L’escalation della povertà nelle famiglie numerose
- 12/01/2024
- Famiglia
Il 2022 ha visto un preoccupante aumento della povertà in Italia, con un’attenzione particolare alle famiglie numerose. L’Osservatorio povertà educativa #conibambini ha analizzato gli ultimi dati del rapporto Istat evidenziando un chiaro legame tra il numero di figli e l’incidenza della povertà e suggerendo una crescente difficoltà per le famiglie a far fronte alle spese quotidiane.
Correlazione tra numero di figli e povertà
Crescere un figlio comporta notevoli costi, che vanno ben oltre il semplice mantenimento quotidiano. Con un solo figlio minore, l’8,7% delle famiglie si trova in povertà assoluta, in linea con la media nazionale dell’8,3%. Tuttavia, con due figli, la percentuale sale al 13,2%, quasi 5 punti percentuali oltre la media. Quando i figli sono almeno tre, l’incidenza della povertà assoluta supera addirittura il 20%.
I nuclei familiari più giovani risultano particolarmente vulnerabili, stretti tra le spese crescenti per i figli, soprattutto dopo l’aumento dell’inflazione, e le risorse limitate a disposizione. Queste tendenze non incentivano certamente i genitori ad allargare il nucleo familiare, poiché le famiglie numerose sono anche quelle più colpite dalla povertà. I dati evidenziano differenze significative nelle varie tipologie familiari: i nuclei composti da una sola persona presentano un tasso di povertà del 7,5%, leggermente al di sotto della media nazionale. La situazione migliora per le famiglie di due componenti (6%) e peggiora con il crescere del numero di membri. Le famiglie con almeno cinque componenti superano addirittura il 20% di povertà.
La mappa italiana delle famiglie numerose
La Campania si distingue come la regione con l’incidenza più elevata di famiglie numerose, registrando un 7,6% dei nuclei familiari rispetto alla media nazionale del 4,7%. Altre regioni del mezzogiorno, come il Trentino-Alto Adige (6%), la Sicilia (5,3%), la Calabria (5,2%) e la Puglia (5,1%), seguono con percentuali superiori alla media. In contrasto, regioni come la Liguria (2,7%), la Valle d’Aosta (3,2%), la Sardegna (3,3%), il Friuli-Venezia Giulia (3,4%) e il Piemonte (3,4%) mostrano una presenza relativamente più bassa di famiglie numerose.
Analizzando le province, emergono ulteriori variazioni. La città metropolitana di Napoli e il casertano spiccano con l’8,7% e il 7,1% rispettivamente, mentre il territorio triestino e la città metropolitana di Genova presentano le percentuali più basse, con il 2,4% e il 2,5%.
Il livello comunale rivela disomogeneità ancor maggiori, con piccoli comuni del reggino, come San Luca (19,6%) e Platì (18,6%), e della provincia autonoma di Bolzano, in particolare Lauregno (19,3%) e Valle di Casies (18,6%), in cima alla classifica nazionale. Napoli emerge come il capoluogo con la percentuale più alta di famiglie numerose (7,5%), seguita da Barletta (7,2%) e Andria (6,9%). Tuttavia, ci sono anche città con una presenza relativamente più bassa, come Carbonia nel Sud Sardegna e Trieste, entrambe con solo il 2,3% di nuclei familiari con almeno cinque componenti.
Un allarme sociale significativo
La situazione delle famiglie numerose in povertà rappresenta non solo una sfida immediata in termini di condizioni materiali, ma anche un campanello d’allarme per l’evoluzione sociale e demografica del paese. Se le famiglie con più figli sono più frequentemente colpite dalla povertà assoluta, è probabile che ciò contribuirà al persistente declino della natalità, aggravando la situazione demografica del paese nei prossimi anni.
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