Riscatto di laurea a 900 euro all’anno invece di 6.000 per gli insegnanti. L’età media in Italia è di 51 anni
- 21/03/2025
- Welfare
Se per molti lavoratori italiani accedere al riscatto di laurea è poco o non conveniente, qualcosa potrebbe cambiare per gli insegnanti. Si parta dalla premessa che la carenza dei docenti è uno degli annosi problemi italiani che pesa sul presente e sul futuro, inficiando sulla formazione delle giovani generazioni. A questa, si aggiungono i fermi al palo che spesso demotivano gli insegnanti, negli ultimi anni sempre più vittime anche di aggressioni da parte di studenti e genitori.
Il corpo docenti italiani continua a invecchiare senza riuscire a rinnovarsi. L’età media di 51 anni è insostenibile per un Paese che fa dell’istruzione un pilastro del suo sistema sociale ed economico.
In questo contesto un disegno di legge depositato nei giorni scorsi al Senato mira a riscrivere le regole del pensionamento nel mondo dell’istruzione per incentivare il pensionamento degli insegnanti. Una misura in controtendenza con quelle più recenti sul pensionamento, dove si cerca di disincentivare l’uscita anticipata dal lavoro, perché particolare è la situazione della scuola italiana.
Aliquota ridotta al 5%
La proposta, che vede come prima firmataria la senatrice Carmela Bucalo, prevede un meccanismo di “riscatto agevolato dei corsi universitari di studio per il personale del comparto istruzione e ricerca” rivoluzionario nei numeri: 900 euro l’anno per ciascun anno da riscattare, con un’aliquota ridotta al 5%. Un crollo vertiginoso rispetto agli attuali costi che, secondo i dati Inps più recenti, superano i 6.000 euro per singolo anno universitario, portando il totale per un tipico percorso quinquennale oltre la soglia dei 30.000 euro.
Non solo insegnanti: la platea dei potenziali beneficiari è di circa 1,2 milioni di lavoratori tra docenti, personale Ata, ricercatori e dipendenti di università, accademie e conservatori, sia a tempo indeterminato che determinato, inclusi coloro che attualmente non sono occupati ma hanno prestato servizio nel settore. Quello degli insegnanti a tempo determinato è un altro grattacapo per l’Italia, che è stata messa in mora dall’Ue per abuso di docenti precari.
Perché non solo gli insegnanti?
Il provvedimento estende il beneficio all’intero ecosistema scolastico, superando la visione tradizionale che privilegiava esclusivamente gli insegnanti. La relazione introduttiva del testo giustifica questa scelta evidenziando come “il titolo relativo all’alta formazione universitaria è diventato requisito essenziale per l’accesso alla professione non solo per il personale appartenente alla categoria dei docenti: basti pensare alle elevate qualificazioni del personale amministrativo”.
Si tratta di un riconoscimento importante della crescente professionalizzazione di tutte le figure che operano nell’ambiente scolastico, in un contesto in cui le competenze richieste si fanno sempre più complesse e specialistiche.
Un precedente illustre e il supporto sindacale
La proposta segue un modello già sperimentato per gli ufficiali delle forze armate, creando un precedente nel panorama del pubblico impiego. L’iniziativa legislativa arriva dopo una massiccia mobilitazione dal basso: una petizione lanciata dal sindacato Anief ha raccolto ben 120.000 firme in pochi mesi, dimostrando quanto il tema sia sentito tra chi lavora nell’istruzione.
Secondo Marcello Pacifico, presidente di Anief, la misura rappresenterebbe una risposta concreta al fenomeno del burnout che affligge una percentuale crescente di insegnanti italiani (e di lavoratori italiani, a rischio burnout in 8 casi su 10).
Con questo meccanismo agevolato, molti potrebbero lasciare il servizio anche a 61 anni, a seconda degli anni riscattati, alleggerendo un sistema che vede l’Italia primeggiare in Europa per l’età media del personale scolastico.
Le implicazioni demografiche di una scuola che invecchia
I dati demografici del corpo docente italiano raccontano una storia preoccupante: con un’età media di 51 anni, gli insegnanti italiani sono tra i più anziani d’Europa. Il 60% ha più di 50 anni, e quasi il 20% supera i 60 anni. Questo scenario ha ripercussioni dirette sulla qualità dell’insegnamento, sull’innovazione didattica (si pensi all’implementazione di strumenti Ai nelle scuole) e sul ricambio generazionale.
L’abbassamento dell’età pensionabile, facilitato dal riscatto agevolato della laurea, potrebbe innescare un doppio beneficio: da un lato permetterebbe a molti insegnanti di evitare il logorio professionale degli ultimi anni di carriera, dall’altro aprirebbe le porte a una nuova generazione di docenti, portatori di metodologie aggiornate e maggiormente in sintonia con le esigenze degli studenti di oggi.
Il costo dell’operazione per le casse dello Stato sarà significativo – la differenza tra i 900 euro annui a carico del lavoratore e il valore effettivo del contributo sarà infatti sostenuta dalla fiscalità generale – ma rappresenterebbe un investimento strategico sul futuro del sistema educativo nazionale.
Resta ora da vedere l’iter parlamentare del provvedimento, che dovrà superare gli scrutini delle commissioni competenti prima di approdare in Aula.