Perché la fertilità spagnola non decolla (nonostante la PMA)
La natalità in Spagna, e più in generale nel mondo sviluppato, è un tema di crescente interesse, tanto per le implicazioni socioeconomiche quanto per le sfide legate alla sostenibilità demografica. Uno studio dei trend di fertilità in Spagna evidenziato nell’indagine sulla fertilità del 2018 offre spunti intriganti su come i desideri di avere figli si scontrino spesso con ostacoli strutturali e personali, riflettendo una dissonanza tra l’intenzionalità riproduttiva e la realtà.
Il declino della fertilità
Nel 1991, Spagna e Italia sono stati i primi paesi al mondo a registrare un tasso di fertilità totale inferiore a 1,3 figli per donna. A distanza di oltre tre decenni, la situazione è rimasta pressoché invariata, con la Spagna che si conferma una delle nazioni con i tassi di fertilità più bassi al mondo. Secondo i dati del 2022, il tasso si attesta a 1,16 figli per donna. Tuttavia, ciò che desta particolare interesse è il divario significativo tra il numero di figli desiderati (che si avvicina ai due) e quello effettivamente avuto. Questo squilibrio tra desiderio e realtà indica che esistono ostacoli sistemici e personali che impediscono agli spagnoli di realizzare i propri progetti familiari.
I fattori determinanti
L’indagine del 2018 evidenzia che la presenza di un partner stabile e la disponibilità di risorse economiche sufficienti sono precondizioni fondamentali per l’avvio di un percorso genitoriale. Questo vale soprattutto tra i 25 e i 35 anni, quando si osserva la maggiore probabilità di transizione alla genitorialità. Non sorprende che l’instabilità lavorativa e i conflitti tra vita lavorativa e familiare emergano come i principali motivi per cui molte persone non riescono a raggiungere il numero di figli desiderato.
Un altro elemento di rilievo riguarda la differenza di genere nelle esperienze di fertilità. Gli uomini e le donne sperimentano percorsi riproduttivi leggermente diversi, anche se la probabilità di avere figli è significativamente legata, per entrambi, alla stabilità delle relazioni e all’occupazione. Tuttavia, per le donne, la condizione lavorativa sembra influenzare meno direttamente la decisione di avere figli, a differenza degli uomini, per i quali la stabilità lavorativa rappresenta un fattore chiave.
La questione del primo figlio
Analizzando in dettaglio il momento in cui gli spagnoli decidono di avere il primo figlio, emerge una tendenza chiara: la probabilità di diventare genitori cresce notevolmente tra i 30 e i 35 anni, ma dopo questa fascia d’età cala drasticamente. Per gli uomini, il possesso di un contratto di lavoro stabile aumenta la probabilità di avere figli, mentre per le donne, questa associazione appare meno forte. Tuttavia, l’avere un partner stabile si rivela un fattore determinante in entrambi i sessi per l’inizio del percorso genitoriale.
In questo contesto, la precarietà lavorativa assume un ruolo cruciale: i lavoratori con contratti temporanei o privi di occupazione stabile tendono a ritardare la formazione di una famiglia. Questo suggerisce che la sicurezza economica non solo facilita l’avvio della vita di coppia, ma rende anche più probabile la transizione verso la genitorialità.
Quanti figli si vogliono davvero?
Uno degli aspetti più interessanti emersi dall’indagine riguarda le intenzioni di fertilità, ovvero il numero di figli che le persone desiderano avere rispetto a quelli che effettivamente riescono ad avere. Tra i 45 e i 55 anni, circa il 30% degli intervistati ha meno figli di quanti ne avrebbe voluti, mentre solo l’1-2% ha superato le proprie aspettative riproduttive. Prima dei 32 anni, le donne mostrano una maggiore propensione a voler avere figli nei successivi tre anni rispetto agli uomini; tuttavia, dopo questa età, le intenzioni maschili superano quelle femminili. Questo cambiamento potrebbe riflettere una percezione diversa del tempo riproduttivo disponibile, dato che per le donne la finestra biologica per avere figli tende a essere più limitata.
Anche la parità gioca un ruolo chiave: la maggior parte di coloro che intendono avere figli sono o senza figli o con un solo figlio, e si concentrano tra i 28 e i 40 anni. Questo suggerisce che, mentre la società continua a percepire i 30 anni come il periodo ideale per iniziare a formare una famiglia, molti riescono a soddisfare solo parzialmente le proprie aspirazioni genitoriali.
Perché non si hanno più figli?
L’indagine ha indagato anche i motivi per cui le persone non hanno avuto il numero di figli che desideravano. Tra i principali ostacoli si segnalano la mancanza di risorse economiche adeguate e i conflitti tra vita lavorativa e familiare, seguiti dalla mancanza di un partner stabile e da problemi di salute, come l’infertilità. È interessante notare che le ragioni economiche diventano meno rilevanti con l’aumentare dell’età per il primo figlio, ma acquistano maggiore importanza per la decisione di avere un secondo figlio.
Inoltre, problemi di salute legati alla difficoltà di concepire emergono in modo significativo dopo i 40 anni. Questi fattori rappresentano ostacoli reali per molti spagnoli, che si trovano così a dover rinunciare al numero di figli desiderato.
Spagna all’avanguardia per la PMA
La Spagna è riconosciuta come uno dei paesi leader nell’ambito della procreazione medicalmente assistita (PMA), attirando pazienti da tutto il mondo grazie alla sua legislazione avanzata e alla qualità delle strutture mediche. Tuttavia, questo ruolo preminente nel settore della PMA non è sufficiente a compensare il declino generale della fertilità, che dipende da una serie di fattori socioeconomici, culturali e personali che vanno oltre le possibilità offerte dalla scienza medica.
Il contrasto tra la leadership spagnola nella PMA e il basso tasso di natalità si spiega guardando a una serie di elementi che influiscono direttamente sulla decisione di avere figli. Ma se la Spagna è leader nella riproduzione assistita, come si spiega il continuo declino della natalità?
Mentre la PMA offre soluzioni per i problemi di infertilità, essa non riesce a risolvere i problemi strutturali che impediscono a molti spagnoli di avere figli. Le principali ragioni del declino della natalità sono legate a dinamiche economiche, sociali e di vita quotidiana che la PMA non può affrontare da sola.
Nonostante la Spagna sia all’avanguardia nella PMA, l’accesso a queste tecniche non è universale. La PMA è un’opzione soprattutto per coppie con problemi di infertilità o per single e coppie dello stesso sesso che desiderano avere figli, ma non rappresenta una soluzione per la maggioranza della popolazione. Inoltre, i costi della PMA, non sempre coperti interamente dal sistema sanitario pubblico, e i limiti biologici imposti dall’età delle donne sono ulteriori fattori che limitano l’efficacia di questa tecnologia nel contrastare il declino della natalità.
Il quadro che emerge dall’indagine è quello di una popolazione che vorrebbe avere più figli, ma che non riesce a farlo per una serie di motivi legati all’incertezza economica, all’instabilità delle relazioni di coppia e ai problemi di salute. In futuro, sarà cruciale esplorare nuove politiche che possano sostenere le famiglie, favorire la conciliazione tra lavoro e vita privata, e migliorare la sicurezza economica, se si vuole invertire la tendenza verso un’ulteriore diminuzione della natalità.
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