Trentino Alto-Adige: 1.100 euro per la pensione di ogni neonato, prima in Europa
- 19 Settembre 2025
- Welfare
Il Trentino Alto-Adige ci ricorda che problemi straordinari richiedono soluzioni creative. E la crisi demografica è un enorme problema per l’Italia, i cui giovani rischiano di non vedere mai la pensione dopo una vita passata al lavoro con gli stipendi al palo. Le politiche pro natalità non stanno dando gli effetti desiderati, per questo serve trovare nuove strade, prima che l’inverno demografico italiano diventi irreversibile.
Una strategia innovativa arriva dunque dal Trentino Alto-Adige, che investirà 1.100 euro per ogni nuovo nato nel suo territorio. Questa somma sarà la base di partenza per la pensione complementare dei futuri trentini, il seme per un investimento a basso rischio e di lunga durata.
Il Trentino Alto-Adige è la prima regione d’Europa a garantire un contributo economico pubblico per la pensione integrativo dei suoi neonati. L’investimento può rappresentare un modello per i Paesi occidentali (e non solo), che devono trovare una risposta alle culle sempre più vuote e alle pensioni sempre più evanescenti per le nuove generazioni.
Trentino Alto-Adige: sua la prima legge europea sulla previdenza complementare infantile
Il Consiglio regionale del Trentino Alto-Adige ha approvato con 52 voti favorevoli il disegno di legge “Incentivo all’iscrizione a forme di previdenza complementare di nuovi/e nati/e”, la prima normativa italiana nel suo genere. La misura, voluta dall’assessore regionale alla previdenza sociale Carlo Daldoss, prevede un sistema di contributi strutturato su cinque anni.
Il meccanismo prevede:
- l’erogazione di 300 euro alla nascita, versati direttamente nel fondo pensione del bambino;
- l’erogazione di 200 euro annui per i quattro anni successivi;
- il versamento di almeno 100 euro l’anno da parte della famiglia nello stesso fondo. Senza questo versamento privato non si sblocca quello pubblico da 200 euro annui per quattro anni.
L’investimento regionale ammonta a 3,2 milioni di euro per il primo anno, per poi stabilizzarsi attorno ai 2 milioni annui a regime.
Requisiti e copertura territoriale
Per accedere al contributo, il richiedente (ovvero il genitore del neonato) deve risiedere da almeno tre anni in un comune della Regione, mentre il minore deve essere residente alla nascita o acquisire la residenza per effetto di adozione o affidamento. La misura si applica a tutte le famiglie a prescindere dalla situazione economica del nucleo, e include anche i bambini adottati o in affido fino ai 18 anni.
Il provvedimento ha efficacia retroattiva nell’arco di quest’anno solare: beneficiano del contributo anche i minori che al 1° gennaio 2025 non hanno ancora compiuto cinque anni. In Trentino Alto-Adige nascono circa 8.500 bambini all’anno.
Simulazione dell’investimento: quanto valore crea il contributo regionale?
Per comprendere l’impatto reale della misura, è utile simulare la crescita dell’investimento nel tempo. Considerando i 1.100 euro di contributo pubblico più i 400 euro versati dalla famiglia (100 euro per quattro anni), il capitale iniziale di 1.500 euro può crescere significativamente nel lungo periodo.
I fondi pensione hanno registrato rendimenti medi annui composti del 4,4-4,7% nei comparti azionari nell’ultimo decennio. Le linee più bilanciate (a rischio molto basso) hanno prodotto rendimenti tra il 1,9% e il 3%. Utilizzando un rendimento medio prudenziale del 3% annuo, il capitale di 1.500 euro raggiungerebbe:
- Dopo 20 anni: circa 2.700 euro
- Dopo 40 anni: circa 4.900 euro
- Dopo 60 anni: circa 8.900 euro
Questi calcoli non considerano eventuali versamenti aggiuntivi che la famiglia potrebbe decidere di effettuare nel corso degli anni. Con contribuzioni costanti di 500 euro annui, il montante finale potrebbe superare i 60.000 euro.
Gli esempi dagli altri Paesi
Con la crisi demografica che minaccia gran parte dei Paesi sviluppati, alcuni Stati stanno cercando soluzioni sperimentando strumenti finanziari per garantire un futuro migliore ai giovani. Alcuni Stati federati americani hanno lanciato i “baby bonds”, un meccanismo con cui i nuovi nati ricevono un conto fiduciario finanziato da fondi pubblici, a volte con importi più generosi per le famiglie a basso reddito.
Nello Stato del Connecticut, il Baby Bond Program deposita 3.200 dollari per ogni bambino nato sotto copertura Medicaid, fondi che possono essere utilizzati a 18 anni per istruzione, acquisto casa o avvio di un’attività imprenditoriale. Washington D.C. ha istituito un trust fund con 500 dollari per i bambini di famiglie a basso reddito.
Questo nonostante gli Usa siano uno dei Paesi occidentali dove, soprattutto grazie all’immigrazione, la crisi demografica preoccupa meno.
Nel Regno Unito, partnership innovative tra istituzioni private e pubbliche offrono prestiti agevolati agli studenti internazionali fino a 4 milioni di sterline, con tassi d’interesse competitivi per facilitare l’accesso all’istruzione superiore. Singapore invece propone i Singapore Savings Bonds, titoli di stato decennali con rendimenti superiori ai conti di risparmio tradizionali, accessibili con un investimento minimo di 500 dollari singaporiani.
Il contesto demografico italiano: perché investire sui giovani
La misura del Trentino Alto-Adige nasce dalla consapevolezza che il sistema previdenziale italiano attraversa una fase critica. Con il passaggio consolidato al sistema contributivo, le pensioni future saranno sensibilmente inferiori rispetto a quelle attuali. Un dipendente del settore privato che andrà in pensione nel 2040 con 38 anni di contributi otterrà una pensione lorda pari al 58,7% dell’ultimo reddito, contro il 73,6% del 2010.
Intanto, il rapporto tra occupati e pensionati continua a peggiorare: nel 2022 si contavano 1,44 occupati per ogni pensionato, mentre nel 2019 erano 1,46. Per garantire la sostenibilità del sistema, il rapporto dovrebbe essere almeno di 1,5 lavoratori ogni pensionato, ma le previsioni indicano che nel 2050 il rapporto sarà di 1:1 rendendo insostenibile il sistema.
Con questo scenario, “la previdenza complementare non è più un’opzione, ma una necessità” ha ammonito il governatore del Trentino Alto-Adige Arno Kompatscher.
Per approfondire: Perché la pensione integrativa può salvare il nostro futuro
L’iniziativa regionale mira a creare una cultura previdenziale diffusa fin dalla nascita, sfruttando il fattore tempo come alleato per la costruzione di un patrimonio previdenziale.
Ad ora, la partecipazione dei giovani alla previdenza complementare rimane bassa: solo il 19% degli under 35 vi aderisce. Il fondo pensione può fungere da “salvadanaio per il futuro”, con possibilità di riscatto parziale dopo otto anni per l’acquisto della prima casa o per necessità sanitarie. Un passo importante è far capire questi meccanismi alle nuove generazioni, quelle che davvero rischiano di non vedere mai la pensione, portando l’educazione finanziaria a scuola, come è stato fatto nel piccolo comune di Turi, nel Barese.
Per approfondire: Ritorno a scuola, educazione finanziaria sin dalle medie: l’iniziativa del Comune di Turi
L’assessore regionale del Trentino Alto-Adige, Carlo Daldoss, ha inoltre evidenziato: “è difficile chiedere a un giovane di pensare oggi alla pensione che riceverà tra quarant’anni, ma possiamo creare le condizioni affinché questo risparmio inizi da subito”. Il progetto si inserisce nel sistema regionale Pensplan, che ha già sviluppato una cultura previdenziale più diffusa rispetto alla media nazionale.