Nuova terapia contro la displasia broncopolmonare, a Padova parte la sperimentazione su prematuri
- 11/01/2024
- Giovani
Nuovi orizzonti contro la displasia broncopolmonare, una malattia cronica che colpisce quasi la metà (45%) dei neonati prematuri sotto i 1500 grammi e che richiede ossigenoterapia per settimane o mesi. Con conseguenze che possono persistere fino all’età adulta. Se pensiamo che il 7% dei nuovi nati, ovvero oltre 30mila bambini, è prematuro, è evidente che il problema non è irrilevante. Attualmente non ci sono cure efficaci per questa patologia, ma la ricerca procede.
Novità arrivano infatti da una collaborazione fra l’università di Padova, l’Azienda ospedale e l’Istituto di ricerca pediatrica (Irp) Città della Speranza, che hanno messo a punto una nuova terapia. Il trattamento si basa sull’uso delle vescicole extracellulari, un prodotto naturale isolato da cellule del cordone ombelicale, e lo scorso luglio ha avuto l’ok alla sperimentazione clinica da parte dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) e successivamente quelli del Comitato etico nazionale e dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).
Parte il trial clinico all’ospedale di Padova
Parte così il trial clinico internazionale nella Terapia intensiva neonatale (Tin) dell’Azienda ospedale-università di Padova, centro hub del Triveneto per la prematurità, che coinvolgerà 4 neonatologie italiane (Firenze, Genova, Milano e Modena) e 2 in Belgio su neonati di peso inferiore a 1500 grammi.
La sperimentazione prevede l’uso di microvescicole che, spiega il direttore del Dipartimento di Salute della donna e del bambino di Padova e direttore scientifico dell’Irp Città della Speranza Eugenio Baraldi, “grazie al loro contenuto di numerosi mediatori presentano attività antinfiammatoria e pro-rigenerativa dei polmoni immaturi, rappresentando un approccio estremamente innovativo per la prevenzione e la cura della displasia broncopolmonare”.
Quello che parte sotto la guida di Padova, precisano dall’università, è il primo studio in Europa a ricevere il via libera dell’Ema, ma è anche il primo al mondo ad utilizzare questo prodotto naturale soddisfacendo tutti i requisiti degli enti regolatori. Un risultato reso possibile grazie alla collaborazione con un gruppo farmaceutico belga che ha sviluppato un prodotto compatibile con gli standard farmaceutici sulla base dei brevetti depositati presso l’università di Padova e l’Irp.
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