Record di occupati in Italia, ma l’aumento è dato al 92% dai baby boomer
- 10/01/2024
- Welfare
Quando si parla di demografia e lavoro è difficile scovare belle notizie. Per questo, gli ultimi dati pubblicati dall’Istat hanno un’importanza particolare e indicano che c’è ancora speranza per il sistema economico italiano.
Nel mese di novembre 2023, rivela l’istituto nel suo report mensile sull’occupazione, l’Italia ha raggiunto la più alta quota di occupati mai registrata: 23 milioni e 743 mila lavoratori, tra permanenti e a termine. Numeri che portano il tasso di occupazione al 61,8%, in crescita dell’1,3% rispetto al novembre 2022 e il tasso di disoccupazione al 7,5%.
I dati sui contratti a tempo indeterminato sono incoraggianti, ma sul fronte dell’occupazione giovanile non arrivano buone notizie.
Quanti sono i nuovi lavoratori in Italia
Se si guardano gli ultimi 12 mesi, gli occupati sono cresciuti di oltre mezzo milione, (520 mila), registrando una crescita del 2,2%. Ma la nota più positiva da un punto di vista strutturale è che a crescere sono soprattutto i lavoratori con un contratto a tempo indeterminato, mentre scendono i dipendenti a termine (-1,9%). In valore assoluto, i dipendenti permanenti sono cresciuti di 551 mila unità e gli autonomi di 26 mila, mentre il numero dei dipendenti a termine è calato di 57 mila unità.
La tendenza cambia, seppur senza stravolgersi, paragonando i dati di novembre con quelli del mese precedente. Infatti, dopo i cali dei mesi precedenti, nel mese di novembre i dipendenti a termine segnano un +0,5% con 15 mila nuove unità rispetto a ottobre, pari alla metà dei nuovi occupati. Su questo aspetto pesa il maggiore ricorso ai lavoratori stagionali in coincidenza del periodo natalizio. Tra ottobre e novembre calano invece gli autonomi (-0,2%).
Rispetto a ottobre l’Italia conta 30 mila occupati in più (+0,1%), di cui ben 24 mila sono donne che rappresentano l’80% dell’incremento occupazionale mensile. Un numero figlio anche delle politiche di incentivo all’occupazione femminile.
Dati che Confcommercio commenta così “Il 2024 potrebbe essere un altro anno di crescita, seppure non brillante, ma la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è ancora molto lontana dai valori medi europei”.
La vecchia locomotiva
Se quello è sull’occupazione femminile è un dato molto incoraggiante, lo stesso non si può dire dell’aspetto anagrafico. Infatti, dei 520 mila occupati in più registrati a novembre 2023 rispetto a novembre 2022, ben 477 mila sono over 50. In pratica, l’aumento annuale dell’occupazione è stato trainato per il 92% dalla maggiore occupazione dei boomer o baby boomer!
Più che dalle nuove assunzioni, dunque, la crescita dell’occupazione in Italia deriva dalla permanenza al lavoro di una generazione di persone molto numerosa, come quella dei baby boomer che è a sua volta influenza da 2 fattori:
– aumento dell’inattività giovanile: le imprese preferiscono stabilizzare i tanti precari vista la difficoltà di trovare rimpiazzi;
– stretta sulle pensioni anticipate: dalla riforma Fornero (fine 2011) in poi, lasciare anticipatamente il lavoro è diventato sempre più svantaggioso. Questa tendenza sarà rafforzata nel corso del nuovo anno per effetto della Manovra 2024 che ha reso ancora più svantaggiosa la pensione anticipata.
Lavoro e giovani sempre più lontani
Il contraltare, sempre certificato dall’Istat, è che gli inattivi sotto i 35 anni, nel mese di novembre, sono cresciuti di 61 mila unità, portando il tasso di inattività al 33,1% con una discreta percentuale di giovani madri.
Dunque, l’occupazione tra gli over 50, ma si arena nei giovani, come riportano i dati Istat sull’evoluzione annuale:
– solo 19 mila occupati in più tra gli under 24;
– 71 mila nella fascia 25-34 anni;
– addirittura in calo nella fascia 35-49 anni, che registra un -47 mila unità lavorative.
Di fronte a questi dati, l’entusiasmo per il record di occupati in Italia viene ridimensionato. Come ridimensionate, laddove non azzerate del tutto, sono le prospettive degli italiani sul futuro come dimostra il fatto che un terzo della popolazione attiva in Italia non ha né cerca un lavoro. La media Ue è al 25,5%. In Germania è del 20%, in Francia e Spagna al 26%.
Conclusioni
Presi in termini assoluti, i dati Istat sull’occupazione a novembre 2023 sono incoraggianti, “il riflesso delle politiche del lavoro introdotte in questo primo anno di governo”, commenta la ministra del Lavoro Marina Calderone.
Se si considera l’anzianità occupazionale, le preoccupazioni per il futuro sono diverse:
– difficile rimpiazzo degli over 50 quando questi andranno in pensione;
– impatto sulla produttività dell’economia italiana, già la più bassa in Europa;
– scarse prospettive per la natalità, con i giovani sempre meno protagonisti del lavoro in Italia.
L’invecchiamento della popolazione si riflette inevitabilmente sul mondo del lavoro, rischiando di ingigantire un effetto domino molto pericoloso per le prospettive demografiche del paese.
Infatti, la denatalità modifica anche la struttura sociale italiana, generando un forte aumento delle famiglie senza figli o mononucleari. Entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà. Nel 2022 il 30,52% degli ultra 65enni viveva da solo, il 42,1% in coppia senza figli e il 12,8% con i propri figli.
Tra 20 anni 1 anziano su 3 vivrà da solo, con una serie di problematiche relative non solo alla solitudine ma anche all’autosufficienza e già oggi il 33% e oltre di soggetti senza figli e parenti sta ripensando come investire e progettare il futuro in termini di risparmio, assicurazioni, consumi, stili di vita, abitazione.
Diventa quindi sempre più urgente pensare a come valorizzare la silver ecomomy, dato che la ricchezza, sia mobiliare che immobiliare, detenuta dagli anziani italiani è consistente. I dati della Banca d’Italia riportano che al 2020 le famiglie con capofamiglia di età compresa tra i 51 e i 65 anni dispongono di una ricchezza pari a 263.573 euro e quelle con capofamiglia over 65 pari a 215.691 euro, i valori più alti tra le fasce d’età considerate.
I Silver dispongono di un reddito più elevato rispetto alle altre fasce d’età, reddito che si è anche mantenuto stabile negli anni della crisi economica. Quanto ai consumi, gli anziani hanno esigenze specifiche: si tratta soprattutto di vivere il più a lungo possibile e di invecchiare attivamente, quindi le loro spese andranno prevalentemente in questa direzione.
In un Italia sempre più anziana, anche di questo la politica dovrà occuparsi, per far sì che l’invecchiamento della popolazione non sia solo un grattacapo per il welfare, ma apra a prospettive economiche finora inesplorate.
Dall’altra parte, il dato dei -41 mila occupati nella fascia 35-49 anni indica che bisogna aumentare gli incentivi e gli sgravi per quella fascia di età che è ancora in grado di dare qualcosa alla demografia italiana. Occorre insistere in questa direzione per arrestare un declino che non è ancora ineluttabile.
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