L’aborto farmacologico precoce non è pericoloso per la salute delle donne
Non solo salute, ma anche “una questione politica”, L’aborto, per la dottoressa Karin Brandell, ginecologa presso il Karolinska University Hospital e dottoranda presso il Department of Women’s and Children’s Health, è soggetto a due strade: da un lato la scienza, che procede dimostrando che “l’aborto farmacologico precoce non è pericoloso per la salute delle donne” e dall’altro la politica che influisce direttamente sul diritto all’aborto in diversi Stati del mondo.
Cliniche e ospedali attualmente rinviano l’aborto farmacologico fino a quando l’ecografia non conferma una gravidanza all’interno dell’utero. Tuttavia, un ampio studio internazionale condotto da ricercatori della Facoltà di Medicina del Karolinska Institutet in Svezia della dottoressa Brandell ha indicato che il trattamento può essere ugualmente efficace e sicuro anche prima della sesta settimana di gravidanza. Lo studio è stato pubblicato su The New England Journal of Medicine.
“Le donne spesso scoprono molto presto se sono incinte e la maggior parte sa anche se desidera interrompere la gravidanza e, in tal caso, desidera che ciò avvenga il più rapidamente possibile”, ha spiegato l’autrice dello studio Brandell. “Per questo abbiamo voluto studiare se l’aborto molto precoce è efficace e sicuro quanto quello nelle settimane successive“.
Lo studio
In Svezia nel 2023 sono stati effettuati 35.550 aborti, oltre il 60% dei quali prima della fine della settima settimana di gravidanza – secondo quanto riportano dall’Istituto di Medicina svedese. Spesso, la procedura viene rinviata fino a quando non viene confermata l’assenza o presenza di una gravidanza intrauterina, tramite ecografia vaginale, per escludere la possibilità di una gravidanza ectopica, in cui l’embrione si attacca all’esterno dell’utero, solitamente nelle tube di Falloppio. In quel caso, la gravidanza non viene interrotta da un aborto farmacologico perché può essere pericoloso per la vita della donna. Ma, un’ecografia rivela una gravidanza a partire dalla quinta o sesta settimana, limite massimo per accedere all’aborto in alcuni Stati (Florida, Usa, ad esempio).
Lo studio, denominato “Vema (Very early medical abortion)”, ha coinvolto oltre 1.500 donne in 26 cliniche in nove Paesi. Si trattava di donne che avevano richiesto un aborto prima che l’ecografia potesse confermare una possibile gravidanza intrauterina. Divise in due gruppi, le donne sono state assegnate in modo casuale a una pratica di aborto ritardato (nella settimana 5-6) o a un aborto precoce (nella settimana 4-5). Entrambi i gruppi hanno ricevuto due farmaci: mifepristone e misoprostolo.
All’inizio dello studio, tutte le partecipanti erano incinte di almeno 5 settimane e non presentavano sintomi di gravidanza ectopica (ad esempio dolore addominale o sanguinamento) o fattori di rischio per tale gravidanza (ad esempio gravidanza nonostante spirale o precedenti gravidanze ectopiche). La misura dell’esito era l’interruzione della gravidanza, cioè l’aborto completo.
“L’aborto farmacologico molto precoce è risultato altrettanto efficace e sicuro da eseguire, anche in caso di gravidanza ectopica non diagnosticata”, ha spiegato Kristina Gemzell-Danielsson, professoressa di ostetricia e ginecologia presso lo stesso dipartimento e medico senior al Karolinska University Hospital, oltre che responsabile del progetto dello studio Vema.
“Una questione politica”
In entrambi i gruppi, oltre il 95% delle donne ha avuto un aborto completo, ma le poche procedure fallite differivano per diversi casi. Il trattamento ritardato è stato incompleto nel 4,5% dei casi e ha richiesto un ulteriore intervento chirurgico. Nello 0,1% dei casi, la gravidanza è continuata. Nel gruppo in cui l’aborto è stato sottoposto precocemente, la gravidanza è continuata nel 3% dei casi e l’1,8% ha richiesto un intervento chirurgico per aborto incompleto. Un totale dell’1% di tutte le partecipanti ha avuto una gravidanza ectopica. Le donne del primo gruppo hanno riferito meno dolore e sanguinamento. In entrambi i gruppi, le donne hanno anche espresso il desiderio di abortire il più rapidamente possibile.
“L’aborto è una questione politica oltre che medica“, ha spiegato la dottoressa Brandell. “In Svezia, una donna può ripetere la procedura una settimana dopo un aborto precoce fallito. Ma una donna in Texas, dove l’aborto è vietato dopo la sesta settimana, non può. Era quindi importante dimostrare che l’aborto precoce equivale all’attuale procedura standard”.
Le parole della dottoressa arrivano in un contesto nel quale, in alcuni Stati americani, in concomitanza con le presidenziali, si è votato anche un referendum per inserire in Costituzione il diritto d’aborto. In sintesi, gli Stati del sud e del Midwest, come la Florida, il Nebraska e il South Dakota, stanno rafforzando le leggi restrittive, mentre Stati come l’Arizona, il Missouri, il Nevada, il Montana, e vari Stati della costa orientale e occidentale (come Maryland, Colorado e New York) stanno cercando di garantire l’accesso all’aborto attraverso modifiche costituzionali o ampliamenti delle leggi esistenti.
Questo dimostra come il diritto all’aborto sia diventato un tema centrale nella politica statale americana, con implicazioni significative per le donne e per la politica sanitaria di ogni singolo Stato. La situazione continua a evolversi, con molte battaglie legali e politiche in corso a livello locale e nazionale e non solo in America.
In Italia, ad esempio, ha fatto scalpore la determina del 9 ottobre, in Emilia-Romagna, che ha aggiornato il protocollo per l’aborto farmacologico introducendo la possibilità di assumere la seconda pillola abortiva a casa con assistenza in telemedicina. Sarà possibile ricevere il farmaco a domicilio senza dover tornare in ospedale o in consultorio, a partire dal primo gennaio 2025.
Migliori aborti e contraccettivi
I ricercatori ora vogliono testare se una nuova combinazione di farmaci per l’aborto precoce sia efficace anche per le gravidanze ectopiche. Stanno anche sviluppando nuovi contraccettivi basati su uno dei componenti degli attuali farmaci abortivi, come il mifepristone, ad esempio. “Può essere assunto in una dose inferiore rispetto a quella per l’aborto per prevenire gravidanze indesiderate sotto forma di una compressa a settimana o quando necessario“, ha spiegato il professor Gemzell-Danielsson.
Lo studio è stato sostenuto da sovvenzioni dello Swedish Research Council, fondi di ricerca del Hospital System di Helsinki e Uusimaa, della European Society of Contraception and Reproductive Health, della Nordic Federation of Societies of Obstetrics and Gynecology, della Gothenburg Society of Medicine e una sovvenzione ALF (Karolinska Institutet/Region Stockholm).
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