Come il tempo per sé può rendere migliori i genitori (e i figli)
- 06/12/2024
- Famiglia
Negli ultimi anni, il concetto di co-genitorialità ha suscitato un acceso dibattito, non solo tra gli esperti, ma anche tra i genitori stessi. Si tratta di un modello che prevede una suddivisione paritaria della custodia dei figli tra i genitori separati o divorziati, un’alternativa alla tradizionale figura della madre o del padre “principale”. Questo approccio mira a garantire che entrambi i genitori abbiano un ruolo attivo nella vita dei bambini, ma offre anche opportunità inaspettate per il benessere dei genitori stessi, come dimostra la storia di Lucy Parker, una donna che ha scelto di non vedere i suoi figli ogni giorno, per il bene della sua famiglia e della sua salute mentale.
Lucy, 35 anni e originaria di Maidenhead, Berkshire, ha creato un ampio dibattito sui social media quando ha dichiarato che non si sente una “cattiva madre” per non voler vedere le sue figlie di 6 e 4 anni ogni giorno. In un video diventato virale su TikTok, ha raccontato di come la sua routine di co-genitorialità, che prevede la suddivisione equa della custodia con il suo ex marito, le permetta di essere una madre più presente, ma anche di ritrovare sé stessa. L’idea di condividere il carico della genitorialità con l’ex coniuge, di fatto, ha trasformato la sua esperienza di madre, permettendole di godere di tempo per sé stessa, di dedicarsi alla sua carriera di content creator e di riprendere alcune passioni personali come i viaggi.
Un equilibrio tra vita privata e genitorialità
La co-genitorialità, nella sua forma ideale, permette a entrambi i genitori di avere la possibilità di prendersi cura di sé stessi, senza sentirsi sopraffatti dal peso di una custodia esclusiva. Lucy ha espresso con chiarezza come il suo nuovo equilibrio le abbia consentito non solo di concentrarsi sul lavoro, ma anche di recuperare le energie per essere una madre più attenta e presente quando si trova con le sue figlie. “Non penso che non voler stare con i tuoi figli h24, sette giorni, su sette, ti renda una cattiva madre”, ha dichiarato, sottolineando come il tempo separato sia una risorsa e non una carenza. Questo pensiero, che potrebbe sembrare rivoluzionario, è in realtà una necessità per molti genitori che vivono l’esperienza della separazione come un’opportunità per ricostruire un’identità individuale, oltre il ruolo di madre o padre.
Questa visione della genitorialità, che promuove una suddivisione equa degli impegni e un recupero di spazi e tempi per sé stessi, sta prendendo piede in molte realtà familiari, ma non è esente da critiche. Alcuni genitori e osservatori ritengono che ammettere pubblicamente di non voler vedere i propri figli ogni giorno sia una manifestazione di egoismo, un comportamento che “rompe il cuore” e che potrebbe minare l’idea di famiglia tradizionale. Tuttavia, come sottolineato da Lucy, la separazione e la condivisione della custodia non devono essere viste come un fallimento della maternità, ma piuttosto come un’opportunità per garantire un benessere condiviso. Anche i bambini, infatti, non sono privati dell’affetto e della presenza materna, ma imparano a vivere in un contesto di genitorialità sana e paritaria.
I benefici psicologici e sociali della co-genitorialità
Il racconto di Lucy suggerisce che la co-genitorialità non solo aiuta i genitori a ritrovare un equilibrio tra la vita privata e quella familiare, ma offre anche numerosi vantaggi per i bambini. Le figlie di Lucy, infatti, pur non vivendo con lei ogni giorno, sembrano vivere serenamente la separazione dei genitori, beneficiando della presenza equilibrata di entrambi. Secondo Lucy, le sue bambine, pur vivendo in “due case felici”, hanno sviluppato una relazione affettuosa e stabile con entrambi i genitori, senza soffrire la mancanza di uno dei due. “Le piccole non imparano solo l’importanza di prendersi cura di sé stesse, ma riescono a mantenere un saldo rapporto anche con la figura paterna”, ha affermato. Questo approccio permette ai bambini di vivere in un ambiente familiare più sereno, con una separazione che non viene vissuta come una frattura traumatica, ma come una riorganizzazione che offre loro nuove opportunità emotive.
Inoltre, la decisione di non chiamare le sue figlie durante il periodo in cui sono con il padre, per evitare un’‘intromissione’ che potrebbe destabilizzare il loro equilibrio, rappresenta un aspetto fondamentale di questa nuova dinamica familiare. La chiarezza nella separazione dei ruoli genitoriali aiuta a mantenere una stabilità emotiva nei bambini, che non sono esposti a conflitti o a sensazioni di colpa. Questo modello non significa, come alcuni potrebbero pensare, che i legami familiari vengano indeboliti, ma al contrario, che vengano rafforzati, poiché ogni genitore è in grado di offrire il proprio affetto in modo più consapevole e rilassato.
Una tendenza che si scontra con la realtà italiana
Mentre il co-parenting è sempre più riconosciuto e praticato in diverse culture, la sua applicazione in Italia presenta delle sfide significative. La tradizione culturale italiana, infatti, tende a privilegiare un modello familiare più tradizionale, in cui la madre è spesso vista come la figura primaria nella cura dei figli, mentre il padre ha un ruolo di supporto, ma non sempre è coinvolto in modo paritario nella gestione quotidiana della famiglia. Il co-parenting, dunque, potrebbe sembrare una pratica estranea, soprattutto in una società che associa ancora fortemente la maternità alla figura femminile e che tende a stigmatizzare l’idea di un genitore che sceglie di prendersi una pausa.
Tuttavia, con il crescente numero di separazioni e divorzi in Italia, l’adozione di modelli come quello di Lucy Parker potrebbe rappresentare una svolta positiva per molte famiglie. I benefici psicologici di una gestione equilibrata della genitorialità, che offre a ciascun genitore il tempo di prendersi cura di sé e di lavorare sulla propria crescita individuale, sono innegabili. Ciò potrebbe anche aiutare a ridurre il conflitto tra i genitori e, di conseguenza, l’impatto negativo sui figli. Resta però da capire quanto la società italiana sia pronta ad accogliere e ad adattarsi a questi nuovi modelli, che potrebbero sembrare in contrasto con la tradizione, ma che potrebbero anche rappresentare una risorsa fondamentale per il benessere familiare.