Lavoro, Papa: “I papà non hanno tempo per giocare con figli”
- 20/11/2024
- Welfare
“Il lavoro diventa più stressante. Domando sempre ai genitori giovani, soprattutto ai papà, tu giochi con tuo figlio?‘”. La risposta è: “Ma quando io esco da casa lui dorme e quando torno lui sta dormendo”. L’ha affermato Papa Francesco, in un videomessaggio diffuso in occasione dell’assemblea di Confesercenti negli scorsi giorni. “Il papà è fuori di casa per il lavoro, tutta una giornata, e questo non è giusto. Ma deve lavorare per dare da mangiare alla famiglia e paga la famiglia, sempre per la mancanza del papà”, sottolinea.
“L’importante è lavorare per creare un ambiente sempre più umano”. “Conosco tante imprese che sono brave, che fanno un lavoro di vicinanza a ognuno degli operai. L’operaio, l’impiegato il caposezione, prima di tutto è un uomo o una donna che ha una famiglia. Dobbiamo custodire l’umanità di questo uomo e questa donna”, ha proseguito il Papa. ‘”In alcuni Paesi dell’Oriente c’è un lavoro schiavo, perché c’è una cultura del lavoro” e la persona “non ha tempo per stare in famiglia, hanno perso il senso della famiglia”.
Le parole di Papa Francesco accendono un campanello d’allarme su una situazione che ha raggiunto un grado di percezione maggiore tra le persone, soprattutto tra quelli che il Santo Padre ha definito “i giovani papà”, ma più in generale i neogenitori lavoratori. Il problema è la “conciliazione”, termine con il quale si usa definire il punto d’equilibrio tra vita privata e lavoro, sempre più spostato sull’asse della professione. Ma qualcosa sta cambiando: scopriamo perché.
Lavoro e vita privata: il ruolo del corporate wellbeing
Negli ultimi anni è aumentato l’interesse da parte dei datori di lavoro nei confronti del “corporate wellbeing (o benessere aziendale)” si riferisce all’insieme delle strategie, attività e soluzioni che un’organizzazione mette in atto per promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale dei suoi dipendenti.
Riduzione dello stress e prevenzione del burnout hanno attivato in grandi aziende programmi di benessere che aiutano a gestire vita privata e lavoro, migliorando la salute mentale e fisica dei dipendenti. In molti casi si è registrato un aumento della produttività, con dipendenti più felici e sani che tendono a essere più produttivi e impegnati nel loro lavoro.
Queste strategie hanno attratto nuovi talenti, specialmente tra le generazioni più giovani.
Investire nel corporate wellbeing non solo migliora la qualità della vita dei dipendenti, ma porta anche benefici tangibili all’azienda in termini di produttività e competitività.
Secondo lo studio “Produttività e benessere organizzativo: le imprese di fronte alle nuove sfide del mercato del lavoro” realizzato da The European House – Ambrosetti e Jointly, prima B Corp in Italia nel settore del Corporate Wellbeing, i benefici che questo tipo di pratiche sono in grado di portare alla sostenibilità e alla crescita delle aziende sono soprattutto legati all’incremento dei livelli di engagement e produttività e all’abbattimento dei “costi del non fare”.
In particolare, dalle analisi svolte e approfondendo anche alcune esperienze virtuose a livello settoriale (ad esempio l’industria farmaceutica in Italia, dove ricorso al welfare, parità di genere e tassi di inclusione sono superiori agli altri settori economici), si è rilevato che l’adozione di strategie di corporate wellbeing può portare a un incremento del 20% di produttività rispetto alla media delle aziende che non le adottano, con un valore aggiunto per addetto pari a quasi 60mila euro, a fronte di una media attuale di 50mila euro.
Allo stesso tempo, l’implementazione di strategie per il benessere organizzativo in azienda è in grado di fornire una risposta efficace anche a fenomeni sempre più attuali come il crescente malessere dei lavoratori italiani. Il 46% infatti dichiara di sentirsi molto stressato sul luogo di lavoro, mentre solo il 5% si sente pienamente ingaggiato dalla propria azienda. Più di un dipendente su 3 (36%) dichiara di voler lasciare il proprio lavoro entro un anno. Tra le motivazioni principali di chi lascia, la scarsa attenzione dell’impresa verso la salute mentale – che viene considerata inadeguata dal 98% di chi decide di andarsene – la carenza di flessibilità e il work-life balance, considerati insufficienti da 9 su 10.
Neomamme (e neopapà) a rischio
Quando si parla di genitorialità, inoltre, c’è da evidenziare come siano sempre più spesso le mamme lavoratrici a lasciare il lavoro nei primi tre anni di vita del neonato. Secondo il report Save the Children ‘Le Equilibriste – La maternità in Italia 2024’, una donna su cinque lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio e il 63% delle neomamme ha indicato come causa delle dimissioni la fatica nel tenere insieme l’impiego e il lavoro di cura dei figli, contro il 7,1% dei neopapà.
Se da un lato le donne sono costrette a sacrificare più spesso degli uomini la carriera per la famiglia, dall’altro avviene il contrario. Una proposta dell’Inps di riservare l’indennità maggiorata all’80% ai padri, nelle scorse settimane, aveva proprio lo scopo di ridurre questo squilibrio. La Manovra finanziaria 2024 ha mirato allo stesso obiettivo, cambiando le norme sul congedo parentale. L’indennità del secondo mese è stata portata dal 30% al 60%, che è diventata 80% solo per il 2024.
L’adozione di strategie di corporate wellbeing da parte delle aziende può rappresentare una soluzione efficace. Investire nel benessere dei dipendenti non solo migliora la loro qualità della vita, ma porta anche benefici tangibili in termini di produttività e competitività aziendale. È quindi fondamentale che le imprese continuino a sviluppare e implementare politiche di benessere organizzativo, per creare un ambiente di lavoro più umano e sostenibile, capace di rispondere alle esigenze dei lavoratori e delle loro famiglie.
Ma l’impegno delle aziende non basta. Anche il pubblico ha un ruolo cruciale nel promuovere la conciliazione tra lavoro e vita privata. Politiche pubbliche mirate, come l’estensione dei congedi parentali retribuiti, incentivi fiscali per le aziende che adottano misure di benessere organizzativo e la promozione di orari di lavoro flessibili, possono fare la differenza. Inoltre, investimenti in servizi di supporto alla famiglia, come asili nido accessibili e di qualità, sono essenziali per alleviare il carico sui genitori lavoratori. Un approccio integrato tra pubblico e privato può quindi contribuire a creare un ambiente più favorevole per i lavoratori, migliorando il benessere generale della società.
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