Primario al lavoro con la flebo al braccio, da Copertino l’immagine simbolo della crisi sanitaria
- 09/01/2025
- Welfare
L’immagine del primario del pronto soccorso di Copertino (Lecce), costretto a lavorare con una flebo al braccio per una diverticolite, è il simbolo struggente di un sistema sanitario che cade a pezzi soprattutto (ma non solo) al Sud Italia. Il tutto è stato documentato con foto dal nipote di una paziente, che aveva accompagnato la nonna al pronto soccorso.
Con il numero di medici dimezzato rispetto alla pianta organica e turni massacranti per far fronte a un sovraffollamento continuo, l’ospedale “San Giuseppe” è l’emblema della carenza di personale medico, aggravata da condizioni lavorative sempre più difficili. In provincia di Lecce, nei reparti di emergenza-urgenza dell’Asl, mancano 40 medici sui 95 previsti. Una situazione che rispecchia le difficoltà nazionali: nei reparti di emergenza di tutta Italia i professionisti affrontano turni infiniti e un carico psicologico che si somma al rischio, sempre più concreto, di violenze da parte dei pazienti e dei loro parenti.
La crisi del Ssn e quella demografica
Alla base di questa situazione c’è un intreccio tra crisi demografica e tagli sistematici alla sanità. Il nostro Paese, secondo i dati Eurispes-Enpam, sta affrontando un graduale ma inesorabile svuotamento del personale sanitario. Tra il 2014 e il 2017, per ogni 100 dipendenti usciti, ne sono stati assunti solo 70.
L’invecchiamento della popolazione aggrava ulteriormente la questione. Secondo l’Istat, entro il 2040 un terzo della popolazione italiana avrà più di 65 anni, con un picco di ultranovantenni mai registrato prima. Questa tendenza non solo aumenta la domanda di cure, ma mette sotto pressione un sistema sanitario già carente di medici giovani e qualificati.
L’invecchiamento del personale sanitario
La riduzione del turnover, unita al ricorso crescente al personale a tempo determinato (+44,6% tra il 2019 e il 2022), ha contribuito a invecchiare la forza lavoro del Servizio sanitario nazionale. Questo fenomeno non è privo di conseguenze: il lavoro nei reparti richiede energia fisica e resistenza, competenze aggiornate e la possibilità di programmare il futuro. Elementi inesistenti per chi, come il primario del Pronto Soccorso di Copertino, è costretto a lavorare con una flebo al braccio pur di non lasciare i pazienti senza le cure necessarie.
A fronte di un invecchiamento generalizzato, il blocco delle assunzioni e i tagli al personale hanno ridotto le retribuzioni medie e aumentato il carico di lavoro. I medici e gli infermieri spesso lavorano in condizioni precarie, con contratti temporanei e poche garanzie mentre sempre più giovani infermieri e medici lasciano l’Italia, consapevoli di trovare condizioni di gran lunga migliori all’estero.
Conseguenze sul sistema sanitario e sui pazienti
La mancanza di personale e la distribuzione disomogenea delle risorse sanitarie portano a ripercussioni su larga scala. Le attese nei pronti soccorsi si allungano, mentre il sovraffollamento diventa la norma, con pazienti costretti su barelle nei corridoi per giorni. Secondo uno studio Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), questa situazione di stress prolungato incide anche sulla qualità delle cure, aumentando il rischio di errori e compromettendo la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario pubblico. Per le fasce più anziane della popolazione, questo si traduce in difficoltà di accesso a prestazioni essenziali. La crescente domanda sanitaria per malattie croniche, disabilità e necessità di assistenza a lungo termine non viene soddisfatta a causa delle carenze organizzative e della mancanza di fondi.
Per arginare il collasso del sistema, è necessaria una visione politica che guardi oltre l’emergenza. Una soluzione chiave potrebbe essere quella di incrementare il numero di borse di specializzazione per i giovani medici, in modo da favorire il ricambio generazionale e colmare i vuoti nella forza lavoro.
Inoltre, investimenti in tecnologie digitali e intelligenza artificiale potrebbero aiutare a ridurre i tempi di diagnosi e migliorare l’efficienza operativa, alleggerendo il carico sugli operatori sanitari. Le risorse europee destinate alla sanità tramite il Pnrr rappresentano un’opportunità irripetibile, ma devono essere utilizzate con attenzione per garantire effetti duraturi.
Demografia e sanità: un binomio indissolubile
La crisi demografica e quella sanitaria sono due facce della stessa medaglia. Con una popolazione sempre più anziana, il fabbisogno sanitario è destinato a crescere esponenzialmente, mentre l’assenza di una pianificazione a lungo termine rischia di lasciare l’Italia impreparata.
L’episodio di Copertino è una chiara testimonianza di un sistema che vacilla, sostenuto solo dall’abnegazione di chi ci lavora. Ma il peso non può più gravare solo sui professionisti: servono investimenti, strategie e una maggiore consapevolezza politica per garantire un sistema sanitario efficiente e inclusivo, capace di rispondere ai bisogni di una società in rapida trasformazione. In questa direzione va l’adozione di modelli smart per i cosiddetti “Settantennials”.
Il ruolo della tecnologia per la cura degli anziani
Un aspetto interessante riguarda la possibilità di invecchiare presso le proprie case senza rinunciare alla cura. Per fare questo, la fornitura di assistenza domiciliare deve passare da un modello che si basa principalmente sui caregiver familiari a un modello che pone maggiore enfasi sulle gerontecnologie e sulla migliore erogazione dei servizi sanitari.
In uno studio, pubblicato su Frontiers in Public Health, si promuove l’adozione di un modello di “casa intelligente” nell’assistenza agli anziani in Cina, dove gli over 60 hanno raggiunto quota 296,97 milioni nel 2023, circa il 21,1% della popolazione totale. Nel 2022 era di 280,04 milioni. Non a caso, Pechino ha lanciato un piano per rilanciare la natalità dopo oltre tre decenni dalla politica del figlio unico. Un programma quasi disperato come dimostra l’introduzione dei “corsi d’amore” presso le Università cinesi.
Allo stesso tempo il governo deve pensare agli anziani, considerando che ormai più di un cinese su cinque è over 60. Città come Guangdong hanno iniziato ad accogliere i cittadini anziani di Hong Kong in strutture dedicate. Ma è possibile pensare ad un modello intelligente di abitazione che non costringa queste persone ad abbandonare i luoghi in cui sono cresciute.
Il novero delle soluzioni tecnologiche illustrate dallo studio è lungo: gruppi di supporto virtuali, videoconferenze e cartelle cliniche elettroniche, sensori per assistere la vita quotidiana degli anziani senza comprometterne l’indipendenza, dispositivi indossabili, telemedicina, tecnologie per case intelligenti e tecnologie robotiche interattive per la mobilità e il supporto cognitivo come robot umanoidi, robot di riabilitazione, robot di servizio. Tutto questo aiuta gli anziani a vivere gli ultimi anni della propria vita in casa senza rinunciare alla sorveglianza e alla cura.
Lo studio spiega che “L’adozione e l’implementazione delle gerontecnologie sono state lente”, ma allo stesso tempo che “L’utilizzo di tali tecnologie digitali per supportare e abilitare gli anziani in Cina a può apportare un contributo significativo all’invecchiamento sano”. L’Italia e il Vecchio Continente seguono con interesse.