Silvio Berlusconi Boahene e un dubbio: quali sono i nomi vietati in Italia?
- 17/08/2023
- Trend
Sta facendo il giro del web la notizia di un giovane di origini ghanesi chiamato Silvio Berlusconi Boahene in onore dell’ex presidente del Consiglio.
Il ragazzo è nato nel 2005 a Modena da genitori immigrati ghanesi e domenica ha esordito nel campionato di Eccellenza dell’Emilia-Romagna nella squadra della Virtus Castelfranco contro il Corticella. Impossibile non notare il suo nome, ancor di più in un campo di calcio, sport di cui il Cavaliere ha scritto la storia nei suoi 31 anni da presidente del Milan.
Già nel 2005, quando papà Anthony decise chiamare così suo figlio (“Silvio Berlusconi” è il nome, “Boahene” è il cognome) la notizia fece abbastanza scalpore. “Il premier mi piace come persona, mi piace come si muove, anche se di politica non mi intendo molto” raccontò allora l’uomo, chiaramente sfegatato tifoso rossonero insieme al figlio. Ma non è stato il tifo la principale causa della scelta del nome: “Il mio permesso di soggiorno lo devo lui”, spiegò Anthony Boahene, operaio e in Italia dal 2002.
Le reazioni sono per lo più ironiche, ma non manca chi si chiede se sia lecito dare il nome di Silvio Berlusconi al proprio figlio.7
Quali sono i nomi validi in Italia?
La materia è disciplinata da un decreto del presidente della Repubblica (Dpr) datato 2000. Come primo aspetto l’art. 35 del Dpr 396/2000 stabilisce che a ogni bambino spetti un nome maschile a ogni bambina un nome femminile con rare eccezioni come Andrea (valido per entrambi i generi) e i nomi composti (per esempio Gian Maria che è di uso maschile).
A tal proposito l’articolo specifica che i nomi composti non possono comunque avere più di tre nomi “singoli”. Per cui è valido il nome Maria Angela Loreta, ma non il nome Maria Angela Loreta Alberta. Il fatto che i nomi siano scritti separatamente o meno non conta ai fini del conteggio. Per cui non si potrebbe usare come nome Mariangela Loreta Alberta, perché il primo nome sarebbe composto da due (Maria e Angela) e quindi si andrebbe oltre il limite massimo dei tre nomi “singoli”.
L’eccezione del nome Andrea trova la sua fonte in una sentenza della Corte di Cassazione del 2012. In quella occasione i giudici della Suprema Corte cancellarono la rettifica del nome proposta dalla Procura della Repubblica e accolta nei primi due gradi di giudizio. La motivazione, tutt’ora attuale, fu che in molti altri Paesi il nome Andrea può essere usato per entrambi i sessi. Il provvedimento impugnato dai genitori considerava “solo il solco della tradizione italiana, senza tener presente fattori di interferenza, provenienti da culture straniere, cui viene riconosciuta diretta dignità e tutela dalla disciplina normativa italiana”, spiegarono i giudici. La sentenza sul nome Andrea ha aperto le porte ad una maggiore elasticità sul tema.
A più di vent’anni da quel Dpr la società è cambiata, la giurisprudenza si è evoluta e i confini non sono più netti come allora.
Oltre all’evoluzione della cultura prettamente italiana, bisogna considerare il costante aumento dei migranti e di tanti nomi che sono neutri e derivano da altre culture.
Quali sono i nomi vietati in Italia?
Non c’è un elenco completo, ma delle regole che stabiliscono quali sono i nomi vietati in Italia:
- Nomi dei genitori o dei fratelli, anche se preceduti da junior, come spesso accade oltremanica;
- Nomi ridicoli o che possano provocare senso di vergogna al figlio;
- Nomi di personaggi storici controversi come “Benito”, “Adolf” e “Osama” (in riferimento a Mussolini, Hilter e Bin Laden)
- Nomi “controversi” provenienti dalla letteratura come “Bestia”, “Biancaneve” o “Dracula”;
- Nomi che incitino all’odio o alla violenza, per esempio “Satana”;
- Nomi di oggetti o marchi commerciali: a nessuno venga mai in mente di chiamare il proprio figlio “Samsung”, “Macchina” o “Danone”!
- Ai bambini di cittadinanza italiana non può essere dato un nome scritto con lettere di un altro alfabeto (per esempio cinese, giapponese o cirillico);
- Limite ai nomi inventati: in caso di nome originale, viene chiesto ai genitori da dove tragga ispirazione. Sarà il pubblico ufficiale di stato civile a valutarne la liceità.
In concreto, il Dpr del 2000 fissa le regole di base, mentre la giurisprudenza interviene nei casi specifici per definire quali sono i nomi vietati in Italia. Dunque, se avete intenzione di chiamare vostro figlio “Doraemon”, “Pollon”, “Goku”, “Bender” o “Venerdì” come il giorno della settimana e uno dei personaggi del romanzo Robinson Crusoe di Defoe, forse fareste meglio a cambiare idea.
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