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Natalità, contestazione Roccella non serve a nessuno
“Voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione”. Come spesso accade, anche rispetto alla contestazione di oggi da parte di un gruppo di studenti alla ministra Eugenia Roccella, durante gli Stati generali della Natalità, le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sono la sintesi più efficace per rimettere al centro un punto fermo: si può contestare, argomentare, discutere e affermare posizioni diverse senza impedire alla controparte di parlare.
Non solo e non tanto perché è maleducato o inopportuno, del resto le proteste lo sono quasi per natura, ma anche perché, assumendo una prospettiva diversa, fa perdere valore e significato al messaggio che si vuole far passare. Nel caso specifico, le posizioni della ministra Roccella sulla natalità, e sulle politiche necessarie per favorirla, sono opinabili e discutibili. Nel senso letterale dei termini. Si possono avere opinioni diametralmente opposte e si possono discutere, anche animatamente.
Ma cosa volevano dire studentesse e studenti con la loro protesta? Volevano, si può immaginare, rivendicare il diritto di scegliere se, quando e come, fare dei figli. Senza entrare troppo nel merito, perché gli slogan sono fatti anche per semplificare e banalizzare, hanno finito per accostare ‘la richiesta di fare figli’ ai genocidi di bambini nel mondo. Accostamento opinabile e discutibile anche questo. Soprattutto, impedendo a Roccella di parlare, hanno ottenuto il risultato di rendere inutile quello che, anche in maniera confusa e sicuramente ingenua, volevano dire.
Perché dei fatti di oggi resta soprattutto un dato: la contestazione fatta così finisce per ‘nobilitare’ la posizione di chi è contestato, a prescindere dal merito, e non serve a nessuno. Neanche alle studentesse e agli studenti, che hanno perso l’occasione per dire quello che avevano da dire. (Di Fabio Insenga)
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