Caregiver in Italia: invisibili e senza tutele?
- 28/10/2024
- Welfare
In Italia, il fenomeno dei caregiver è una realtà complessa e in continua evoluzione, rappresentata da oltre 7 milioni di persone, per la maggior parte donne, che dedicano il proprio tempo e le proprie energie a supportare familiari anziani, malati o disabili. Il rapporto “Il valore sociale del caregiver”, realizzato dal Cnel in collaborazione con il Censis per la Regione Lazio, getta luce su un mondo spesso invisibile, che svolge un ruolo fondamentale per la tenuta del sistema socio-assistenziale del Paese, ma che opera senza adeguati riconoscimenti e tutele.
La fisionomia dei caregiver italiani
La fotografia tracciata dal rapporto evidenzia una marcata predominanza femminile, con il 58% dei caregiver costituito da donne di età compresa tra i 45 e i 64 anni. Questo dato non sorprende se si considera che l’assistenza familiare, storicamente, è stata un compito svolto principalmente dalle donne, spesso a costo di sacrifici personali e professionali. Tuttavia, si assiste a un progressivo invecchiamento della popolazione dei caregiver: un quinto di essi ha superato i 65 anni, mentre i giovani costituiscono solo il 4% del totale. Un dato che non solo riflette l’invecchiamento generale della popolazione italiana, ma che suggerisce anche una preoccupante mancanza di ricambio generazionale in un ambito dove il bisogno è destinato a crescere.
Per i caregiver, l’equilibrio tra vita professionale e privata è una sfida quotidiana: circa la metà dei caregiver in Italia lavora, ma il 37% è fuori dal mercato del lavoro, spesso proprio a causa degli impegni di cura che impediscono di mantenere un impiego stabile. Le difficoltà di conciliazione tra attività di cura e lavoro sono una realtà concreta per il 38% delle donne e il 34% degli uomini, e il tasso di occupazione tra le donne caregiver è di ben quattro punti percentuali inferiore rispetto a quello delle donne senza responsabilità di cura. Questi numeri riflettono una disparità di genere che si accentua ulteriormente quando il carico di cura aumenta: il 58,4% delle richieste di congedo straordinario proviene da donne e, quando il congedo deve essere prorogato, la percentuale sale al 78%.
Il rischio di impoverimento e di esclusione sociale
Essere caregiver in Italia significa spesso affrontare non solo un impegno fisico ed emotivo considerevole, ma anche il rischio di impoverimento economico. Il 20% dei percettori di reddito di cittadinanza, infatti, vive in nuclei familiari con disabili, e circa il 50% di questi nuclei ha un Isee inferiore a 9.000 euro. Questa realtà è evidente in particolare nella Regione Lazio, dove nel 2022 i permessi retribuiti ai sensi della legge 104/1992 sono stati richiesti da circa 95.000 lavoratori, quasi tutti con contratti a tempo indeterminato. Tuttavia, i permessi e i congedi spesso non bastano a compensare l’impatto economico del caregiving, e molti caregiver si trovano a dover scegliere tra il sostegno ai propri familiari e la sicurezza finanziaria.
Il rapporto mette in evidenza come la disabilità sia correlata a una condizione di forte precarietà economica per molte famiglie. Oltre il 53% delle dichiarazioni Isee di nuclei con disabili nella Regione Lazio ha un valore inferiore a 9.000 euro. L’assistenza ai disabili gravissimi, che richiede un’intensità di cura molto elevata, è un fattore di rischio per la povertà, e al contempo di forte stress fisico e psicologico per chi la fornisce. Per quanto riguarda le modalità di sostegno preferite, emerge una forte preferenza per il contributo diretto al caregiver, scelto nel 90,6% dei casi. L’assegno di cura e l’assistenza diretta costituiscono invece solo il 7,7% delle scelte, indicando un orientamento verso un’assistenza familiare più personalizzata e basata sulle necessità specifiche del nucleo familiare.
L’urgenza di riconoscere il valore sociale dei caregiver
Renato Brunetta, presidente del Cnel, ha sottolineato l’importanza del rapporto, che permette di mettere in luce le difficoltà affrontate dai caregiver e l’urgenza di dare voce alle loro esigenze. L’auspicio è che il rapporto diventi il punto di partenza per una regolamentazione legislativa che riconosca e valorizzi il ruolo del caregiver. Il supporto della Regione Lazio, che ha commissionato lo studio, rappresenta un passo importante verso una consapevolezza istituzionale del valore sociale di queste figure.
L’iniziativa della Regione Lazio rappresenta anche un riconoscimento della funzione consultiva del Cnel in ambito sociale e di welfare, e dimostra la volontà di favorire politiche sociali più inclusive e attente alle reali necessità dei cittadini. Tuttavia, una regolamentazione di ampio respiro a livello nazionale è essenziale per garantire che i diritti dei caregiver siano riconosciuti e protetti in tutta Italia. Gli esperti del Cnel e del Censis, infatti, sono concordi nel ritenere che solo attraverso una conoscenza approfondita dei bisogni e delle aspettative dei caregiver si possa dar vita a una normativa che risponda in modo efficace a un fenomeno di tale rilevanza sociale.
Il rapporto del Cnel e del Censis è solo un primo passo verso una maggiore comprensione del fenomeno del caregiving in Italia. Occorre ora trasformare questi dati e analisi in politiche concrete che possano dare supporto e dignità a chi, ogni giorno, si fa carico del benessere dei propri familiari più vulnerabili. Un percorso che passa attraverso l’istituzione di misure di sostegno economico più consistenti, incentivi per favorire la conciliazione tra lavoro e cura e un sistema di welfare che sappia realmente rispondere alle sfide del presente.
Tra le proposte in discussione, vi sono l’ampliamento dei congedi retribuiti, un riconoscimento pensionistico per le ore dedicate all’assistenza, e incentivi per le aziende che facilitano il reinserimento lavorativo dei caregiver. Inoltre, in alcuni Paesi europei, come la Francia e la Germania, si stanno sperimentando modelli innovativi di supporto ai caregiver, attraverso la creazione di reti di assistenza territoriale e di centri di sollievo, dove i caregiver possono lasciare temporaneamente i propri familiari per prendersi cura di sé stessi e delle proprie esigenze. Tali modelli potrebbero ispirare anche l’Italia nel promuovere soluzioni che, oltre al sostegno economico, offrano un vero supporto psicologico ed emotivo ai caregiver.
Il futuro dei caregiver in Italia è quindi legato a doppio filo alla capacità delle istituzioni di riconoscere il loro ruolo e il loro valore.
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