Procedura Rita, andare “in pensione” (fino a) dieci anni prima
- 11/11/2024
- Welfare
In Italia esiste la Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita), uno strumento che offre ai lavoratori iscritti a un fondo pensione complementare la possibilità di anticipare il pensionamento fino a dieci anni prima dell’età ordinaria di vecchiaia, cioè a partire dai 57 anni. A causa della crisi demografica, l’Italia sta gradualmente disincentivando il pensionamento anticipato. In effetti, come vedremo, questa procedura non incide sulle casse dell’Inps.
La Rita non è una vera e propria pensione, ma una forma di “accompagnamento” autofinanziata che permette di ricevere una rendita temporanea fino al raggiungimento dei requisiti anagrafici per la pensione. La Rendita integrativa temporanea anticipata è accessibile solo a chi, nel corso della sua carriera, abbia attivato una pensione integrativa.
Come funziona la Rita?
La rendita mensile viene erogata attingendo ai contributi versati nel fondo pensione complementare, colmando così il vuoto economico tra l’uscita dal lavoro e l’età pensionabile. L’ammontare della rendita dipende dal montante contributivo accumulato, ovvero dalla quantità di denaro presente nel fondo al momento della richiesta.
Il meccanismo ricorda quello dell’Ape Sociale o dell’isopensione, ma con una differenza fondamentale: essendo basata sui fondi complementari, la Rita non grava direttamente sulle casse dell’Inps, il che la rende un’opzione indifferente per il sistema previdenziale del Paese.
Requisiti per l’accesso alla Rita
Per accedere alla Rita è necessario:
- Età e distanza dalla pensione ordinaria: i richiedenti devono avere un’età minima di 57 anni e devono essere quindi a massimo dieci anni dal raggiungimento dell’età pensionabile standard (67 anni);
- Partecipazione al fondo pensione: è richiesto almeno un periodo di cinque anni di contribuzione a una forma di previdenza complementare;
- Situazione lavorativa: è possibile accedere alla Rita sia per chi ha perso il lavoro e non riesce a ricollocarsi da almeno due anni, sia per chi continua a lavorare ma desidera anticipare il pensionamento.
Questi criteri rendono la Rita una misura esclusiva per chi ha pianificato un percorso di pensione complementare e intende ritirarsi dal lavoro prima dei 67 anni senza aspettare i tempi dell’Inps.
Il peso delle pensioni anticipate sul welfare italiano
L’Italia registra un altissimo numero di pensionamenti anticipati, che pesano sul sistema previdenziale, già gravemente appesantito dalla crisi demografica del Paese.
Le misure come Quota 100, Ape Sociale, Opzione Donna sono state create per rispondere alla domanda di maggiore flessibilità, soprattutto per coloro che si trovano in difficoltà a rimanere nel mercato del lavoro fino all’età pensionabile ordinaria. Tuttavia, l’ampio ricorso a queste forme di pensione anticipata genera un effetto a cascata sulle finanze pubbliche: le casse dello Stato si trovano infatti a sostenere pensioni per periodi di tempo sempre più prolungati, aumentando il peso del sistema pensionistico sull’intero welfare, mentre ci sono sempre meno lavoratori. Per questo, come già avvenuto per il 2024, anche la Manovra 2025 disincentiva l’uscita anticipata dal lavoro.
La procedura Rita evita conseguenze sulle casse pubbliche, ma quanti riescono a permettersi o decidono di aprire una pensione integrativa?
Uno dei punti centrali del dibattito è il numero elevato di pensionamenti anticipati rispetto all’età legale di 67 anni, la più alta in Europa insieme a quella della Grecia. Il recente rapporto annuale dell’Inps ha lanciato un allarme: le pensioni anticipate assorbono ormai la metà della spesa pensionistica e rischiano di compromettere l’equilibrio finanziario del sistema previdenziale nel medio-lungo periodo.
Nel 2023, l’Istituto di previdenza ha chiesto oltre 10 miliardi di euro di fondi pubblici per pagare gli assegni, e la cifra è destinata ad aumentare nei prossimi anni. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha più volte sottolineato che la combinazione tra il declino demografico e il numero elevato di pensioni anticipate rende urgente una revisione delle politiche previdenziali.
Tutti gli elementi tratti in questo articolo riguardano la Manovra 2025, in attesa di una agognata riforma delle pensioni.
Le generazioni più giovani, soprattutto coloro che si sono affacciati recentemente nel mercato del lavoro, rischiano di subire le conseguenze di questo modello. Chi oggi entra nel mondo del lavoro potrebbe trovarsi a dover lavorare fino a 70 anni o più, sia per via dell’aspettativa di vita più lunga sia per la necessità di equilibrare un sistema previdenziale gravato da anni di pensionamenti anticipati. Inoltre, i giovani lavoratori sono sempre più spesso impiegati in lavori precari e discontinui, con contributi previdenziali frammentati e insufficienti per garantire una pensione adeguata.
In questo contesto, la Rita può essere vista come un tentativo di alleggerire il peso sulle pensioni pubbliche, ma il suo successo dipenderà dall’adesione dei lavoratori a fondi pensione complementari e da un cambiamento culturale verso la pianificazione previdenziale individuale. Il che passa anche dalla formazione, dove si evidenzia qualche interessante iniziativa locale.
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