Femminicidi, i campanelli d’allarme prima della tragedia: violenza psicologica in 50 casi su 70
- 21/11/2023
- Giovani
Dopo un femminicidio si sente spesso parlare di campanelli d’allarme che avrebbero potuto far evitare la tragedia. Ha analizzato questo ed altri aspetti l’Osservatorio Con i Bambini che nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile ha avviato “A braccia aperte”, la prima iniziativa di sistema in loro favore e a supporto delle famiglie affidatarie.
Dallo studio emerge che i traumi o eventi stressanti antecedenti al crimine domestico includono soprattutto la violenza assistita: fisica, psicologica, sessuale. Per violenza assistita si intende “il fare esperienza da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulti e minori”.
In particolare, la violenza assistita psicologica è stata segnalata in 50 casi su 70. Campanelli d’allarme che creano i primi importanti disagi nei minori come dimostra il fatto che il 13% degli orfani presenti forme di disabilità già prima del trauma. Tra le più comuni vi sono disabilità intellettive e relazionali e un ulteriore 8% presenta Bisogni Educativi Speciali (Bes), disturbi evolutivi specifici o disturbi psichici.
“La tragedia dei femminicidi purtroppo non finisce. Siamo tutti colpiti da questa condizione terribile – ha ricordato Marco Rossi-Doria presidente di Con i Bambini – Centinaia di bambini e ragazzi vivono una situazione difficile, fortemente traumatica: la mamma viene uccisa spesso davanti ai loro occhi dal padre, che finirà i suoi giorni in prigione o si suiciderà come spesso accade. I bambini sono orfani due volte, perdono madre e padre in un solo momento anche perché chi resta in carcere difficilmente vede i propri figli. A crescere gli orfani di femminicidio sono i parenti di prossimità: nonni, zii, che però, nei fatti, non godono ancora, purtroppo, di costanti azioni di prossimità che le politiche pubbliche si ripromettono da tempo di attuare e vengono lasciati soli ad affrontare un dramma così grande che ha bisogno di un’attenzione specializzata, così come di supporto burocratico, economico, organizzativo, legale, ecc… E poi c’è la vita che deve ricominciare: gli studi, il lavoro e la necessità di curare la ferita profonda che è dentro di sé” .
Le conseguenze del trauma sui bambini
Non ci sono stime ufficiali su quanti siano gli orfani delle vittime di femminicidio in Italia, anche detti ‘orfani speciali’ perché a decretare la perdita della madre è stato il padre. Si tratta di bambini ‘doppiamente orfani’, spiega l’organizzazione perché la perdita della madre per mano del padre significa anche che l’altro genitore non ha più contatti con i bambini e questi, divenuti maggiorenni e consapevoli dell’accaduto, quasi sempre non vorranno più vederli.
Con i Bambini ha preso in carico 157 orfani presi in carico dai quattro progetti finanziati da Con i Bambini. Questo dato è variabile perché altri 260 in tutta Italia sono stati già agganciati dai partenariati gestori, e a breve inizieranno anch’essi un percorso di sostegno e accompagnamento con le loro famiglie.
Il dato sconvolgente è che nel 36% dei casi i bambini hanno assistito all’uccisione della madre per mano del padre. Come spiega ‘Con i Bambini’ i minori che diventano orfani a seguito di tali tragici eventi subiscono un impatto psicologico devastante, che inevitabilmente influisce negativamente sulla loro sfera emotiva e relazionale. Le conseguenze psicologiche creano una vera e propria sindrome denominata child traumatic grief. Il bambino, sopraffatto dalla sofferenza e dalla reazione al trauma, diviene incapace di elaborare il lutto, e resta intrappolato in uno stato di dolore cronico.
Come vivono gli orfani speciali
L’Osservatorio riporta che in Italia il 42% degli orfani speciali oggi vive in famiglia affidataria, il 10% vive in comunità e il 10% con una coppia convivente. Solo il 5% è stato dato in adozione e vive con una famiglia adottiva.
Nella gran parte dei casi, spiega Con i Bambini, gli spazi in cui vive la famiglia risultano adeguati ai bisogni dei domiciliati e i nuclei familiari includono in media tra i tre e i cinque componenti, compresi i bambini.
Ma a preoccupare sono anche le condizioni economiche delle famiglie di destinazione dato che l’83% delle famiglie dei beneficiari arriva a fine mese con grande difficoltà, spesso per la necessità di sostenere le spese per professionisti e specialisti che supportino i bambini.
Chiaramente la condizione socio-economica degli orfani e delle famiglie affidatarie è un altro elemento discriminante per lo sviluppo di questi minori, già segnati profondamente dal trauma.
“I figli delle vittime di femminicidio sono fragili tra i più fragili. Vivono il dolore più estremo e più difficile da elaborare. Per fornire loro un supporto efficace è indispensabile che lo Stato attui una presa in carico totale, a partire dal monitoraggio e dalla conoscenza statistica di queste piccole vittime, rientranti nell’ambito del fenomeno dei minori fuori famiglia. Per questo, nel ddl Lavoro e Politiche Sociali del 1° maggio, ho promosso la costituzione di un Tavolo sui minori affidati ai servizi sociali e in carico a strutture, prevedendo una Relazione annuale al Parlamento sul loro stato per fare luce finalmente su queste storie, che vanno ben oltre i numeri. Solo così questi piccoli possono poi ricevere attenzione mirata ed efficace da parte delle istituzioni, a tutti i livelli, in alleanza con il terzo settore, il privato e il territorio”, ha spiegato il viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maria Teresa Bellucci.
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