Afghanistan, il buio oltre il burka: le donne non potranno più curarsi
- 18/12/2024
- Mondo
L’ultima dei talebani, di nuovo padroni dell’Afghanistan dall’agosto 2021 dopo il precipitoso ritiro delle truppe internazionali, è che le donne non potranno più curarsi. Non che sia passato un esplicito divieto in tal senso, anche se ormai nemmeno sorprenderebbe più, ma la cosa è l’inevitabile conseguenza di un altro provvedimento: quello che toglie alle donne l’ultimo scampolo di possibilità di avere una vita, ovvero di studiare per diventare dottoresse, ostetriche e infermiere.
Infatti la scorsa settimana il Ministero della Salute Pubblica ha fatto sapere che i corsi femminili negli istituti di scienze della salute sono stati “sospesi in tutto l’Afghanistan fino a nuovo avviso”.
Perciò, le donne non potranno più frequentare gli istituti di medicina, compresi i corsi di infermieristica e ostetricia. Per loro, si tratta di un naturale proseguimento del divieto di studiare, già in capo alle ragazze sopra i 12 anni, e di quello di lavorare in generale, imposti dagli ‘studenti di teologia’ subito dopo la ripresa del potere. Ora cade anche quest’ultimo piccolo barlume di ‘normalità’.
Il divieto, tra l’altro, è arrivato alla fine del semestre, poco prima degli esami: alle ragazze che erano in aula è stato detto di andarsene ed è stato consigliato di non rimanere a parlare della novità per non fare una brutta fine nel caso – probabile – che i talebani passassero a controllare.
Senza donne medico, le donne di fatto non potranno accedere alla sanità
Non si tratta solo di un altro chiodo piantato sulla bara dei diritti femminili in un Paese sempre più martoriato e dove peraltro nemmeno gli uomini fanno i salti di gioia: il decreto apre a un futuro di morti premature, disagio, sofferenza e, en passant, anche a un peggioramento della mortalità infantile.
Già, perché sotto i talebani gli uomini non possono né visitare né toccare in nessun modo le donne, a meno che non sia presente un tutor, leggasi il marito o un parente purché maschio. Quindi, in assenza di dottoresse, tutta la parte femminile della popolazione rimarrà senza cure.
Parte della popolazione che porta avanti gravidanze e partorisce e che per forza di cose avrà bisogno di assistenza a un certo punto della vita. E questo ovviamente per tacere qualsiasi altra situazione per cui sarebbe richiesto un accertamento o una cura.
Il tutto in un Paese che ‘vanta’ già uno dei tassi di mortalità materna più alti al mondo: i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rivelano che in media ogni 100mila nati vivi muoiono 620 donne. In sostanza, una donna muore ogni due ore durante la gravidanza, il parto o le sue conseguenze.
Inoltre, già attualmente il Paese è in carenza di organico, e grazie all’ultimo provvedimento talebano questa carenza non potrà che peggiorare. Lo ha denunciato in modo netto anche Medici Senza Frontiere: “L’esclusione delle donne dalle scuole di medicina minaccia il futuro dell’assistenza sanitaria”.
“Non può esistere un sistema sanitario senza operatrici sanitarie istruite. In Msf più del 41% del personale medico è costituito da donne. La decisione di impedire alle donne afghane di studiare negli istituti di medicina le escluderà ulteriormente sia dall’istruzione che dalla possibilità di ricevere un’adeguata assistenza sanitaria”, afferma Mickael Le Paih, capomissione di Msf in Afghanistan.
Lo smantellamento dei diritti delle donne
Come dicevamo, dal 2021 sono molte le iniziative prese dai talebani per rendere invisibili le donne e togliere loro qualsiasi tipo di diritto nel nome di una sharia (l’insieme di regole di vita e di comportamento dettato da Dio per la condotta morale, religiosa e giuridica dei suoi fedeli) sempre più integralista e che va a colpire anche gli uomini, sebbene in misura infinitamente minore. Relegate in casa e soffocate dal burka, le donne hanno anche il divieto di parlare e di cantare, pubblicamente o a casa se la loro voce può essere sentita dall’esterno.
Inoltre, se in qualche modo dovessero riuscire ad avere una relazione fuori dal matrimonio, la legge prevede per loro la lapidazione. Credevamo fosse una pratica di duemila anni fa, invece in Afghanistan è più attuale che mai.
“Potreste pensare che questa sia una violazione dei diritti delle donne ma io rappresento Allah e voi rappresentate Satana“, aveva detto Hibatullah Akhundzada, il leader supremo dei talebani, annunciando lo scorso aprile le nuove norme: “Fustigheremo le donne, le lapideremo a morte in pubblico per adulterio”.
Ad agosto poi i talebani hanno emanato la Legge sulla promozione della Virtù e la prevenzione del Vizio, che confermava ed estendeva le severe restrizioni imposte, tra cui codici di abbigliamento, e stabiliva anche che le donne non potessero più proferire verbo pubblicamente: le loro voci sono una cosa intima, e quindi da non far sentire fuori casa, nemmeno per salutare. Un divieto esteso anche all’eventualità che parlando in casa la voce si possa udire da fuori: ecco, dunque, il più generale divieto di cantare.
Una situazione che ha motivato la Corte di giustizia europea (Cgue) a decidere che le donne afghane hanno diritto di asilo negli Stati membri dell’Unione europea senza bisogno di accertamenti o di particolari controlli, perché nel loro Paese sono perseguitate.
Una buona notizia per chi ha l’opportunità di uscire dal Paese, ma per tutte le altre? Rimane una realtà dove non possono studiare, lavorare, fare le infermiere, parlare in pubblico, muoversi, uscire di casa senza un uomo, andare al parco o dal parrucchiere. E d’ora in poi non potranno nemmeno farsi curare.
Come disse Meryl Streep all’Onu, spesso citata proprio per la chiarezza dell’espressione usata, “uno scoiattolo ha più diritti di una bambina in Afghanistan“.