Bambini stranieri svantaggiati, maggiore mortalità e rischio violenze
- 27/10/2023
- Giovani
Chi è socialmente svantaggiato lo è anche nella salute. Lo dimostra il Focus su disuguaglianze sociali al Congresso della Sip (Società italiana di pediatria) in corso a Torino, che rileva come i bambini stranieri vivano situazioni particolarmente sfavorevoli, anche rispetto ai ‘marginalizzati’ italiani, a causa di barriere linguistiche, marginalità, condizioni sociali ed economiche, ostacoli burocratici e amministrativi e traumi pregressi.
Eppure si tratta di una bella fetta di popolazione: in Italia è straniero circa 1 bambino su 10 da 0 a 18 anni e, secondo il 30esimo Rapporto annuale 2022 dell’Istat, il totale dei soggetti da 0 a 18 anni con background straniero sono 1 milione e 300 mila, circa un milione i minorenni nati in Italia da genitori stranieri (le seconde generazioni). Nel 2022 i bambini nati in Italia da genitori migranti sono stati il 15% delle nascite totali, a cui si aggiungono i minori stranieri giunti per ricongiungimento familiare e i minori stranieri non accompagnati che scappano da Paesi colpiti da guerre e persecuzioni.
La povertà assoluta riguarda il 36,2% delle famiglie straniere con minori contro l’8,3% dei nuclei familiari con minori composti da genitori italiani.
“I bambini di famiglie povere si ammalano di più e soffrono di patologie croniche, muoiono di più, sono meno frequentemente allattati al seno, vanno più spesso incontro a infezioni, disturbi di crescita, obesità, anemia, carenze nutrizionali, carie dentali, disturbi psicologici, comportamentali e anche psichiatrici”, sintetizza Mario De Curtis, presidente del Comitato per la bioetica Sip.
Maggiore mortalità infantile tra i bimbi stranieri
I problemi iniziano ancora prima della nascita: le barriere linguistiche e sociali infatti influenzano il comportamento delle donne in gravidanza. La marginalità e la scarsa conoscenza dei percorsi sanitari sembra tradursi in maggiori rischi per la salute della mamma e del neonato, con più nascite pretermine, infezioni, malformazioni, asfissia, distress respiratorio.
Come risultato, i bambini stranieri hanno un rischio più che doppio di mortalità neonatale e infantile rispetto agli italiani, sono molto più esposti al rischio di subire maltrattamenti (ancora di più se femmine) e a condizioni di svantaggio socioeconomico che influiscono sul loro stato di salute. In base ai dati Istat, la mortalità neonatale nei nati di madri straniere è pari a 2,5 ogni mille nati vivi, contro 1,6 ogni mille nati vivi da madri italiane, quella infantile è del 3,7 per mille contro il 2,3.
Un primo passo per garantire a tutti i bambini stranieri il migliore livello di tutela sanitaria possibile è dare piena attuazione alla norma che garantisce l’iscrizione al Ssn e il diritto al pediatra di famiglia a tutti i bambini, indipendentemente dal loro status giuridico o da quello dei genitori. Un diritto sancito nel 2012 da un accordo Stato Regioni e previsto nei Livelli essenziali assistenza (Lea) nel 2017, ma rimasto al palo.
“L’ostacolo burocratico che sinora ha impedito la piena applicazione della legge – spiega Piero Valentini, segretario del Gruppo di lavoro nazionale per il bambino migrante della Sip (Glnbm) – è stata la mancanza di indicazioni operative nazionali per quanto riguarda l’applicazione dei codici fiscali e dei codici di esenzioni. Si è lasciata alle singole Regioni l’opportunità di attrezzarsi con il risultato di una grande eterogeneità territoriale e un’ingiusta diseguaglianza. Nel 2022 però finalmente due circolari del ministero della Salute hanno regolamentato questi aspetti. Ora tutte le Regioni e le Province autonome hanno tutti gli strumenti per rendere questo diritto omogeneo e diffuso. Da qui l’invito a non perdere altro tempo”.
Sovrappeso e diabete
Altro problema messo in luce dagli esperti è l’’epidemia’ di diabete, correlata all’aumento del sovrappeso nei bambini stranieri in età scolare e negli adolescenti, che si stanno allineando, per così dire, ai coetanei italiani. Il tasso di sovrappeso e obesità, secondo alcuni studi, è infatti passato dall’1 al 10% in dieci anni, così come quello del diabete 1.
“Questi bambini tendono ad assumere le abitudini alimentari dei loro coetanei seguendo una dieta ricca di zuccheri e a grassi”, sottolinea Gianni Bona, fondatore del Gruppo di lavoro nazionale sul bambino migrante della Sip. “Il diabete mellito giovanile di tipo 1, soprattutto nei bambini appartenenti in alcune etnie e giunti nel nostro Paese dopo la nascita, ha una prevalenza di 10 volte maggiore rispetto ai coetanei italiani e un’insorgenza più precoce”, afferma Bona.
C’è poi l’aspetto della pubertà precoce tra le bambine adottate all’estero, conseguenza del repentino mutamento dell’ambiente e delle condizioni di vita.
Bimbe straniere più a rischio disagio psichico e violenza
Quanto alla salute psichica, la percentuale di minori stranieri in carico ai servizi per maltrattamento è tre volte maggiore rispetto a quella rilevata nella popolazione minorile. La violenza familiare e sociale caratterizza spesso il contesto di provenienza di molti minori presenti in Italia, un contesto che viene replicato e che può generare conflitto e violenza, soprattutto a carico delle ragazze. Spesso inoltre bambine e donne appartenenti a famiglie migranti sono prive di risorse e inserite in contesti di marginalità, cosa che rende molto difficile se non impossibile autodeterminarsi e in generale migliorare la propria situazione.
Le ragazze poi rischiano di essere costrette ai matrimoni forzati: secondo i dati del Gruppo nazionale di lavoro bambini migranti della Sip (Gnlbm), circa duemila ragazze nate in Italia sono comunque costrette a sposarsi ogni anno nello Stato di origine, in molti casi per matrimoni precoci e forzati.
Infine, le mutilazioni genitali femminili. In Italia si calcola inoltre che dal 15% al 24% delle 76.040 ragazze tra 0 e 18 anni provenienti da Paesi a tradizione escissoria siano a rischio di essere sottoposte a queste pratiche.
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