8 marzo, “Sei una donna cazzuta”, “Hai il ciclo?” e le altre frasi discriminatorie usate tutti i giorni
- 07/03/2025
- Festa della donna, cos’è oggi l’8 marzo
Negli ultimi anni si sente spesso dire che il linguaggio non è solo un mezzo di comunicazione, ma un potente strumento che riflette e perpetua valori, pregiudizi e gerarchie sociali. In occasione dell’8 marzo questa riflessione dimostra come vengono (ancora) viste le donne nella società attuale, nonostante i progressi degli ultimi decenni: anche quando parliamo in modo spontaneo, le parole che scegliamo possono veicolare discriminazioni di genere profondamente radicate nella cultura.
La Giornata Internazionale della Donna, o Festa della Donna, è l’occasione per riflettere su come il linguaggio quotidiano possa contribuire a mantenere vivi gli stereotipi di genere e le disuguaglianze, spesso in modo talmente sottile da passare inosservato. Questo articolo raggruppa alcune delle frasi più o meno direttamente offensive nei confronti delle donne ancora in uso dentro e fuori dall’Italia.
Espressioni discriminatorie nella lingua italiana
Frasi che “elogiano” le donne attribuendo loro qualità maschili
- “È una donna cazzuta”
Questa espressione, apparentemente positiva, sottintende che la determinazione e la forza siano qualità tipicamente maschili. La donna viene elogiata proprio perché si discosta dal presunto stereotipo femminile della debolezza o passività; - “Quella donna ha gli attributi” (spesso nella sua versione più colorita)
Associa il coraggio e la determinazione agli organi genitali maschili, suggerendo implicitamente che queste qualità non siano naturalmente femminili. Una donna coraggiosa viene quindi paragonata a un uomo, come se il coraggio fosse una caratteristica esclusivamente maschile; - “Ragiona come un uomo”
Suggerisce che il pensiero logico e razionale sia prerogativa maschile, mentre le donne sarebbero naturalmente più emotive e meno razionali; - “Ha una stretta di mano da uomo”
Suggerisce che una stretta di mano ferma e decisa sia una qualità maschile, mentre le donne avrebbero naturalmente una stretta di mano più debole, associando implicitamente la fermezza fisica alla mascolinità; - “È una donna, ma sa quello che fa”
L’avversativa “ma” crea un’opposizione tra l’essere donna e la competenza, suggerendo che normalmente le due caratteristiche non coesistono; - “È lei che porta i pantaloni in casa”
Associa la forza e il ruolo di responsabilità ad un abbigliamento tipicamente maschile.
Frasi che sminuiscono le donne o le riducono a stereotipi
- “Come sei nervosa, hai il ciclo?”
Spesso associata all’aggettivo “isterica” che ha radici storiche legate specificamente alle donne (deriva dal greco “hystera”, utero) e viene usato per sminuire le emozioni femminili come irrazionali o eccessive;
- “Dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna”
Una frase che dimostra come la donna sia considerata in un ruolo di subalternità (dietro) rispetto all’uomo (“dietro” e non “accanto”); - “Tipica reazione da donna”
Utilizzato per indicare reazioni emotive o eccessive, rafforza lo stereotipo della donna irrazionale guidata dalle emozioni anziché dalla logica; - “Fa i capricci come una femminuccia”
Associa la debolezza e l’eccessiva sensibilità al femminile, usandole come insulto sia per le donne che per gli uomini; - “Donna al volante, pericolo costante”
Perpetua lo stereotipo della donna incapace di svolgere compiti tecnici o che richiedono abilità spaziali; - “Chiacchiera come una comare”
Rafforza lo stereotipo delle donne come eccessivamente loquaci e pettegole, usando un termine specificamente femminile (“comare”) in modo dispregiativo; - “Ha la sindrome della crocerossina”
Patologizza la tendenza ad aiutare o prendersi cura degli altri, tradizionalmente associata alle donne, presentandola come un comportamento problematico o irrazionale; - “Piange come una femminuccia”
Associa l’espressione delle emozioni, in particolare attraverso il pianto, alla debolezza femminile, rafforzando l’idea che gli uomini non dovrebbero mostrare vulnerabilità; - “Si veste così per attirare l’attenzione”
Assume che le scelte di abbigliamento femminili siano fatte principalmente per compiacere o provocare gli uomini, un ragionamento che, nei casi più gravi, viene utilizzato per giustificare le violenze degli uomini; - “Dirige l’azienda come una mamma”
Anche quando apparentemente positiva, questa espressione riduce la leadership femminile a un’estensione del ruolo materno, anziché riconoscerla come competenza professionale. Una dualità che fa il paio con la difficoltà delle donne di essere madri senza compromettere la propria carriera; - “È arrivata dove è arrivata perché è bella”
Sminuisce i successi professionali femminili attribuendoli all’aspetto fisico anziché alle competenze o al talento.
Espressioni legate ai ruoli familiari e sociali
- “Chi è l’uomo di casa?”
Presuppone che debba esserci una figura maschile a capo della famiglia, anche quando non è presente, perpetuando il modello patriarcale; - “Aiuta sua moglie con le faccende domestiche”
Suggerisce che la responsabilità primaria della casa sia della donna, e che l’uomo stia semplicemente “aiutando”, non condividendo equamente i compiti domestici. Anche in questo caso, il linguaggio rispecchia quanto avviene nelle case degli italiani (e non solo), dove la cura della famiglia ricade principalmente sulle spalle delle donne. Negli ultimi anni si sono registrati dei timidi miglioramenti anche perché gli uomini chiedono a istituzioni e aziende di poter fare la loro parte, a partire da un congedo di paternità più lungo degli attuali dieci giorni. Il gap resta comunque ampio; - “È un mammo”
Situazione analoga a quella precedente. Si usa un termine specifico per indicare un padre che si occupa attivamente dei figli, come se fosse un’eccezione e non la normalità, mentre non esiste un termine equivalente per le madri che si prendono cura dei figli (semplicemente “madri”); - “È una casalinga frustrata”
Stigmatizza le donne che scelgono di dedicarsi alla famiglia e alla casa, presupponendo che questa scelta porti necessariamente a frustrazione e insoddisfazione; - “Lascia che gli uomini parlino di affari”
Esclude le donne dalle conversazioni professionali o importanti, relegandole a temi considerati meno seri o rilevanti. Ancora una volta il linguaggio fa il paio con la realtà: la responsabilità finanziaria e le scelte di natura economica sono per lo più gestite dagli uomini della famiglia;
Il doppio standard nella percezione della sessualità
Un ambito in cui la discriminazione linguistica è particolarmente evidente riguarda la sessualità e i comportamenti relazionali:
- Uomo con molte partner = “Dongiovanni”, “playboy”, “stallone”
Donna con molti partner = “poco di buono”, “donna facile”, e altre parole che non scriveremo per decoroQuesto doppio standard giudica negativamente nelle donne lo stesso comportamento che viene celebrato negli uomini. Gli uomini vengono esaltati per la loro attività sessuale, mentre le donne vengono stigmatizzate e moralmente condannate.
- Uomo single maturo = “scapolo d’oro”
Donna single matura = “zitella”
Se un uomo rimane single in età avanzata viene spesso visto come una scelta di libertà, mentre per una donna la stessa condizione viene percepita come un fallimento personale o un’incapacità di attrarre un partner;
- Uomo che cura il proprio aspetto = “elegante”, “curato”
Donna che cura molto il proprio aspetto = “vanitosa”, “superficiale”
La cura dell’aspetto fisico viene considerata naturale nelle donne, al punto da essere criticata se eccessiva, mentre negli uomini viene vista come un segno positivo di attenzione ai dettagli; - Uomo che esprime opinioni forti = “assertivo”, “deciso”
Donna che esprime opinioni forti = “aggressiva”, “isterica”, o nella accezione ‘positiva’ “cazzuta”
Lo stesso comportamento assertivo viene interpretato positivamente negli uomini e negativamente nelle donne. Se si vuole esaltare la risolutezza della donna, spesso si fa riferimento alla biologia maschile; - Uomo ambizioso = “determinato”, “di successo”
Donna ambiziosa = “arrivista”, “troppo concentrata sulla carriera”
L’ambizione professionale viene celebrata negli uomini, mentre nelle donne viene spesso vista come un difetto o come qualcosa che le allontana dai loro presunti doveri familiari; - Uomo che dedica tempo al lavoro = “dedito alla carriera”
Donna che dedica tempo al lavoro = “trascura la famiglia”
Analogamente all’esempio visto prima, l’impegno professionale viene valutato diversamente in base al genere, presumendo che per le donne la priorità dovrebbe essere sempre la famiglia; - Uomo che beve = “uno che regge l’alcol”
Donna che beve = “poco seria”, “di facili costumi”
Lo stesso comportamento sociale viene giudicato con standard completamente diversi in base al genere. - Uomo che ha avuto relazioni brevi = “non ha ancora trovato quella giusta”
Donna che ha avuto relazioni brevi = “non riesce a tenersi un uomo”
Le esperienze relazionali vengono interpretate in modo radicalmente diverso, suggerendo che la responsabilità del successo di una relazione ricada principalmente sulla donna; - Uomo sopra i 40 = “nel fiore degli anni”
Donna sopra i 40 = “ormai è andata”
L’invecchiamento viene valutato con standard completamente diversi, glorificando la maturità maschile e svalutando quella femminile;
Le frasi discriminatorie nelle altre lingue
L’Italia è uno dei Paesi europei più indietro sul fronte dell’uguaglianza di genere (qui i risultati del Gender Gap Report 2024), ma non è l’unico ad avere la discriminazione insita nel proprio linguaggio.
In inglese
- “She’s bossy” vs “He’s a leader”
In inglese, “bossy” (prepotente) viene usato principalmente per le donne assertive, mentre gli uomini con le stesse caratteristiche vengono definiti “leader”. Questa differenziazione linguistica scoraggia la leadership femminile fin dall’infanzia; - “She wears the pants in the family”
(È lei che porta i pantaloni in famiglia, espressione utilizzata anche in italiano)
Implica che l’autorità e il potere decisionale siano normalmente prerogative maschili, e che una donna che assume questo ruolo stia usurpando la posizione “naturale” dell’uomo; - “Man up”
(Comportati da uomo)
Usato per incoraggiare qualcuno a essere forte e coraggioso, implica che queste qualità siano intrinsecamente maschili e che la sensibilità sia una debolezza femminile; - “You throw like a girl”
(Lanci come una ragazza)
Usato come insulto per indicare scarsa forza o abilità, suggerisce che le ragazze siano naturalmente meno capaci in attività fisiche; - “Working mother” vs simply “father”
(Madre lavoratrice vs semplicemente padre)
In inglese si specifica spesso “working mother” come categoria a parte, mentre per gli uomini si dà per scontato che lavorino, senza bisogno di specificarlo; - Uomo sessualmente attivo = “stud”, “player”
Donna sessualmente attiva = “slut”, “whore”, “easy”
Come in italiano, anche in inglese esiste un forte doppio standard che celebra la promiscuità maschile mentre condanna quella femminile;
- Uomo single = “bachelor”
Donna single = “spinster”, “old maid”
“Bachelor” ha connotazioni positive di libertà e scelta, mentre “spinster” e “old maid” portano connotazioni negative di solitudine e rifiuto;
- “He’s ambitious” vs “She’s power-hungry”
(“Lui è ambizioso” vs “Lei è avida di potere”)
L’ambizione viene vista come qualità positiva negli uomini e come difetto nelle donne.
Espressioni discriminatorie in francese
- “Elle a des couilles”
(Ha gli attributi)
Come in italiano, associa il coraggio agli attributi maschili; - “Une fille manquée”
(Un maschiaccio, letteralmente “una ragazza mancata”)
Descrive una ragazza che mostra interessi o comportamenti considerati tipicamente maschili, suggerendo che si tratti di una deviazione dalla “normale” femminilità; - Femme de carrière” vs “Homme”
(Donna in carriera vs semplicemente Uomo)
Come in inglese, anche in francese si specifica “donna in carriera” come eccezione, mentre per gli uomini la carriera è la norma implicita.
In spagnolo
- “Mujer de la calle” vs “Hombre de la calle”
(Donna di strada vs Uomo di strada)
In spagnolo, “mujer de la calle” ha connotazioni negative legate alla prostituzione, mentre “hombre de la calle” indica semplicemente una persona comune; - “Llevar los pantalones”
(Portare i pantaloni)
Come in italiano e inglese, associa l’autorità all’abbigliamento maschile; - “Zorra”
(Volpe)
In spagnolo, il termine “zorra” (volpe femmina) è un insulto sessista, mentre “zorro” (volpe maschio) ha connotazioni positive di astuzia.
Negli ultimi anni si sta provando a scardinare queste espressioni, che oltre ad essere uno specchio “passivo” della cultura, hanno il loro ruolo nell’amplificare o nel diminuire le discriminazioni di genere.