 milioni e 694 mila individui, distribuiti tra 2 milioni 217 mila famiglie. Ogni giorno, migliaia di persone, tra cui bambini, anziani e lavoratori, affrontano la dura realtà di una vita segnata dalla deprivazione materiale, un fenomeno che, nonostante gli sforzi e le politiche di supporto, continua a crescere in maniera preoccupante.
La VIII Giornata Mondiale dei Poveri, fissata per il 17 novembre, torna a sollevare il velo su una problematica che rimane centrale nell’agenda sociale italiana, e per farlo, Caritas Italiana pubblica la ventottesima edizione del suo Rapporto su povertà ed esclusione sociale, un’opera che, come di consueto, porta alla luce la vastità e la gravità di una condizione che non accenna a diminuire.
“Fili d’erba nelle crepe”
Il rapporto di Caritas intitola l’edizione 2024 con una metafora potente e simbolica, “Fili d’erba nelle crepe. Risposte di Speranza”, un titolo che riflette un messaggio di speranza che, purtroppo, non riesce a mascherare la durezza della realtà. La povertà assoluta, infatti, continua a crescere in maniera preoccupante. Dal 2022 al 2023, il numero delle famiglie povere è aumentato, con un particolare balzo nelle regioni del Nord Italia, dove il numero delle famiglie in difficoltà è praticamente raddoppiato, passando da 506 mila a circa un milione. Le ragioni di questo aumento sono molteplici, ma tra le principali ci sono le difficoltà legate all’aumento del costo della vita e alla crescente precarizzazione del lavoro. Anche se la crescita è più contenuta nel Centro e nel Sud, l’analisi complessiva indica una situazione in cui la povertà non risparmia nessuna parte del Paese. È innegabile che, nonostante gli interventi pubblici, il divario tra il Nord e il Sud stia diminuendo, e con esso la disparità tra le aree più ricche e quelle più povere.
Di generazione in generazione
Uno degli aspetti più allarmanti della povertà in Italia è la sua natura di “fenomeno generazionale“. Il 34% degli adulti italiani tra i 25 e i 59 anni che sono cresciuti in condizioni di povertà, oggi si trovano a vivere in una situazione di difficoltà economiche. Questo dato, che ci pone ai vertici delle classifiche europee, evidenzia come la povertà non solo perdura, ma tende a perpetuarsi di generazione in generazione, contribuendo a creare un ciclo vizioso dal quale è difficile uscire.
Il fenomeno della povertà minorile, inoltre, è in costante crescita: ben il 13,8% dei bambini italiani vive in povertà assoluta, e nonostante i tentativi di contrasto, la condizione di svantaggio in cui si trovano le nuove generazioni si fa sempre più grave. La povertà infantile non è solo un problema economico, ma anche un ostacolo al diritto all’educazione, alla salute e alla possibilità di avere una vita dignitosa. Questi bambini sono destinati a crescere con un bagaglio di difficoltà che preclude loro molte opportunità, creando le basi per una povertà che si trasmette di generazione in generazione.
Quando l’occupazione non basta
L’aspetto che desta maggiore preoccupazione, tuttavia, è la diffusione della povertà tra i lavoratori. In Italia, l’8% dei lavoratori vive in condizioni di povertà, un dato che evidenzia una crescente precarizzazione del lavoro e la difficoltà di molti italiani a guadagnarsi da vivere in modo dignitoso, nonostante siano occupati. A farne le spese sono soprattutto i lavoratori con contratti precari, gli operai e coloro che appartengono a categorie professionali con bassa retribuzione. Il contrasto tra lavoratori che, pur avendo un impiego, non riescono a raggiungere un livello di reddito sufficiente per mantenere sé stessi e le proprie famiglie, e coloro che ricoprono ruoli dirigenziali o professioni ben remunerate, diventa sempre più evidente. Per questi ultimi, la povertà rappresenta una condizione distante, quasi sconosciuta. La crescente disuguaglianza tra chi lavora e chi non trova occupazione è una delle sfide più difficili da affrontare in una società in cui il lavoro dovrebbe essere la chiave per il benessere.
La dimensione abitativa della povertà è un altro aspetto che non può essere ignorato. Un numero crescente di famiglie vive in condizioni abitative precarie, sovraffollate, senza i servizi di base. Oltre un milione e mezzo di famiglie italiane si trova in questa situazione, e nonostante gli sforzi pubblici per migliorare le condizioni abitative, il problema rimane persistente. La difficoltà di accesso a un’abitazione dignitosa è uno dei principali ostacoli all’inclusione sociale, soprattutto per le famiglie con bambini o per le persone anziane. Questo fenomeno, che coinvolge anche il pagamento degli affitti e la gestione delle morosità, continua a crescere, con oltre 30 mila sfratti per morosità registrati nel 2023.
Misure di sostegno alla povertà
Nel contesto di questa crescente povertà, la Caritas continua a svolgere un ruolo fondamentale, offrendo supporto e assistenza a chi si trova in difficoltà. Il Rapporto 2024 testimonia come, nonostante la crescente domanda di aiuto, la risposta delle organizzazioni caritative non sia sufficiente a colmare il divario. Oltre 269 mila persone sono state accolte nei centri di ascolto della Caritas nel 2023, un dato che segnala una costante e crescente domanda di aiuto. Questo fenomeno è particolarmente evidente nel Sud Italia, dove le difficoltà economiche e sociali sono più acute. Tuttavia, anche nel Nord Italia si registra un aumento significativo delle persone in cerca di supporto. Un dato che deve far riflettere è che la povertà in Italia non riguarda solo i singoli individui, ma anche le intere famiglie, con il 26,4% degli assistiti che ha sperimentato più forme di vulnerabilità, e il 29% che ha vissuto tre o più fragilità contemporaneamente. Il fenomeno della povertà si sta quindi consolidando come un problema complesso, che coinvolge aspetti economici, psicologici e sociali.
In risposta a questa situazione, il governo italiano ha cercato di attuare delle misure di sostegno alla povertà, come l’Assegno di Inclusione e il Supporto alla Formazione e al Lavoro, che hanno sostituito il Reddito di Cittadinanza. Tuttavia, queste misure non sono riuscite a risolvere il problema e, anzi, hanno escluso un numero significativo di famiglie dalla possibilità di beneficiare del supporto. Il nuovo sistema di welfare ha ridotto drasticamente il numero dei beneficiari, escludendo circa 331.000 nuclei familiari, e ha introdotto difficoltà pratiche nell’accesso, soprattutto nel Nord Italia, dove la povertà è in aumento. La Caritas ha più volte sollecitato il governo a rivedere queste misure, per garantire che nessuno venga lasciato indietro, e a ripristinare un sistema universale di sostegno che copra tutti i cittadini in difficoltà.
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