Giornata Mondiale della Prematurità, le storie dei “bimbi piuma” italiani
In Italia, circa 24 mila neonati, pari al 6,3% delle nascite, arrivano al mondo prematuramente, con il 7,5% di questi bimbi nati prima delle 28 settimane. L’allarme sulla prematurità non riguarda soltanto le delicate condizioni cliniche dei neonati nelle prime settimane di vita, ma si estende alle conseguenze di lungo periodo che molti di loro possono affrontare. Il tema diventa particolarmente rilevante in occasione della Giornata Mondiale della Prematurità, il 17 novembre, che porta all’attenzione del pubblico e della comunità medica l’impatto della nascita pretermine sulla salute individuale e sul sistema sanitario. La complessità della gestione dei neonati prematuri, evidenziata dai dati del Network Italiano Neonatologia SIN Rapporto 2023, impone una riflessione sugli interventi sanitari e di supporto psicologico che possono mitigare i rischi e promuovere un futuro migliore per questi bambini.
Sfide e progressi della neonatologia
Gli sviluppi della neonatologia hanno permesso negli ultimi decenni un miglioramento della sopravvivenza dei neonati estremamente pretermine. Tuttavia, come sottolinea il presidente della Società Italiana di Neonatologia (SIN), Luigi Orfeo, tali progressi non sono ancora sufficienti a risolvere le difficoltà legate alla prematurità. Orfeo e altri esperti neonatologi hanno ribadito l’urgenza di aumentare la consapevolezza e migliorare l’assistenza a lungo termine, sottolineando l’importanza di programmi di medicina di transizione e follow-up che accompagnino il bambino fino all’età adulta.
I progressi della medicina hanno incrementato le possibilità di sopravvivenza per questi bambini, ma non hanno eliminato i rischi associati alla nascita prematura, che influenzano il loro sviluppo fino all’età adulta.
Le sfide dei prematuri
Il respiro è il primo dei tanti ostacoli che un neonato estremamente pretermine si trova ad affrontare. Sebbene i progressi nella cura neonatale abbiano contribuito a salvare vite, le complicanze respiratorie restano rilevanti. I neonati pretermine sono a rischio di displasia broncopolmonare (BPD), una condizione che interessa il 44,6% dei nati con meno di 28 settimane, con conseguenze che vanno da infezioni respiratorie severe all’ostruzione delle vie aeree, spesso fino all’età adulta. Questa ridotta funzionalità respiratoria può generare difficoltà quotidiane, come una maggiore vulnerabilità a infezioni e un’affaticabilità precoce, influenzando così la qualità della vita di questi individui. Secondo gli esperti, la comunità scientifica sta esplorando nuove strade preventive, tra cui le vescicole extracellulari e l’Insulin-like growth factor-1 (IGF-1), che mirano a stimolare lo sviluppo polmonare dei neonati.
Le sfide però non si fermano ai problemi respiratori. I neonati estremamente pretermine presentano un rischio elevato di sviluppare insufficienza cardiaca e cardiopatia ischemica già in giovane età adulta. Uno studio svedese ha evidenziato un legame diretto tra la nascita pretermine e il rischio di patologie cardiovascolari, anche a causa di quadri complessi come la sindrome metabolica, frequente in questa popolazione. Tuttavia, la gestione di tali complicazioni non è sempre ottimale, perché spesso si tende a trattare questi adulti ex-prematuri come pazienti asmatici, senza tenere conto della specificità dei loro problemi respiratori. La SIN avverte che è necessaria una maggiore cautela nella diagnosi di asma in pazienti nati molto pretermine, poiché la loro ostruzione bronchiale non segue le caratteristiche dell’asma tradizionale.
Oltre al cuore e ai polmoni, la prematurità colpisce in modo significativo anche il neurosviluppo, ponendo questi bambini a rischio di disturbi che spaziano dalla disabilità cognitiva ai disturbi dell’attenzione, fino all’autismo. In Italia, circa il 6,3% dei bambini nasce prematuro, con conseguenze che, come indicato dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia), interessano in maniera frequente il neurosviluppo. In assenza di lesioni cerebrali visibili, il sistema nervoso dei neonati pretermine si sviluppa in un ambiente anomalo, che rende complesso il processo di maturazione cerebrale. Si stima che circa un bambino pretermine su due possa sviluppare disturbi legati a ritardi cognitivi, problemi comportamentali o difficoltà di regolazione emotiva, con effetti significativi sul lungo termine.
Elisa Fazzi, presidente della Sinpia, ha evidenziato che, nonostante l’aumento delle possibilità di sopravvivenza, le problematiche neurosviluppo non diminuiscono: se oggi risultano meno frequenti le gravi disabilità motorie e cognitive, si riscontra invece un aumento di difficoltà legate a coordinazione motoria, apprendimento, attenzione ed emotività. Il cervello dei neonati pretermine, grazie alla sua plasticità, è influenzato da esperienze e relazioni precoci; tuttavia, per ridurre i rischi, è fondamentale il supporto di un team di professionisti, neuropsichiatri infantili inclusi, che possa seguire il bambino e la famiglia nel lungo percorso di crescita. Gli esperti ritengono essenziale il monitoraggio continuo, con programmi di follow-up che possano aiutare a individuare tempestivamente eventuali difficoltà e intervenire in modo mirato.
La prematurità in Italia e il valore della sorveglianza nazionale
La percentuale dei neonati che nasce pretermine in Italia, seppure inferiore alla media mondiale, rappresenta un fenomeno di rilevante impatto demografico e sanitario. La Giornata Mondiale della Prematurità è un’occasione per riflettere sulle difficoltà che affrontano i “bimbi piuma”, come sono chiamati i neonati estremamente fragili, e per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle esigenze di questa fascia di popolazione.
L’Istituto Superiore di Sanità ha lanciato, dal 2017, la necessità di una sorveglianza nazionale delle morti perinatali, con l’obiettivo di monitorare e prevenire i decessi evitabili che si verificano in utero o nelle prime settimane di vita. Grazie a un progetto pilota, denominato SPItOSS, in tre regioni italiane, Lombardia, Toscana e Sicilia, il sistema ha identificato criticità cliniche e organizzative, permettendo la definizione di interventi mirati. I risultati ottenuti finora indicano che la prematurità è tra le principali cause di mortalità perinatale, e l’ISS raccomanda di estendere la sorveglianza a livello nazionale per migliorare l’assistenza e ridurre i decessi evitabili, stimati in circa il 15,7% dei casi analizzati.
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