Farmaci e cure, lusso italiano
- 06/12/2023
- Welfare
Le nuove povertà italiane sono sempre più silenziose. Ma a fare rumore sono i dati che sembrano aumentare a dismisura mettendo in evidenza il divario tra le classi sociali. Non riuscire a comprare farmaci e accedere alle cure: questa la condizione di almeno 420mila persone nell’ultimo anno. Perché la povertà, che ha appunto diverse forme, raggiunge anche quella sanitaria. A spiegarlo è l’OPSan – Osservatorio sulla Povertà Sanitaria, organo di ricerca del Banco Farmaceutico.
I dati dell’11esimo Rapporto Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci sono stati presentati il 5 dicembre 2023 in un convegno promosso da Banco Farmaceutico e AIFA. Dal report è emerso che sette residenti su mille si sono trovati in condizioni precarie nell’acquisto di farmaci. Hanno dovuto, cioè, chiedere aiuto a una delle realtà assistenziali tra le 1.892 convenzionate con Banco Farmaceutico, per ricevere gratuitamente farmaci e cure. Il dato preoccupante è che rispetto allo scorso anno, in cui le persone erano 386.253, c’è stato un aumento del 10,6%.
La spesa farmaceutica
La condizione di povertà sanitaria è dovuta al fatto che la spesa farmaceutica delle famiglie aumenta, ma la quota a carico del Servizio Sanitario Nazionale diminuisce. Nel 2022, la spesa farmaceutica totale è stara pari a 22,46 miliardi di euro, 2,3 miliardi in più (+6,5%) rispetto al 2021 (quando la spesa era di 20,09 miliardi). Tuttavia, solo 12,5 miliardi di euro (il 55,9%) sono a carico del Ssn (erano 11,87 nel 2021, pari al 56,3%). Restano 9,9 miliardi (44,1%) pagati dalle famiglie (erano 9,21 nel 2021, pari al 43,7%).
Stiamo parlando di una cifra pari a 704 milioni di euro in più, +7,6% di tasca propria. Questa tendenza va avanti dal 2017: secondo il rapporto, infatti, in sei anni (2017-2022), la spesa farmaceutica a carico delle famiglie è cresciuta di 1,84 miliardi di euro (+22,8%). A sostenere di tasca propria l’aumento sono tutte le famiglie, anche quelle povere, che devono pagare interamente il costo dei farmaci da banco a cui si aggiunge, salvo esenzioni, il costo dei ticket.
Differente sul territorio nazionale
Nel corso dell’ultimo quinquennio, le variazioni più accentuate sono avvenute nelle regioni del Nord ovest, dove il numero più elevato di poveri assistiti è stato raggiunto nel 2021 con 180 mila unità, mentre il più basso nel 2022 è di 134 mila unità.
Le variazioni più ridotte sono avvenute invece al Sud, dove si è registrata una tendenza prevalentemente ascendente, con l’eccezione del 2022. Analogamente contenute sono state le variazioni nel Nord-Est, dove i valori più bassi si sono registrati nel 2020-2021.
Anche al Centro la contrazione degli assistiti si registra nel 2022, ma questa tendenza era già in corso nel 2021, rispetto al biennio 2019-2020, per via della corrispondente contrazione degli enti caritativi convenzionati e della loro minor capacità operativa. Nelle Isole, l’andamento assoluto degli assistiti registra una lieve flessione nel 2020 per poi crescere stabilmente nel triennio 2021-2023, senza subire le battute d’arresto avvenute in altre ripartizioni.
Gli andamenti degli assistiti registrati nel quinquennio dipendono in via principale dalle capacità operative delle strutture caritative. Sono, in altri termini, guidati dall’offerta di aiuto (inevitabilmente parziale e contingentata) piuttosto che dalla domanda.
L’importanza del Terzo settore
Senza il Terzo settore, la tenuta del SSN sarebbe a rischio. Sono ben 12.578 le non profit attive prevalentemente nei servizi sanitari e occupano 103 mila persone. Di queste, ben 5.587 finanziano le proprie attività per lo più da fonti pubbliche. Tenendo conto di questo solo sottoinsieme, il non profit rappresenta almeno un quinto del totale delle strutture sanitarie italiane (oltre 27.000), generando un valore pari a 4,7 miliardi di euro.
Inevitabile sottolineare che la povertà sanitaria va di pari passo con quella di reddito. La percentuale di chi è in cattive o pessime condizioni di salute è più alta tra chi si trova in condizioni economiche precarie rispetto al resto della popolazione. E chi possiede gravi problemi di salute avrà una qualità della vita peggiore di chi, a parità di gravità di condizione, possiede però un reddito medio-alto. Ricordando che il diritto alla salute è uno di quei diritti costituzionalmente protetti e quindi, almeno nella teoria, appartenente a tutti, c’è chi questo diritto di fatto non lo possiede e, anzi con gravi patologie rischia di anche vivere conseguenze serie e dannose. A compromettere lo stato di salute di chi è economicamente vulnerabile, contribuisce la rinuncia a effettuare visite specialistiche, che è cinque volte superiore al resto della popolazione.
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