Una donna su 4 non va dal ginecologo da oltre 3 anni
- 02/05/2024
- Welfare
Negli ultimi anni, l’analisi del sistema sanitario italiano ha suscitato un dibattito intenso, alimentato da ricerche e sondaggi che rivelano una serie di criticità e speranze da parte dei cittadini. Due indagini, una condotta da Ipsos in collaborazione con la Fimmg e l’altra dall’Osservatorio Sanità di UniSalute, offrono uno sguardo approfondito sullo stato attuale della sanità nazionale.
Tre su quattro rinunciano alla cura nel SSN
Il sondaggio condotto da Ipsos, in collaborazione con la Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (Fimmg), getta nuova luce sulle opinioni e le esperienze dei cittadini italiani riguardo al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in occasione della Giornata Mondiale della Salute. I risultati rivelano una serie di sfide e speranze che delineano il panorama attuale della sanità pubblica nel nostro Paese.
I dati evidenziano che il 74% dei cittadini ha dovuto rinunciare almeno una volta a una prestazione del SSN a causa dei tempi di attesa e della mancanza di erogazione della prestazione nella propria zona, mentre è accaduto più frequentemente al 65% dei cittadini. Il 57% degli intervistati, invece, ha dovuto rinunciare perché la prestazione non era erogata nella propria zona Questo fenomeno, diffuso in tutto il Paese ma più accentuato nelle regioni del centro-nord e del centro-sud, solleva importanti questioni sull’accessibilità e l’efficienza del sistema sanitario.
L’80% dei cittadini che hanno rinunciato a curarsi nel Ssn ha avuto comunque la possibilità di rivolgersi a un servizio privato per ottenere la prestazione, mentre il 16% ha del tutto rinunciato alle cure, una percentuale che tende a raddoppiare tra le fasce della popolazione più in difficoltà economiche e socialmente più marginali, evidenzia la Fimmg. Nonostante le evidenti lacune, il 64% del campione sostiene che la sanità debba rimanere esclusivamente pubblica, con la metà della popolazione addirittura disposta ad accettare un aumento delle tasse per sostenere il SSN, mentre il 26% accetterebbe un sistema misto pubblico-privato.
Un punto luminoso nel panorama sanitario è rappresentato dalla medicina generale, che si conferma come l’unico vero baluardo del SSN, garantendo un’assistenza di prossimità, gratuita e accessibile a tutte le fasce socio-economiche. Grazie alla medicina generale, i cittadini possono accedere a prestazioni senza liste d’attesa e visite programmate effettuate entro pochi giorni, il che contrasta con quanto accade in altri ambiti specialistici.
Scarsa prevenzione in Italia: liste d’attesa come ostacolo principale
Quattro italiani su 10 farebbero più prevenzione, sottoponendosi a più controlli medici, se i tempi di attesa fossero inferiori. Resta stabile al 41% la percentuale di persone che fa controlli regolari, mentre il 45% si cura solo quando inizia a stare male. Una donna su 4 (25%) non va dal ginecologo da oltre 3 anni e il 30% delle italiane non fa il Pap test. Insomma, si fa ancora poca prevenzione in Italia e tra i fattori che più scoraggiano ci sono proprio le liste d’attesa. Lo indica l’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, che sonda periodicamente, insieme a Nomisma, l’attitudine degli italiani nei confronti dei controlli e delle visite di prevenzione. La a ricerca ha coinvolto un campione rappresentativo di 1.200 persone, tra i 18 e i 75 anni, intervistate nel 2023.
Oltre alle attese, una parte di italiani è frenato da problemi organizzativi: il 22% si controllerebbe di più se ci fosse maggior disponibilità di date e orari. Tra i dati positivi: quasi la totalità del campione (93%) afferma di essersi rivolto al proprio medico di base almeno una volta nel 2023. Negli ultimi 12 mesi, 4 italiani su 5 (80%) hanno anche svolto delle analisi del sangue, con le donne più attente (l’83% le ha effettuate) rispetto agli uomini (77%). Risultano però ancora decisamente trascurate molte visite specialistiche: più di un italiano su 3 (35%), ad esempio, non fa una visita odontoiatrica o un’igiene dentale da oltre 3 anni, e il 44% non ha mai eseguito una visita dermatologica per la valutazione dei nei.
Oltre ai tempi di attesa, in molti casi influiscono anche considerazioni economiche: tra chi non ha effettuato alcun esame di prevenzione da oltre 3 anni, ben il 36% cita come motivazione i costi troppo elevati e il 47% dice che ne effettuerebbe di più se fossero gratuiti. Ma l’indagine evidenzia anche quanto pesi sulle decisioni degli italiani la scarsa cultura della prevenzione: circa 2 su 3 (64%) confessano di evitare le visite, rimandandole in caso di problemi di salute trascurabili (48%) o ammettendo di cercare di farne il meno possibile (16%). Quasi uno su 2 (45%), infine, dichiara di preferire curarsi solo quando comincia a soffrire di un disturbo o di una malattia vera e propria.
Le indagini condotte da Ipsos e UniSalute delineano un quadro complesso della sanità italiana, evidenziando sfide significative come i tempi di attesa prolungati e la scarsa cultura della prevenzione. Tuttavia, emergono anche segnali positivi, come il sostegno diffuso alla sanità pubblica e il ruolo cruciale della medicina generale nell’offrire un’assistenza di prossimità e accessibile.
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