Uomini sempre più attenti alla cura dei figli…pannolini a parte!
- 17/08/2023
- Famiglia
La cultura europea sta facendo passi avanti nella distribuzione delle mansioni tra uomo e donna, in particolare per quanto riguarda l’assistenza ai figli.
Secondo gli ultimi dati dell’Eige (The European Institute for Gender Equality) tratti da un’indagine del 2022, forniscono assistenza o cura ai propri figli di età inferiore ai 25 anni almeno quattro volte a settimana il 91% delle donne e l’86% degli uomini. I dati sono confortanti se rapportati all’indagine 2019 dove il lavoro di assistenza non retribuito risultava svolto dal 92% donne contro il 68% degli uomini.
L’equilibrio, però, viene meno quando si analizzano le specifiche attività di assistenza svolte.
Come cambiano le mansioni di cura ai figli tra donne e uomini
Tutt’oggi, le attività più delicate di assistenza ai bambini più piccoli – come il bagnetto, l’alimentazione e il fatidico cambio dei pannolini – sono svolte molto più spesso dalle donne: il 49% delle donne che vive con un partner riferisce di assumersi la responsabilità primaria di queste attività essenziali, rispetto a un misero 6% degli uomini. Importanti differenze emergono anche per quanto riguarda l’assistenza con i compiti a casa, la gestione/organizzazione delle attività, la supervisione e il supporto emotivo.
Sottolineiamo che secondo la definizione di Eurostat, i figli a carico comprendono persone di età inferiore a 16 anni o di età compresa tra 16 e 24 che sono economicamente inattivi e risiedono con almeno un genitore.
Chiaramente, le energie e il tempo impiegati variano molto in base alla specifica attività di assistenza. A riguardo, l’Eige sottolinea come una disparità nella percezione dei compiti di assistenza all’infanzia potrebbe far sembrare alle donne che i loro sforzi passino inosservati, il che può avere effetti negativi sia a livello prettamente personale che in termini di equilibrio tra lavoro e vita privata. A questo bisogna aggiungere che, a livello globale, i lavori di casa svolti da tante donne e madri non vengono praticamente mai retribuiti, dinamica che contribuisce ad aumentare il gender gap.
La cura dei figli e le ricadute sul lavoro
Con uno studio del 2020 l’Istituto aveva provato la relazione diretta tra lo squilibrio nell’assistenza non retribuita all’infanzia e il gender gap nel mercato del lavoro. “I vantaggi di una divisione più equa del lavoro di cura sono evidenti. I Paesi con una ripartizione più equa dell’assistenza non retribuita tra donne e uomini tendono ad avere tassi di occupazione più elevati per le donne e minori divari retributivi di genere”, aveva affermato in quella occasione Carlien Scheele, direttrice dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere.
Ne sono consapevoli le istituzioni dell’Unione europea che hanno inserito l’assistenza non retribuita all’infanzia tra i punti utili alla strategia dell’Ue per la parità di genere 2020-2025.
Scheele ha dichiarato: “Oltre alle conoscenze acquisite attraverso la nostra ricerca, abbiamo dato vita a questo argomento in una conversazione con molteplici e diversi attori della comunità dell’uguaglianza di genere durante il Forum sull’uguaglianza di genere dell’Eige nell’ottobre dello scorso anno. Abbiamo tenuto una sessione incentrata sull’assistenza in cui i rappresentanti degli Stati membri hanno espresso le proprie esperienze e conclusioni. Nel complesso – ha affermato la direttrice dell’ente – è stato sottolineato che i luoghi di lavoro devono consentire sia alle donne che agli uomini di utilizzare il lavoro flessibile per le responsabilità familiari, quindi se un bambino deve essere prelevato alle 16, può essere prelevato a quell’ora senza temere che ciò metta a repentaglio una possibilità di promozione – e questo vale soprattutto per gli uomini che spesso affrontano la ‘punizione’ da parte dei manager per aver bisogno di essere padre nel bel mezzo della giornata lavorativa.
Un rapporto pubblicato l’anno scorso dall’Eige dimostra che quando l’assistenza all’infanzia è condivisa equamente, entrambi i partner – donne (54%) e uomini (45%) – hanno la possibilità di contribuire equamente alle entrate familiari. Inoltre, quando l’assistenza all’infanzia è condivisa equamente tra i partner, sia le donne (70%) che gli uomini (73%) riportano tassi di soddisfazione più elevati.
Un’indagine realizzato dalle economiste Rosella Castellano (Università Unitelma Sapienza di Roma), Jessica Riccioni (Università di Roma Tre) e Azzurra Rinaldi (Università Unitelma Sapienza di Roma) sulla felicità delle manager italiane evidenzia come troppo spesso le donne debbano scegliere tra la carriera e l’essere delle buone madri. Nel rapporto le intervistate sottolineano anche la necessità di avere un sistema di welfare che sia in grado di dare assistenza concreta ed efficace. La scarsità dei servizi di assistenza unita alla difficoltà di conciliare carriera e famiglia rappresenta un grande ostacolo per la natalità.
Alla luce delle evidenze registrate, l’Eige propone 3 punti verso una condivisione più equa dell’assistenza non retribuita ai figli:
- Gli Stati membri dell’Ue dovrebbero investire in infrastrutture di assistenza di alta qualità per contribuire a superare le disparità di genere esistenti, riducendo al contempo il divario retributivo e pensionistico;
- Le aziende dovrebbero offrire modalità di lavoro flessibili che consentano agli uomini di prendersi cura e alle donne di avanzare nella loro carriera;
- Tutti noi dobbiamo superare gli stereotipi di genere e ampliare le opzioni per sostenere le donne e gli uomini nel trovare la migliore assistenza e il miglior equilibrio di vita.
Nella campagna #Sharetheload il brand Ariel affronta l’impatto di una casa ineguale e sollecita un’azione per correggere il divario affermando che l’83% delle donne ritiene che gli uomini non le vedano alla parti quando si tratta di lavori domestici.
Allo stesso modo, il movimento #Dadonboard degli Stati membri nordici sottolinea la necessità per i papà di prendere il congedo parentale, incoraggiando anche i governi nordici a promuovere la genitorialità equa.
Istituzioni e società
Le istituzioni comunitarie stanno lavorando su questo fronte, soprattutto con la Direttiva UE sull’equilibrio tra lavoro e vita privata e la più recente Strategia europea sull’assistenza per colmare i divari di genere nell’assistenza attraverso un maggiore coinvolgimento degli uomini nell’assistenza, accordi di lavoro flessibili e la fornitura di servizi di assistenza a prezzi accessibili e di alta qualità.
Diversi paper dimostrano che le nuove generazioni sono sempre più attenti ai valori di diversità, elasticità e autonomia nella ricerca del lavoro.
Il Report FragilItalia “I giovani generazione Z e il lavoro”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, dimostra come per la generazione Z la disponibilità di tempo libero e la flessibilità dell’orario sia molto importante rispetto alle altre generazioni (33% contro il 28% del totale del campione), così come l’autonomia (31% contro 41%). Solo al quarto posto la stabilità del lavoro, indicata dal 25% dei giovani, contro il 42% del totale degli intervistati.
In definitiva, i dati dimostrano che la distanza tra uomini e donne nella distribuzione delle mansioni stia cambiando e anche l’Eige conferma questa tendenza. Il prossimo step è riequilibrare non solo la quantità di mansioni ma anche la tipologia di attività svolte tra uomo e donna.
- Europa Giovane6
- Famiglia221
- Fertilità154
- Giovani246
- Mondo201
- Podcast5
- Popolazione479
- Talk | 13 dicembre 20239
- Talk | La 'cura' delle persone5
- Trend96
- Video27
- Welfare234