L’1% della popolazione controlla più ricchezza del 95% del mondo
- 25/09/2024
- Mondo
In un contesto mondiale sempre più polarizzato, l’ineguaglianza economica si sta ampliando a un ritmo allarmante. Un recente rapporto di Oxfam Intermón, presentato durante le sessioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha messo in evidenza una verità inquietante: l’1% più ricco della popolazione mondiale possiede una ricchezza superiore a quella del 95% della popolazione globale. Questo dato, frutto di un’analisi basata su dati di UBS, sottolinea non solo la disparità economica, ma anche l’impatto significativo che questa ha sulla nostra società e sull’economia globale.
La concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi non è solo un problema economico, ma una questione di giustizia sociale. L’influenza crescente dei miliardari sulle decisioni economiche e politiche sta portando a una “iperconcentrazione di potere”, che mina gli sforzi collettivi per affrontare sfide globali come la crisi climatica, la povertà e la disuguaglianza.
Il ruolo dei miliardari nell’economia globale
Oxfam ha evidenziato come più di un terzo delle 50 maggiori aziende al mondo abbia un miliardario come amministratore delegato o azionista di maggioranza. La capitalizzazione di mercato di queste aziende ammonta a circa 13.300 miliardi di dollari, un segno tangibile di quanto il potere economico sia concentrato in poche mani. Questa situazione non solo mette in discussione il concetto di meritocrazia, ma pone interrogativi critici sulla sostenibilità del nostro sistema economico.
Questa “oligarchia globale” sta plasmando le regole del gioco a proprio favore, a discapito del resto della popolazione. L’ombra dell’oligarchia si allunga sulle istituzioni internazionali, come le Nazioni Unite, le quali stanno perdendo la loro capacità di affrontare efficacemente le disuguaglianze e le ingiustizie a livello mondiale. Secondo Franc Cortada, direttore di Oxfam Intermón, gli ultra-ricchi e le mega-corporazioni stanno ostacolando i progressi verso un futuro più equo.
La disuguaglianza tra il nord e il sud globale
Uno degli aspetti più critici di questa situazione è l’impatto sui tentativi di affrontare le sfide globali, come la crisi climatica e le disuguaglianze persistenti. Oxfam osserva che gli sforzi per combattere l’evasione fiscale, garantire l’accesso ai vaccini e gestire il debito dei Paesi in via di sviluppo vengono ostacolati dai poteri oligarchici. In effetti, l’1% più ricco possiede il 43% degli asset finanziari globali, un dato che pone seri interrogativi sulla possibilità di attuare politiche che possano garantire un futuro sostenibile per tutti. La presenza di pochi attori dominanti, come i grandi gestori di fondi, che controllano una porzione così significativa degli investimenti globali, rappresenta una barriera significativa per l’implementazione di politiche equitative.
In questo contesto, la risposta di Oxfam si concentra sulla necessità di un’azione multilaterale che promuova un nuovo modello di fiscalità internazionale, la cancellazione dei debiti pubblici insostenibili e un quadro normativo per la proprietà intellettuale che garantisca l’accesso alle tecnologie essenziali, specialmente in tempo di crisi sanitaria. Questi temi non sono solo tecnicismi economici, ma rappresentano la chiave per un futuro più giusto e equo. Tuttavia, la strada da percorrere è in salita. Le recenti pressioni delle grandi aziende nei negoziati internazionali hanno dimostrato come la lobby economica possa ostacolare progressi significativi. L’incapacità di affrontare la tassazione internazionale e le problematiche legate ai diritti di proprietà intellettuale sono esempi lampanti di come gli interessi oligarchici stiano minando gli sforzi per un ordine mondiale più equo.
In particolare, la crisi della pandemia ha messo in evidenza l’urgenza di riforme strutturali. Le grandi aziende farmaceutiche, ad esempio, hanno accumulato profitti enormi durante la pandemia, mentre si opponevano agli sforzi per rendere le tecnologie vaccinali accessibili a tutti. Questo monopolio ha causato un’enorme disparità nella distribuzione dei vaccini, contribuendo a una crisi globale della salute pubblica. Nonostante le resistenze, ci sono segnali di speranza: le discussioni su un nuovo trattato internazionale per le pandemie stanno guadagnando slancio, miranti a garantire che le lezioni apprese dalla pandemia non vengano dimenticate.
Un altro aspetto cruciale è rappresentato dalla crisi del debito globale, che ha colpito in modo sproporzionato i Paesi a basso reddito. Questi Paesi spendono quasi il 40% dei loro bilanci annuali per il servizio del debito, una cifra che supera di gran lunga gli investimenti in sanità, istruzione e protezione sociale. La predominanza dei prestatori privati, che spesso operano come “fondi avvoltoio”, complica ulteriormente la situazione. Questi investitori acquistano debito in difficoltà e fanno pressioni per ottenere pagamenti completi, a spese dello sviluppo socio-economico dei Paesi indebitati.
In sintesi, la relazione di Oxfam Intermón mette in luce una realtà preoccupante: l’iperconcentrazione della ricchezza e del potere minaccia i progressi verso una società più giusta. Mentre alcuni leader globali stanno iniziando a riconoscere l’importanza di affrontare le disuguaglianze, è chiaro che sono necessari sforzi concertati per invertire la tendenza verso l’oligarchia globale. Solo attraverso un impegno collettivo e un approccio equo è possibile sperare in un futuro in cui tutti possano beneficiare dei frutti dello sviluppo economico.
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